
Con l’emanazione del motu proprio Traditionis Custodes e relativa lettera accompagnatoria Papa Francesco – affermando che «l’intento pastorale dei miei Predecessori» volto al «desiderio dell’unità» è «spesso gravemente disatteso» -, ha da oggi ritenuto di abrogare la liberalizzazione del rito antico come forma straordinaria della liturgia. In questo modo, si è modificato il Summorum pontificum (2007) di Papa Benedetto XVI e la Messa in latino torna sorvegliata speciale; addirittura si è previsto tra i compiti dei vescovi di aver «cura di non autorizzare la costituzione di nuovi gruppi», espressione che, se non fosse chiaro il tema, potrebbe far pensare che i «gruppi» di cui si sta parlando siano oscure sette e non già fratelli nella fede.
Ora, chi scrive non frequenta celebrazioni di rito antico, cui ha preso parte solo rare volte. Lo premetto non perché nutra riserve verso la Messa in latino, tutt’altro, ma solo per evidenziare che quanto sto per scrivere non è una riflessione “da tifoso” di una parte. Detto questo, ritengo non si possa fare a meno di chiedersi se il «desiderio dell’unità», «spesso gravemente disatteso» dalle disposizioni finora vigenti, possa invece essere raggiunto con una decisione come quella apportata da Traditionis Custodes. Certamente il Papa non improvvisa nulla, ma almeno un dubbio rispetto a questa scelta – soprattutto in rapporto al fine che si prefigge – è lecito porselo. C’è di più.
In casa progressista – basta un banale guardo ai social, che ormai sono osservatori anche giornalistici assai utili – la decisione del pontefice pare abbia generato un notevole giubilo. Non come dopo la vittoria degli Europei della nazionale di Mancini, ma giù di lì; il che, accostato a reazioni opposte da parte dell’area conservatrice, fa pensare proprio che il disatteso «desiderio dell’unità» non solo rischi di restare insaziato, ma veda le divisioni attuali aggravarsi. Naturalmente, spero di sbagliarmi. In ogni caso – e qui allargo il discorso – che una questione val la pena porsela: perché il rito antico non solo non è mai morto, ma seguita ad attirare se non fedeli quanto meno curiosi?
Anche solo in una prospettiva sociologica, la domanda non è banale. Sì, perché si tratta di un fenomeno da un lato certo – la Fraternità Apostolica San Pio X, che tale rito ha sempre mantenuto, dal 1976 in poi non solo ha guadagnato fedeli, ma ha registrato un boom di vocazioni (+2000%) – e, dall’altro, controintuitivo. In effetti, mentre la Messa cui tutti, a partire dal sottoscritto, perde fedeli a ritmi preoccupanti (nella cattolica Italia i cattolici praticanti sono forse il 15% del totale, per non parlare delle aree germanofone o nordeuropee, ormai scristianizzate), quella “di una volta” (e, in teoria, candidata all’estinzione) non solo resiste ma guadagna terreno. Affascina. Attira. Questo, lo si ripete, non è un giudizio di valore ma un dato di fatto: e coi fatti bisognare i conti.
Concludo questa breve riflessione, tengo a ribadirlo, non per appoggiare né criticare il motu proprio Traditionis Custodes, ma solo per chiedermi se verso il rito antico sia un atteggiamento di marginalizzazione, quello opportuno da tenere. Mi pongo il problema – certo di non essere il solo ad avvertirlo -, perché mi pare che, almeno in Occidente e di certo in Europa, la Chiesa cattolica sia la prima che sta finendo ai margini, e non certo per i fedeli del rito antico, che in numeri assoluti restano assai contenuti. In altre parole, pur senza voler negare che nel mondo tradizionalista possano allignare situazioni e contesti critici, mi chiedo se davvero sia la Messa in latino quella da cui ci si deve guardare, anziché quella prevalente e, spesso, deturpata da abusi che sfregiano la liturgia e non fermano l’emorragia dei fedeli.
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Grazie per questo post
Esatto Giuliano, il problema è la messa in rito antico, certamente non le messe arcobaleno, la situazione della Chiesa cattolica in Austria, Germania e più in nel Nord Europa dove non si più cosa sia il peccato.
