Credevo che il centrosinistra volesse portarci fuori dalla crisi. Peccato che negli Otto punti per un governo di cambiamento proposti da Bersani, prima ancora della ricerca e dell’istruzione, ho trovato norme sulle «unioni civili di coppie omosessuali», e non un accenno, invece, alla prima azienda del Paese, la famiglia fondata sul matrimonio, quella su cui investire dal momento che uomini e donne sposati sono maggiormente al riparo, rispetto agli altri, dalla povertà (Cfr. «Economic Review», 2004; 94:317–321; «Social Problems», 2003; 50:60–86), senza dimenticare che contribuisce a prevenire forme di devianza sociale come tossicodipendenza (Cfr. «Journal of Drug Issues», 2012; 42(4)) e crimine (Cfr. «Criminology», 2006; 44: 465-508). Ovviamente non un accenno, nel programma bersaniano, neppure alla natalità, il più grande guaio del Paese, quello che preoccupa più economisti del calibro di Tyler Cowen, per il quale «se l’Italia facesse più figli, le sue prospettive economiche sarebbero migliori. Invece un Paese con una popolazione in declino alla fine non potrà ripagare i suoi debiti» («Corriere della Sera», 8/5/2012, p. 31). Il solito centrosinistra, insomma. E dire che, per un attimo, ho creduto volesse davvero portarci fuori dalla crisi.
Negli 8 punti di Bersani, 0 alla famiglia
07 giovedì Mar 2013
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Quello che mi fa inorridire soprattutto é il fatto che anche molti cattolici, per di piú adulti,sostengano i matrimoni “alternativi”.Quacuno di loro distribuisce pure la Comunione! Pochi si spendono per un vero reale sostegno alla famiglia naturale che in questo momento é in grave sofferenza.
Concordo…
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