
«Ci stiamo tutti segretatamene stancando del politicamente corretto, quella in cui siamo è una generazione di leccaculo e di fighette. Per questo voto Trump, anche se ha detto un sacco di cose stupide». Era il 2016 quando lessi queste parole di Clint Eastwood, che fino ad allora colpevolmente consideravo solo, si fa per dire, un grandissimo attore e regista: quanto mi sbagliavo. Ho iniziato così a rivalutare la statura anche intellettuale di un conservatore in grado di girare, tra le altre cose, film contro il razzismo senza essere moraleggiante (Gran Torino), di produrre una pellicola in Georgia mentre tutta Hollywood boicottava quello stato a causa delle sue politiche antiabortiste (Richard Jewell) e, in definitiva di prendere di petto l’asfittico galateo liberal. Continua a leggere