Come prevedeva qualcuno, la Fede sarà preservata da un piccolo gruppo.
Non saprei dire “quale rito” o meglio quale forma “salverà la Fede”, posto che ora il VO diventa celebrabile con molte più difficoltà.
Di certo su più di un blog, la “convivenza tra i due, ha generato per lo più solo “tifoserie”, dove poi i praticanti del VO paiono partire dal presupposto che il NO sia sempre deficitario quando non addirittura blasfemo, arrivando spesso a mettere in dubbio la fede di chi lo pratica (certamente lo si leggerà anche nei commenti qui).
In sostanza una tristissima disputa che crea (creava) ulteriori divisioni.
Non so se la “medicina”, per molti Fratelli amarissima, scelta da Papa Francesco, sarà la giusta cura, il mio timore è che genererà ulteriori divisioni, sino al non riconoscimento della validità di questo Motus Proprio, il che a sua volta può mandare in crisi una unità anche spirituale con il Successore di Pietro che sarebbe fondamentale.
Continua il periglioso periodo storico non solo in una visone terrena della Chiesa, che soffre, sanguina e sperimenta una crisi decisamente preoccupante.
Potrà (avrebbe potuto) cambiare questo stato di cose il rito VO?
Non so ha questo punto se riusciremo mai a saperlo. Personalmente credo che sia necessario ripartire dai “fondamentali”: dalla formazione, dalla catechesi per gli adulti (questa sconosciuta), dal ritornare a “punti fermi” sulla pastorale e sulla morale che oggi a dir poco vacillano, tornale alla Preghiera e all’Adorazione, al vegliare sui Pastori le loro azioni ed “esternazioni” da parte di chi ne è deputato, tornare all’Obbedienza (vedi subito prima, ma vale per ogni Fedele), tornare alla Riconciliazione, al “considerare l’altro superiore a sé” (almeno tra Fratelli), allo studio o almeno lettura della Scrittura, dal combattere (combattimento interiore prima di tutto) la dicotomia tra Fede e prassi di vita. L’elenco potrebbe continuare…
Forse si vedrebbe anche scaturire un Liturgia più viva e santa, perché se è vero che Essa è alimento primo, è anche vero che è specchio di una Comunità.
Forse allora si troverà un amorevole comunione, per cui non sarà un problema “quale Rito”, quale “lingua”, perché la Chiesa è Madre e Casa di tutti e la Liturgia – quale che sia – ha il valore IMMENSO del nostro incontro con Cristo, di più, di Cristo che si fa carne con noi.
Bariom,…non ha importanza questo…non ha importanza quello…ma piantala!
Tutto è importante! Le altre religioni si sono ben guardare di abolire la lingua liturgica.
Un musulmano americano non prega mica in inglese! Il VO garantiva la stessa Messa in tutto il Mondo! L’unità di preghiera! E per te è una questione di tifo.
Vedi Roberto, io sono un cristiano di serie C perché oltre a seguire la messa in italiano ho idee un po’ troppo liberali e buoniste. Bariom è un cristiano di serie B , perché anche esso segue la messa in italiano in obbedienza alla Chiesa così rinnovata dal concilio Vaticano II. Tu che , come molti altri , siete invece cristiani superiori, cristiani di serie A e, diciamolo, VERI cristiani , non dovresti mischiarti a noi. Credo che per voi sia giunto il momento di fare quello che hanno fatto questa estate alcune squadre calcistiche delle serie A di tutta Europa, e cioè pensare di farvi un campionato solo vostro, di élite.
Se pensate che la Chiesa non sia più la vostra chiesa , perche non fondate una altra chiesa ?
Ovviamente , essendo noi si serie C e B più numerosi di voi di serie A (ma si sa…l eccellenza è per pochi) sarete costretti a fondare fisicamente altri edifici, altri seminari, altri conventi , ed a ripartire da capo spendendo soldi di tasca vostra tolti dagli stipendi di ognuno di voi (ma per Dio questo ed altro no? O come al solito aspettate che i soldi ce li metta qualcun’altro ?)
Altrimenti potete direttamente aderire a religioni più vicine alle vostre convinzioni reali, per esempio quella islamica dove si parla tutti arabo e non si cambia mai la tradizione ( che però non esiste perche esistono decine e decine di correnti islamiche…ma sono dettagli ).
