Gli anni passano ma le polemiche, almeno sul versante della bioetica, rimangono le stesse come dimostra per esempio il mai tramontato interesse circa la presunta utilità terapeutica delle cellule staminali embrionali e l’altrettanto presunto oscurantismo cattolico sulla ricerca scientifica. L’ultimo contributo in questo senso arriva dalle pagine di Domenica, l’inserto culturale de Il Sole 24 Ore, che oggi ospita un intervento di Charles Sabine, inviato della Nbc News affetto da corea di Huntington, il quale prende di mira non meglio precisate «associazioni cattoliche» colpevoli – secondo Sabine – di tarpare le ali alle sperenze di molti malati a causa della loro opposizione alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, che, se accolta, «sarebbe disastrosa per il finanziamento delle ricerche» [1].
Ora, posto che a quanti soffrono di una malattia – tanto più se incurabile o rara, come nel caso di Sabine – va la massima vicinanza non solo assistenziale ma anche umana, è il caso, onde evitare confusione, di riepilogare la delicata questione della ricerca sulle cellule staminali embrionale. Ricerca alla quale i cattolici (salvo eccezioni) e anche molti laici si oppongono per una ragione semplice: essa, attraverso il prelievo delle summenzionate cellule, comporta – ed ha purtroppo comportato – la distruzione e dunque l’uccisione di innumerevoli embrioni umani. Di qui la necessità di un limite anche giuridico a questa minacciosa frontiera di ricerca.
Anche perché non occorre essere cattolici o credenti per capire che a partire dalla penetrazione spermatica dell’ovocita si è in presenza di vita umana. Basta infatti leggersi quanto scrive Scott. F. Gilbert, autore di Biologia dello sviluppo, testo che fa indiscutibilmente da riferimento nella materia e il cui settimo capitolo s’apre con le seguenti parole: «La fertilizzazione è il processo mediante il quale due cellule sessuali (i gameti) si fondono insieme per creare un nuovo individuo con un corredo genetico derivato da entrambi i genitori» [2] . Ad analoghe conclusioni sono giunti tantissimi studiosi, da Kalthoff [3] a Yanagimachi [4].
Dunque opporsi alla distruzione di embrioni umani non è un atteggiamento confessionale, bensì rispettoso della tutela della vita umana in quanto tale, a meno che non ci si voglia avventurare in quanto mai azzardate distinzioni tra vita umana, essere umano e persona. Ma su questo aspetto si aprirebbe una discussione che in questa sede preferiamo trascurare. Mentre non trascureremo una ulteriore puntualizzazione sul versante della ricerca sulle staminali embrionali; cellule il cui impiego, abbiamo visto, determina pesantissime implicazioni etiche.
Ma quand’anche eludessimo il confronto con la dimensione morale, non potremmo comunque fare a meno di fare i conti con un fatto: dopo tanti anni di ricerca su questi fronti, non si è scoperta nessuna applicazione terapeutica – nessuna! – che si sia rivelata minimamente utile per curare qualsivoglia malattia. Non solo: l’unico che si dichiarò ad un passo da rivoluzionarie scoperte in tal senso, il veterinario e ricercatore coreano Hwang Woo Suk, è stato condannato per frode dopo essere stato sbugiardato dai suoi stessi collaboratori [5].
Di tutto questo, nel suo intervento, Sabine non parla.
Esattamente come non parla del fatto che non sono le «associazioni cattoliche» bensì gli stessi centri di ricerca – pensiamo, per dirne un paio, ai casi della californiana Geron biopharmecuetical e della Susan G. Komen for the Cure Foundation, la più importante fondazione contro il cancro al seno degli Stati Uniti – ad aver abbandonato le cellule staminali embrionali, ritenute poco utili sul fronte terapeutico. Viceversa, le cellule staminali adulte – il cui impiego non presenta alcun problema etico – sono già utilizzate nel contrasto ad almeno 70 patologie e sembrano promettenti persino nella lotta contro i tumori [6].
Ce n’è dunque abbastanza per sperare che si superi una volta per tutte lo stereotipo dell’oscurantismo cattolico nei confronti di applicazioni terapeutiche che semplicemente non sono mai esistite né sono mai state prossime ad essere realizzate; al contrario di altre – quelle assicurare dalle cellule staminali adulte – che da tempo si sono rivelate un’autentica miniera d’oro per la ricerca e per le speranze di parecchi milioni di malati. I quali hanno tutto il diritto di essere curati e seguiti, ma non di essere (nuovamente) illusi con false promesse.
[1] Sabine C. Il dogma bombarda dignità e speranza. «Domenica» n. 222, 12/8/2012, p. 27; [2] Gilbert S.F., Developmental Biology, VI ed 2000, p. 185; [3] Cfr. Kalthoff K. Analysis of Biological Development, II ed. 2001, p.8; [4] Cfr. Yanagimachi R. Mammalian Fertilization. «The Psycology of Reproduction», II ed. 1995, vol. 1, p.103; [5] Cfr. http://www.campus.rieti.it/jw/news/attualita/1175-cellule-staminali-in-corea-del-sud-hwang-woo-suk-condannato-per-frode.html; [6] Cfr. Pessina A, Bonomi A, Coccè V, Invernici G, Navone S, et al. (2011) Mesenchymal Stromal Cells Primed with Paclitaxel Provide a New Approach for Cancer Therapy. «PLoS ONE» 6(12): e28321. doi:10.1371/journal.pone.0028321.
