Poche crisi di governo, nella nostra storia repubblicana, si sono aperte simultaneamente alla diffusione di voci assai precise sullo scenario risolutivo. In questo caso, il Conte ter. Che poi sia davvero il giurista pugliese l’incaricato di formare un nuovo esecutivo, va da sé, è da vedere. Ma che si tenterà l’impossibile pur di non tornare alle urne, non è probabile. È certo. Per varie ragioni. La prima è che le elezioni non le vuole neppure chi ha innescato questa crisi. «Tutti sanno che non si andrà a votare», diceva infatti Renzi al Corriere della Sera venti giorni fa. Non solo. Se si andasse a votare oggi, con questa legge elettorale, un’Italia Viva che corresse in solitaria molto probabilmente otterrebbe un gruppo di deputati e senatori inferiore all’attuale. E tutto è, l’ex sindaco di Firenze, fuorché uno sprovveduto intenzionato ad azzopparsi.

Secondo motivo per cui molto difficilmente si andrà alle urne: il Quirinale. Il 3 febbraio 2022 scadrà il mandato di Sergio Mattarella. Si dirà che manca più di un anno, ed è vero. Ma a sinistra la questione sta più a cuore di ogni altra cosa dal momento che, pur non vincendo sempre le elezioni, i progressisti sono comunque riusciti sempre ad evitare che al Colle non salisse un uomo di centrodestra; il che la dice lunga. E si dà il caso che, se si andasse a votare, il M5S ne uscirebbe a pezzi mentre il centrodestra otterrebbe una maggioranza chiara in ambedue le Camere: non lo dice Salvini, lo ha messo nero su bianco Repubblica. Infine, un terzo motivo per cui il voto non è lontano si chiama Europa. A Bruxelles Salvini e Meloni sono visti come fumo negli occhi e non mancheranno pressioni europee più o meno esplicite per evitare le urne.

Anzi, sono già arrivate con le parole di un ex presidente della Commissione, Romano Prodi. A ciò si aggiunga un quarto motivo – strettamente legato a questo – per cui l’ipotesi elettorale è da ritenersi remota. Questo motivo si chiama Washington. L’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca, secondo più di un osservatore, avrebbe decretato il tramonto del sovranismo. In realtà non è vero, ma per confermare tale narrazione, secondo establishment, l’ultima cosa da fare è far sì che il governo italiano vada finisca nelle mani del centrodestra. Sempre a proposito di quest’ultimo passaggio, si consideri che Biden è vicinissimo a Barack Obama, di cui è stato il vice, il quale è in buoni rapporti con Renzi, che se ne vanta. Non serve insomma un indovino per prevedere che il centrosinistra italiano, ora forte di entrature eccellenti sia europee sia yankee, farà l’impossibile per non farci votare. E c’è da temere ci riuscirà.

Giuliano Guzzo

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