Per quanto riguarda la lingua non mi risulta che Gesù parlasse latino ma semmai aramaico , mentre i vangeli sono stati redatti in greco. Ma anche questi sono dettagli….l importante è continuare a fare finta che la Chiesa e la messa e l’eucarestia siano nate col concilio di Trento , sicché quella sarebbe l unica versione voluta da Dio, mentre per i 1500 anni prima (apostoli inclusi) ed i 70 dopo si siano fatte e dette solo eresie.
Maometto parlava e scriveva arabo e magari ha pure un senso per un musulmano dire esattamente le parole di Maometto. Ma poiché Gesù parlava aramaico non vedo perché Dio dovrebbe pretendere che i suoi fedeli preghino in Latino, lingua peraltro sommemente pagana ed utilizzata per sottomettere e schiavizzare i primi cristiani , per essere salvati.
Bene ha fatto Bergoglio a stigmatizzare chi , come voi, usa la scusa della liturgia per distinguersi dal resto dei cristiani e sentirsi più cristiani di Cristo. Chi usa quello che dovrebbe unire (la liturgia) come mezzo di divisione e distinzione altro non fa che essere strumento del nemico.
Per te Gesù non aveva il registratore, Dio non è cattolico, la Madonna postina e tutto il resto?
Come volevasi dimostrare…
Comunque non avevo idea che Dio Padre facesse distinzioni quanto a unità di preghiera se la stessa giunge al Suo Orecchio in idiomi diversi.
Se ne impara sempre una…
In compenso, considerando che i musulmani sono circa un miliardo e mezzo ma gli arabi sono solo trecento milioni, la stragrande maggioranza dei musulmani non ha la più pallida idea di che cosa stia dicendo, esattamente come i nostri nonni e bisnonni semianalfabeti che pregavano devotamente reche meterna doni domine (ma mi è capitato anche di sentire invocare – sempre molto devotamente – la “recchia materna”…)
“Cattolico”, come sappiamo, deriva dal greco καθολικός che significa “completo”, perché accoglie al suo interno tutti i seguaci di Cristo di tutti i tempi e i luoghi. Per affermare questa cattolicità, la Chiesa ha cercato di mantenere un culto e una liturgia unica, un’unica versione dei testi rivelati, opponendosi alla richiesta secolare (specie da parte tedesca) di traduzione nelle lingue volgari. Incomprensibilmente (ma anche prevedibilmente) il CVII mantenne ufficialmente il latino, ma aprì porte e portoni alle lingue locali non solo per i testi sacri ma pure per la liturgia e i canti. Con tutte le conseguenti acrobazie linguistiche, per cercare di rendere la Parola di Dio inalterata, con un linguaggio non sciatto, non banalmente “corrente”, con un lessico dotato di una certa qual bellezza fluidità e armonia…
Col risultato che vediamo: un volgare che comunque non ripete (ovviamente) un linguaggio corrente, diventando incomprensibile, canti che fanno venire il latte alle ginocchia, orrende “preghiere” dei fedeli, una liturgia che spesso non sa significare quello che è. Conseguenza: stanchezza della fede e residuale rifugio dei credenti nell’affannoso attivismo.
L’aveva ben capito Papa Ratzinger lanciando (cattolicamente) quel tentativo di far convivere e poi avvicinare il vecchio e il nuovo ordo missae… Tentativo prima schernito ma sopportato, poi ostacolato e boicottato, ora definitivamente cancellato dal Suo Successore.
Mi pare comunque che Bariom abbia voluto solo mettere in luce una parte della realtà assolutamente innegabile.
Antonio , la messa in latino, l’addove il latino non si conosce, è solo mitologia che sfiora la superstizione.
Noi cristiani , che dobbiamo rendere conto della nostra fede con la ragione , non possiamo scimmiottare filosofie arabe o orientali che pregano e cantano senza sapere quello che dicono. Se la fede è una cosa seria non può stringere l’occhio alla scenografia e coreografia.
