Ma sorrideva sempre? In queste ore di commozione per la morte di Ezio Bosso, stroncato a 48 anni nella sua casa bolognese dalla malattia neurodegenerativa con cui lottava dal 2011, la mia curiosità è tutta per quel sorriso. Compare in ogni scatto, identico e radioso, specchio della ricetta esistenziale del musicista: «Ogni problema è un’opportunità».

Certo, un conto è dirlo un altro poi è fare sul serio, impastando buonumore e fatica, musica e sofferenza, note e sudore. Per riuscirci non basta infatti tirar a campare, navigando a vista e quel che succede succede; bisogna al contrario vivere fino in fondo, immergersi nel quotidiano, eccellere in gratitudine.

Virtuosismi miraggio per la gran parte di noi, professionisti della lamentela che non siamo altro, ma che non lo erano, evidentemente, per Bosso. Dopo aver intarsiato di gioia il dolore, ha ultimato il suo tragitto terreno congedandosi, lui che se ne intendeva, con la musica che resta la preferita da Dio, anche se gli uomini sembrano spesso averne paura. Il silenzio.

Giuliano Guzzo