
Siamo in agosto ed è normale non vederne in giro (sabato in realtà ne ho vista una addosso al mio amico Alessandro Martini, avvocato del foro di Trento e del gusto: mi sono quasi commosso), ma il guaio è che anche più avanti, anche in autunno, la cravatta sarà rara. E, salvo miracoli, lo sarà sempre più. I numeri, d’altra parte, sono chiari: l’italico giro d’affari di questo simbolo dell’eleganza maschile è in piena implosione, con i 275 milioni di euro del 2013 che lo scorso anno erano già scesi sotto i 200. Tragedia economica e insieme antropologica perché, se aveva ragione Honoré de Balzac nel dire che «la cravatta è l’uomo», la mascolinità non se la passa benissimo. In effetti, siamo in epoca genderista e si dà il caso che questo accessorio sconti una colpa imperdonabile: essere maschile. Indiscutibilmente maschile. Fieramente maschile.
Sarà per questo che, da ormai alcuni anni, le cravatte superstiti sul mercato hanno preso ad assottigliarsi, talvolta riducendosi ad un’avvilente lacrima di stoffa: per la vergogna. Dopotutto, oltre che di virilità, la cravatta sa di autorità e di ordine, tutte bestemmie nel tempo del politicamente corretto e dell’eticamente corrotto. Del resto, esiste un’affascinante psicologia dell’abbigliamento che spiega chiaramente che, almeno in parte, davvero siamo ciò che indossiamo. Per esempio, è provato che con addosso una t-shirt di Superman le nostre prestazioni mentali aumentano (Mind What You Wear, 2014) o che portare abiti sartoriali eleva l’affidabilità della nostra immagine (Journal of Fashion Marketing & Management, 2013). Ne concludo, anch’io che purtroppo la indosso poco, che molta della Babele odierna non sia un problema di mancanza di responsabilità da parte del genere umano, ma di cravatte da parte di quello maschile.
Gentile Guzzo , leggo continuamente articoli preoccupati sulla perdita di mascolinità dei maschi e di femminilità delle femmine . il che è probabilmente anche vero. Ma forse qualcuno dovrebbe chiedersi se i tratti maschili e femminili non fossero stati troppo accentuati prima , stretti in un ruolo che in parte era uno stereotipo.
Che l’organizzazione umana si stia trasformando antropologicamente su questo non c è dubbio, ma che ci fossero delle attività o delle competenze (e anche delle mode) che fossero state assegnate a questo o quel genere come se fossero codificate in modo indelebile nel DNA è anche questo fuor di dubbio.
Più che preoccuparmi continuamente di questa inevitabile trasformazione , io mi concentrerei di più su come guidare in modo positivo questa trasformazione stessa .
Il continuo richiamo nostalgico ad un passato che non c ‘ è più e che non ci sarà più è uno sport che nei secoli ha appassionato tanti, che al grido di “dove andremo a finire” , hanno inciso più o meno “zero” sulle trasformazioni, e spesso le hanno criticate mentre ne godevano dei frutti (a volte positivi) .
P.S. la cravatta è scomoda e si sporca con facilità. Non ha alcuna utilità se non estetica, ma lei oggi la considera elegante perché cosi è stato abituato. Se l avesse indossata nel XII secolo sarebbe stato preso in giro e considerato sciatto. Le mode passano e pure la cravatta passerà, sia come accessorio che come simbolo di mascolinità. Peraltro chi ha bisogno di indossare elementi estetici fortemente maschili, evidentemente pensa che senza di essi non sarebbe maschio……
Mah… Io la cravatta la uso. Da sempre. Perchè mi piace, perchè in certe occasioni indossarla mi sembra un atto di rispetto nei confronti dell’ambiente o della situazione o delle persone che mi circondano. Lo considero un segno di eleganza e distinzione (due cose profondamente diverse, peraltro).
E, onestamente, oltre che interpretare il calo dell’uso di cravatte come un segno dei “gender tempi” e della confusione che li caratterizza (vero è che non da ieri anche molte donne hanno preso ad usare la cravatta), io lo considero anche un segno della sciatteria che contraddistingue i nostri tempi. Esattamente come girare con i mocassini senza i calzini sotto un vestito elegante con camicia e cravatta.
