
Due cose mi colpiscono di come, in queste ore, vien raccontato l’assassinio del deputato conservatore David Amess, avvenuto ieri mentre si trovava ad un incontro con i suoi elettori in una chiesa metodista di Leigh-on-Sea, in Essex, nel sud-est dell’Inghilterra. La prima è la qualifica di «ultracattolico», data alla vittima. L’ho ascoltata nel corso di un telegiornale pochi minuti fa, ripetuta più volte, e mi son chiesto: ma che significa? Che Amess, uno da decenni nelle istituzioni, fosse una sorta invasato? Che se la sia un po’ cercata? Dire cattolico e basta, insomma, non bastava? Mistero.
La seconda curiosità è il «potenziale» terrorismo islamista, di cui si parla con riferimento al killer, un cittadino inglese di 25 anni, di origine somala e religione musulmana. In questo caso, i media non c’entrano: è la stessa polizia a riferire, nel suo comunicato, di «a potential motivation linked to Islamist extremism». Ciò però non elimina un dubbio: dire terrorismo islamico e basta? Pareva brutto? Vogliamo forse negare che esita questo cancro planetario? Come mai tanta delicatezza lessicale? Sarebbe interessante capirlo, dato che per altre situazioni si è molto più sbrigativi.
Prendiamo l’Italia: il vandalismo d’una banda di teppisti di estrema destra è bastata, sabato scorso, avviare un dibattito che dura da una settimana sull’«allarme fascismo». E con un deputato sgozzato in chiesa da un tizio di fede musulmana possiamo solo parlare di «potenziale» terrorismo islamista? Abbiamo ormai perfino paura di chiamare le cose col loro nome? Meglio pensarci, rifletterci. Perché evidentemente qui il problema non è dei sudditi di sua Maestà. E non è neppure solo europeo. Riguarda un Occidente totalmente rincitrullito. La vera transizione in corso non è ecologica, ma pavida.
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Bravissimo… Senso critico eccezionale!
L’ha ripubblicato su Organon.
Quindi il mostro di Firenze era un potenziale stupratore, suppongo.