Gesù si muoveva senza scenografie e parlava la lingua da tutti compresa. Partire da quello ed arrivare ad una lingua terza , peraltro non compresa dal 90% di quelli che la pronunciano, pensi davvero che porti ad una fede adulta ? Bisogna avere il coraggio di evolvere, crescere e passare per strade nuove , col medesimo obiettivo di un tempo.
Qui ognuno ha la sua ricetta e la sua motivazione che un 4 frasi spiega come dovevano o dovrebbero andare le cose . Io dico solo che se la Chiesa millenaria , erede di quella stessa Chiesa del concilio di Trento , ha deciso di cambiare , IO CAMBIO ! A meno di non credere di essere più colto più intelligente piu capace e più credente di tutti i Papi, cardinali e teologi e studiosi che hanno pensato queste cose e di tutti i vescovi che le hanno approvate.
Quello che veramente è venuta a mancare negli ultimi decenni , e soprautto da quando c’è Francesco , è una delle basi su cui si fondava la nostra religione e cioè la Fiducia nella Chiesa e l’obbedienza alla stessa da parte dei fedeli. Obbedienza tutt’altro che stupida ma fondata sulla fidycus del figlio rispetto alla madre che ogni passo fa per il suo bene, pur se apparentemente di difficile accettazione .
Tutti questi disobbedienti , tutti questi critici, Tutti questi sofisticatori che invece di unire dividono altro non sono che l’azione del Demonio.
Come puoi pensare che Dio , che ha creato il cielo e la terra , dia reale importanza alla lingua ed al suono invece che al contenuto delle preghiere? Come si può pensare che sia meglio un suono , seppur musicale, che la comprensione intellettuale di quanto si celebra e si prega?
La fede o è “Liturgia” o non è. La cosiddetta “fede adulta” rifugge il Sacro e quindi la Liturgia, riducendo socio-politicamente il fatto cristiano alla sola dimensione orizzontale. L’unica che il mondo trova utile è una fede nell’aldiquà.
“IO CAMBIO”: facile, quando tutto diventa più “easy”. A scanso di equivoci è bene si sappia che la cosiddetta Messa in latino non è né “facile”, né “comoda” né “piacevole”… Bisogna essere cristiani, non certamente “migliori” di altri, ma assolutamente di “buona volontà”… (personalmente, lo ammetto, io mi accontento di quello che passa il convento, che è quello che fa il fedele medio – e un po’ pigro -)
“Come puoi pensare che Dio…ecc” Ma figuriamoci! Dio non ha nessun bisogno! Non ha bisogno neanche della Messa. Ma proprio per questo, nel rito che ricorda il Figlio, ci rivolgiamo il più degnamente possibile al Padre, mettendo in campo il massimo delle nostre povere risorse. Gesti, abbigliamento, materiali, canti … il meglio di tutto questo non è e non sarà mai “nostro” ma Suo e a Lui va rivolto.
Vede “mentelibera”, chi si sente più vicino a Dio, chi vede la sua fede “risorgere”, chi prova una consolazione profonda nel solo partecipare a una Messa secondo il rito “straordinario”, non intende imporlo a nessuno. Certo, si augura che anche altri possano accedervi, anche solo per curiosità, e magari potervi trarre qualche beneficio spirituale.
Chiede solo che questo “straordinario” dono fatto dalla (madre) Chiesa ai suoi figli non venga gettato nelle discariche.
Però Antonio, per quanto ci si sforzi di metterla giù “soft” salta sempre fuori quel quid in più che hanno coloro che si accostano o anche decidono di farlo alla Messa VO.
“Bisogna essere cristiani, non certamente “migliori” di altri, ma assolutamente di “buona volontà”…
Gli altri hanno un po’ meno “buona volontà”.
E se tutto fosse semplicemente Grazia? E chi ha bisogno del VO ha bisogno di quello è altri no (visto che non è Dio ad averne bisogno)?
Poi d’accordissimo sul non gettare o rigettare ciò che lo Spirito Santo attraverso la chiesa ci ha donato nei secoli (il che comprende VO e NO).
Bariom
In effetti, mi sono espresso male. Intendevo dire che il rito straordinario è impegnativo da molti di vista: si fa fatica.
Ma pure tu hai ragione, senza il concorso della Grazia, sarebbe una fatica inutile.
