Lo scoop è di quelli veri, anzi è roba da antologia: la Cei esiste. Parla. Riesce perfino ad alzare la voce contro la bizzarra decisione del governo Conte secondo cui, dal 4 maggio, si potranno celebrare i funerali con 15 persone (con la sedicesima scatta l’apocalisse?), ma le Messe no. Quale sia il futuro pericolo di una Messa magari all’aperto, magari con i fedeli distanziati di due metri, resta evidentemente oscuro: ma non divaghiamo perché la notizia vera, oggi, son questi vescovi italiani che, con una nota scritta stranamente in modo chiaro e comprensibile, finalmente parlano in favore della libertà di culto. Finalmente parlano, più che altro.

Dopo anni di interventi focalizzati quasi solo sul tema delle migrazioni e dell’accoglienza allo straniero – tema pur evangelico, per carità -, la prima impressione che tanti devono aver avuto, leggendo il comunicato della Cei di ieri sera, è infatti che si trattasse di un tardivo pesce d’aprile o di qualche prete giornalista in preda ad un raptus antigovernativo. Invece era tutto vero: i nostri pastori si son scaldati. Il che, beninteso, è un bene. Non resta quindi che sperare che analoga chiarezza – così lontana dall’ecclesiamente corretto soporifero cui eravamo abituati – possa risuonare in futuri comunicati in favore del diritto alla vita e del diritto naturale. Intanto accontentiamoci, perché non tutta la pandemia vien per nuocere.

Giuliano Guzzo