
Le donne non possono essere nominate, non più. Sembra un diktat ottocentesco, invece è ciò che accade oggi, nell’Occidente dei «nuovi diritti» e che si ritiene patria «di libertà». A far le spese del nuovo divieto, ormai qualche tempo fa, era stata la parlamentare norvegese Jenny Klinge, la quale aveva osato affermare che solo le donne possono partorire» prima di essere denunciata per misgendering, crimine d’odio.
Poi, nell’autunno dello scorso anno, era stato il turno della rivista scientifica The Lancet che, in prima pagina, pur di non nominarle aveva apostrofato le donne come «corpi con le vagine». Oggi è invece il turno del Pat Walker Health Center dell’Università dell’Arkansas, che ha recentemente annunciato l’intenzione di cambiare nome: da «Women’s Clinic» a «Gyn Clinic». Il sito web fa ancora riferimento alle donne, ma sarà aggiornato.
Il portavoce del centro, John Thomas, ha dichiarato che il cambio di nome «non era necessario di per sé». La scelta è dunque politica, anzi ideologica. Lo sostiene, tra le altre, la femminista Kara Dansky, secondo qui queste cliniche dicono di cambiare nome «per essere più ‘inclusive’», ma nei fatti «ciò che stanno realmente facendo cancellare la realtà materiale del sesso biologico».
Il punto è che – se le donne son solo «corpi con le vagine» – è sbagliato pensare che i reparti di ginecologia abbiano loro come pazienti. Resta però da chiedersi se un tale pensiero abbia a che fare con la realtà oppure altro non sia che un omaggio all’ultima frontiera del politicamente corretto. L’ideologia che fino a ieri esaltava le donne, ma oggi consiglia di non nominarle più, prendendo una piega che fa sembrare moderati i talebani.
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Forse gli inclusivisti ignorano che gynè significa donna, cioè quel tipo di persona che ha vagina, utero, tube, ovaie e che può concepire e partorire. Mah.