
Tanti bei convegni, spot e campagne di sensibilizzazione e poi basta un ordinario atto d’inciviltà per ricordare che la strada verso l’inclusione è ancora lunga. Non si fosse capito, il riferimento è a quanto accaduto ieri alla stazione di Genova Piazza Principe dove, al rientro da una gita in Liguria, un gruppo di 30 persone – composto da 27 ragazzi disabili e da tre accompagnatori – è stato costretto a ripiegare su un pullman messo loro a disposizione da Trenitalia.
Beninteso: la comitiva in questione aveva i posti regolarmente prenotati e, dunque, il pieno diritto di viaggiare comoda su quel treno Regionale 3075 Albenga-Milano. I passeggeri già a bordo del convoglio – turisti, pare – non ne hanno però voluto sapere di alzarsi, costringendo di conseguenza i 30 al mezzo sostitutivo. A nulla sono serviti l’intervento della Polizia Ferroviaria e del personale ferroviario. Ha così vinto, anzi stravinto l’inciviltà, come prova pure il fatto che il treno in questione sia stato vandalizzato.
Prevedibilmente, la politica si è subito messa in coro a denunciare l’«episodio vergognoso», cosa che di certo è. Solo, sorge il dubbio che, per quanto ci si impegni affinché non si ripetano, casi simili accadranno ancora, dato che la mancanza di sensibilità e di umanità è purtroppo una costante della storia. E prima o poi si ripresenta. Tuttavia, quanto accaduto nella stazione genovese un dato eccezionale lo presenta. Perché un imbecille lo si trova sempre, ma una trentina – tutti insieme appassionatamente – sono una rarità. Un treno marci.
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«Giuliano Guzzo accumula una serie impressionante di dati per mostrarci una realtà che ignoriamo. E che dimostra che il Maestro non ha esaurito le carte da giocare» (Rino Cammilleri).
«Un prezioso manuale con corrette interpretazioni su moltissime tematiche. Può senz’altro contribuire a trasformare la “fede liquida” in una “fede forte”» (Unione Cristiani Cattolici Razionali)
«Un libro che mancava e che sfata montagne di pregiudizi sul cristianesimo» (Pro Vita & Famiglia)
Bisogna incominciare a dare nomi a cose e persone. Fatela finita di dire “la politica”! Come qualcosa di astratto.
“I politici”! Sono persone. Con nomi, cognomei, facce e stipendi.
I poliziotti non sono riusciti a sistemare la cosa? Allora diamogli maggiori strumenti e poteri!
Credo non sarebbe male ascoltare l’intervista alla Sig.ra Giulia Bognardi responsabile della Onlus che aveva organizzato quel viaggio.
Al di là della pacatezza del suo intervento, si comprende bene una situazione diversa da quella dipinta dal solito strillare dei media tutti, e dove certamente responsabilità ci sono, ma non esattamente da riversare sul solito “popolino bruto”, ignorante e discriminante, “turisti” che fossero o meno.
Podcast di Radio24
https://www.radio24.ilsole24ore.com/podcast?refresh_ce#
trasmissione di Uno Nessuno 100Milan di oggi 20 Aprile, dal minuto 12:45
Certo il menefreghismo e la insensibilità dei passeggeri e/o di chi – al momento – avrebbe potuto lasciare il posto ai disabili , l’ha fatta da padrone. Ma , in modo più pragmatico e logico, mi viene da dire: se in un servizio è stato prenotato un posto, 30 posti, cento posti per alcune persone (quelle che siano: abili, disabili, brave, cattive, ma in ogni caso PRENOTATE e quindi paganti e giustificate per quella prenotazione) come è possibile che FERROVIE non abbia interdetto quei posti nella maniera più idonea a chi saliva sul mezzo ma prenotato per quei posti NON ERA? Se in un albergo uno prenota una camera, arriva in ritardo e trova la camera occupata da un altro, che succederebbe? Certo, si dirà, un conto è una struttura ricettiva, un conto un convoglio di Trenitalia… Appunto, purtroppo, in Italia almeno, non è la stessa cosa …
A dir la verità, come sottolinea anche la responsabile dell’associazione, la colpa è di Trenitalia e non dei passeggeri che non son voluti scendere, com’era per altro nel loro diritto avendo pagato il biglietto a loro volta;
https://www.lanazione.it/cronaca/disabili-treno-1.7583339
Questo è quello che hanno raccontato i giornali, sempre in gara a chi urla l’articolo più eclatante, ma non è affatto così che sono andate le cose.
https://shevathas.wordpress.com/2022/04/20/indinnniamoci-tutti/
Come affrontare la tragedia e aiutare gli altri ad affrontarla
L’editore di Monaco ha pubblicato il libro intitolato “Ogni terza donna”. La scrittrice, ha dedicato il libro a tutti i bambini stellati e ai loro genitori.
I bambini stellati in Germania vengono chiamati mai nati, quelli che sono morti durante il parto o quelli che sono deceduti poco dopo la loro nascita. Nel suo libro, la scrittrice dà voce alle donne che hanno perso i loro figli non ancora nati, ma non hanno rinunciato a una gravidanza con lieto fine, e anche al uomo che è sopravvissuto al dolore della interruzione della gravidanza della sua dolce meta. Queste storie dimostrano: coloro che hanno vissuto un trauma psicologico così grave dovrebbero assolutamente lavorarci su e non essere lasciati nella solitudine con il problema.
La stessa scrittrice ha affrontato un problema simile ai suoi tempi. – “Mi dispiace signora, ma non sento più il battito cardiaco del feto”, la stessa è rimasta senza parole dopo le fatidiche parole del medico durante uno dei suoi controlli di routine. Come ammette l’autrice del libro, non aveva mai vissuto un tale shock.
Gli specialisti della clinica di medicina riproduttiva del prof. Feskov hanno a che fare con storie simili ogni giorno e sanno quanto sia importante il sostegno per le famiglie che lo attraversano. Sono sempre pronti ad offrire soluzioni per coloro che sognano di diventare genitori.