É ancora presto per dire come sarà l’anno appena iniziato, ma di certo possiamo dire come s’è concluso il 2021: con la morte di monsignor Luigi Negri, arcivescovo emerito di Ferrara, un pastore che lascia un vuoto davvero difficile da colmare. E questo perché chi ci ha lasciati nelle scorse ore è una figura unica nel suo genere, una personalità forte e carismatica, di formazione giussaniana e dal caratterino non semplice anche se, al fondo, profondamente paterno.

Dato che forse solo gli aneddoti posso rendere l’idea di chi sia stato monsignor Negri, condivido volentieri un mio ricordo. Era il 19 maggio 2017 quand’ero stato invitato a Ferrara, precisamente nella stupenda Basilica di Santa Maria in Vado, a presentare il mio libro Cavalieri e principesse. L’invito era giunto da un gruppo di sacerdoti amici, motivo per cui pensavo sarebbe stato uno di loro a moderare l’incontro. Invece ci fu una sorpresa.

«Monsignor Negri ha chiesto di essere presente e di essere lui a presentarti», mi fece pochi minuti prima dell’inizio uno di quei preti. Potete immaginare la mia sorpresa: pur avendo letto molti suoi testi e articoli, non avevo mai incontrato l’arcivescovo di Ferrara né avevo mai avuto alcun contatto con lui. Dirò di più: ignoravo che lui sapesse della mia esistenza, in quanto autore giovane e di provincia. Eppure monsignor Negri si presentò. Ma il bello viene ora.

Appena entrato in Basilica, andai incontro a Sua Eccellenza, presentandomi e ringraziandolo per la sua presenza. Secca la sua risposta: «Sì, d’accordo, ma dopo un po’ io vado, eh? ». Come dire: mi voglio togliere questa seccatura al più presto. Al che rimasi contrariato: com’è possibile che costui chieda di essere presente ad un evento dal quale, però, vuole andarsene? Mi pareva una contraddizione. Invece era semplicemente monsignor Negri, il quale mi riservò una ulteriore sorpresa.

Sì, perché quando prese il microfono per presentare me e il libro, spese parole generosissime; forse troppo. Ma, soprattutto, rimasi di sasso per una cosa, che mi era parsa subito chiara dai suoi riferimenti a Cavalieri e principesse: aveva realmente letto il mio libro, non parlava tanto per come fanno in tanti in simili occasioni. Così, ebbi la prova provata del fatto che quel pastore – all’apparenza sopra le righe e burbero – era in realtà qualcuno dal cuore grande. Solo, bisognava conoscerlo.  

In un’intervista rilasciata a Stefano Lorenzetto nel novembre 2015, monsignor Negri diede un’efficace definizione della Chiesa, che andrebbe meditata – «è una spina nel fianco, un’anomalia, una contraddizione agli stili di vita correnti» -, e si accomiatò così: «Ogni mattina, appena sveglio, prego così: Signore, non farmi combinare troppe cavolate. In quel momento mi compare nella testa don Giussani, che mi ha insegnato la baldanza della fede». È bello, ora, pensarli di nuovo assieme.

 

Giuliano Guzzo

>> Iscriviti al mio Canale Telegram >>