Sono “caviglianudofobico”? No: chi vuole girare senza calzini può continuare a farlo e di sicuro non ha bisogno del mio permesso nè della mia approvazione. Ma resto convinto che si tratti di ostentazione di sciatteria. A cui la “moda” ci sta assuefacendo. Poi lo so anche io, per esperienza, che la cravatta portata sotto la giacca e con le calze lunghe sotto i pantaloni, durante certi matrimoni estivi non è sempre piacevolissima da indossare. Ma, si sa, “noblesse oblige”. Non è che tutte le convenzioni siano necessariamente cose sbagliate o cattive. Talvolta la forma è anche sostanza o quantomeno “segnala” una sottostante sostanza.
Di cravatte ne ho una cospicua collezione e non per questo mi sento meno maschio quando non la indosso (chiaramente al mare, su una polo o passeggiando su un sentiero di montagna o anche a spasso, informalmente, in centro città con 36 gradi all’ombra troverei la cravatta un po’ … azzardata, decisamente fuori luogo e quindi per nulla distinta!). Semplicemente, ad un congresso, a un matrimonio, a teatro non mi sentirei adeguato alla situazione senza la cravatta; mi sentirei di mancare un po’ di rispetto a chi mi circonda.
Quindi, di sciocchezze ne ho sentite tante, ma che “chi ha bisogno di indossare elementi estetici fortemente maschili, evidentemente pensa che senza di essi non sarebbe maschio” ne batte molte (non tutte, certo, non tutte; il che, se ci pensa bene, è molto triste, perchè vuol dire che non c’è limite alle sciocchezze che si sentono). Ma se volessimo prendere per buona la sua affermazione, Mentelibera65, allora questa ha la stessa dignità del suo inverso, e cioè che chi evita di indossare elementi estetici “convenzionalmente” maschili, probabilmente ha dei dubbi sulla propria mascolinità. E, in questo caso, allora il Dr Guzzo, ancora una volta, non ha proprio tutti i torti a scrivere quello che ha scritto.
Buona giornata.
Come al solito Stefano tendi a travisare quello che scrivo, assegnandogli un significato eccessivo in modo poi da poterlo criticare . La mia frase “chi ha bisogno di indossare elementi estetici fortemente maschili, evidentemente pensa che senza di essi non sarebbe maschio” è pero’ esattamente pertinente. Infatti ho usato il termine “bisogno” (non desiderio o gusto : bisogno) . Cioè necessità assoluta. E lo ripeto : chi ha la necessità assoluta di indossare abiti fortemente maschili pensa che siano necessari per evidenziare la propria mascolinità. Conta lo spirito , non l atto, come qualsiasi psicologo potrà confermarti (basta pensare al significato di una bella automobile , per qualcuno) Quindi tu indossa pure la cravatta , e ti posso garantire che la metto spesso anche io , ma certamente non gli assegno questa simbologia virile che invece Guzzo gli assegna.
Ci vedo un senso di rispetto in alcune occasioni, .ma anche una eleganza convenzionale e spesso solo formale. I truffatori sono sempre molto eleganti. L eleganza mi protegge e mi da sicurezza ma di certo non mi rende un uomo migliore.
Che siamo in un mondo piu sciatto è certamente vero , come pure è vero che siamo in un mondo meno formale. È un bene, è un male ? Penso che bisognerebbe analizzare un po meglio cosa ci fosse dietro il mondo molto formale di un tempo e cercare di capire come mai quell eleganza sia stata scartata dalle generazioni successive, come simbolo di forma spesso senza sostanza. Quando si è cavalieri solo nel vestito Prima o poi qualcuno finisce per assegnare al vestito un significato di inganno.
Salve.
Travisare?! Come al solito?! Io?! Mah… 🙂
Buona Domenica Mentelibera65. A lei e a tutti.
io mi concentrerei di più su come guidare in modo positivo questa trasformazione
Quelli che guidano i cambiamenti e le trasformazioni sono i dittatori: non pensa di mirare un po’ troppo alto?
L’ha ripubblicato su Pastor Aeternus proteggi l'Italia.
Viviamo tempi volgari; la moda, specchio dei tempi, scivola verso il cattivo gusto e lo asseconda (parola di stilista).
D’altra parte, una civiltà senza spina dorsale, per quanto tempo potrà ancora conservare quel bell’accessorio prettamente maschile descritto anche come “la spina dorsale anteriore dell’uomo”?
L’ha ripubblicato su Organon.
Con al collo una regimental come quella della foto anche Mente Libera ci farebbe la sua bella figura!
Le posso garantire che col mio completo grigio leggermente rigato con gilet e cravatta Marinella sarei in grado di vendere il ghiaccio ad un inuit…
Caspita, la stessa marca di cravatte di Berlusconi! Complimenti!
Infatti è il più grande venditore di se stesso.