In attesa di tempi migliori, mi sono detto domenica scorsa con un filo di rassegnazione, tocca accontentarsi della Messa in televisione. Questo fino a che, oggi, non ne ho seguita una, ripetendo un’esperienza l’ultima volta fatta non ricordo neppure quando, probabilmente da piccolo, accanto alla mia bisnonna. Ebbene, seduto e inginocchiato davanti allo schermo, enorme è stata per me la sorpresa nell’avvertire un sollievo ed una pace che no, non potevano essere solo effetti speciali.

Tanto è vero che, per quanto ovviamente diversa e certo limitata rispetto a quella in chiesa, la celebrazione catodica ha già propiziato perfino conversioni, come quella del giovane padre Yvon Fillebeen, ateo non battezzato francese convertitosi appunto seguendo una Messa trasmessa durante il programma Jour du Seigneur. Ne ricavo, per quanto davanti alla televisione ci si possa comunicare solo spiritualmente, che davvero il Signore non smette mai di assistere il suo gregge.

Anche perché la Messa in televisione, se ci pensiamo, è esperienza tipica dell’ammalato nonché dell’anziano impossibilitato per ragioni fisiche, come all’epoca era la mia bisnonna, a recarsi fisicamente in chiesa. Dunque, pur nella comunque dolorosa privazione determinata da non potersi recare in chiesa, per una volta mi sono sentito vicino sia a Dio sia, per analogia, a chi soffre ed alternative non ne ha. Ero, cioè, solo apparentemente solo. Sì, maledetto coronavirus, pure tu insegni qualcosa.

Giuliano Guzzo