Inoltre so per esperienza che non è affatto impossibile rendere intensamente dignitosa una liturgia secondo il NO; però bisogna “volerlo”, sia dal parte del celebrante che da quella dell’assemblea. Qui sta la sua debolezza intrinseca.
Posso concordare 😉
“Però Antonio, per quanto ci si sforzi di metterla giù “soft” salta sempre fuori quel quid in più che hanno coloro che si accostano o anche decidono di farlo alla Messa VO.”
La realtà dice purtroppo il contrario.
Non sono infatti questi a voler proibire il Novus Ordo, ma coloro che li accusano di arroganza e suprematismo a voler proibire il Vetus Ordo.
Chi frequenta il VO – che poi non raramente frequenta anche il NO – chiede solo di poter continuare a farlo. Niente altro.
Il tutto ricorda un noto apologo di Fedro (o era Esopo?)…
La realtà… in realtà ci vorrebbe un censimento (Dio ce ne scampi e liberi) per conoscerla.
L’unica realtà è che su ambo i fronti ci sono intemperanze, assolutismi, accuse e divisioni e presunzione di verità (assoluta).
Questa è la triste REALTA’
No, mi dispiace ma non è così.
Non fosse che per una banale questione di rapporti di forza, non sono certo i “fans” del VO a voler proibire il NO.
È invece l’esatto contrario.
Todos os fieis que se dizem contra o rito tradicional referente a santa missa não são verdadeiros católicos plis não defende a verdade.O progressismo dentro da igreja é o raio de Satanás que atingiu a igreja.
E chi lo decide chi è o non è un vero cattolico? E chi decide che cosa è o non è la verità? C’è qui qualcuno che ogni mattina riceve un fax da Dio che gli rivela personalmente la verità e gli dà la facoltà di dividere i veri cattolici da quelli falsi, come quando la maestra usciva e il capoclasse divideva in due la lavagna e segnava i buoni e i cattivi? Non ci sarà un tantino di presunzione – peccato fra i più brutti, se non sbaglio – nel fare simili affermazioni?
L’ha ripubblicato su Organone ha commentato:
Qualcuno mi viene in mente… 🤐🤐🤐
Laddove (anzi, “l’addove” :-P) – tutto è cominciato:
“Mentre con la presente Nostra Costituzione, da valere in perpetuo, priviamo tutte le summenzionate Chiese dell’uso dei loro Messali, che ripudiamo in modo totale e assoluto, stabiliamo e comandiamo, sotto pena della Nostra indignazione, che a questo Nostro Messale, recentemente pubblicato, nulla mai possa venir aggiunto, detratto, cambiato.
[,,,]
Anzi, in virtú dell’Autorità Apostolica, Noi concediamo, a tutti i sacerdoti, a tenore della presente, l’Indulto perpetuo di poter seguire, in modo generale, in qualunque Chiesa, senza scrupolo veruno di coscienza o pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, questo stesso Messale, di cui dunque avranno la piena facoltà di servirsi liberamente e lecitamente: cosí che Prelati, Amministratori, Canonici, Cappellani e tutti gli altri Sacerdoti secolari, qualunque sia il loro grado, o i Regolari, a qualunque Ordine appartengano, non siano tenuti a celebrare la Messa in maniera differente da quella che Noi abbiamo prescritta, né, d’altra parte, possano venir costretti e spinti da alcuno a cambiare questo Messale.
Similmente decretiamo e dichiariamo che le presenti Lettere in nessun tempo potranno venir revocate o diminuite, ma sempre stabili e valide dovranno perseverare nel loro vigore.
[…]
Nessuno dunque, e in nessun modo, si permetta con temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro documento: facoltà, statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto, dichiarazione, volontà, decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà l’audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo.”
(dalla “Bolla Quo primum tempore” di san Pio V.
Giusto per comprendere, volendolo, chi univa e chi divide).
Pingback: Chi ha paura della Messa in latino – l'ovvio e l'evidente
Comunque la si pensi, consiglio a tutti la lettura di “Eresia dell’informe” di Martin Mosebach (Cantagalli). Breve e interessantissimo.
Per fortuna, non è un libro di teologia – Mosebach è un romanziere – ma, forse proprio per questo, riesce a cogliere l’essenza del rito romano e del perché ci riguarda.