Tanto vale riconoscerlo: siamo più o meno tutti cresciuti, almeno la mia generazione – ma non mi risulta che dopo le cose siano migliorate -, all’insegna dei «fai come ti pare», dei «spassatela perché la vita è una», insomma della libertà sovrapposta all’arbitrio. Al punto che chiunque osava alzare il ditino per ricordare l’importanza delle regole, che si fosse a scuola o in parrocchia, nello spogliatoio o al bar, passava immediatamente per sfigato. Le cose addirittura peggiorano negli anni delle superiori e dell’università, dove il più pallido richiamo alla disciplina può costare accuse di fascismo; per non parlare del rigore, liquidato come un vecchio e odioso arnese.
Ebbene, di fronte al bollettino del coronavirus di oggi – 2.313 nuovi contagi (12.462 totali) e 196 nuovi decessi (827 totali) – tocca amaramente riconoscere che lo sfigato che avevamo in classe alle medie e il presunto fascista che incrociavamo in facoltà avevano le loro belle ragioni: le regole servono. Di più: possono rivelarsi indispensabili. Urgenti, anzi. Quelle igieniche e personali, quelle sociali, quelle di vita senza le quali a star chiusi in casa, alla lunga, quasi si impazzisce. Il discorso può apparire antipatico – e lo è, in effetti – tuttavia, purtroppo per noi, non fa una grinza: senza disciplina, senza una clausura 2.0 (allietata da agi impensabili fino a pochi anni fa), siamo finiti.
Vorrei precisare: finiti sotto ogni aspetto. Per questo, oltre alle esortazioni note, vale al pena considerare che quel vetusto repertorio di parole bruscamente rispolverato in queste ore – divieto, quarantena, coprifuoco – va in fondo guardato con gratitudine, perché senza di esso saremmo già spacciati. Ma non è così. Perché, anche se adesso l’Oms (meglio tardi che mai) ha certificato quella in corso una pandemia, abbiamo ancora un salvagente: le regole. Rigare dritto non significa infatti necessariamente obbedire a un regime cattivo; e oltre che virtuoso, può rivelarsi pure provvidenziale. Ci eravamo scordati delle regole? Certo. Ma il Covid-19 ora ce ne sta imponendo la riscoperta e sparirà, ironia della sorte, solo quando avremo imparato la lezione.
Mi sono sorpreso qualche giorno fa, di scoprire che l’amministrazione del mio comune mi aveva tagliato fuori dal poter dare il mio contributo a una commissione municipale disattendendo e applicando al contrario una regola pur chiaramente scritta nel regolamento comunale. Davanti alla mia risentita protesta (della quale sorridevo poiché in effetti l’esito di quella vicenda andava tutto a mio favore, esentandomi da una incombenza supplementare) mi sono sentito rispondere da chi avrebbe dovuto saperne, artefice peraltro della mia esclusione, “ma dove sta scritto?”. Ho capito che le regole, quelle che ci dovrebbero permettere di perpetuare la nostra civiltà, o più semplicemente il nostro senso civico, sono sí scritte, ma occorre saperle e volerle leggere. L’ignoranza delle regole ci mette sempre in balia dell’arbitrio dei potenti di turno, spesso ignoranti impenitenti e ai quali non è mai stato chiesto di conoscere le regole che dovrebbero applicare.
L’ha ripubblicato su Pastor Aeternus proteggi l'Italia.
LA VERITA’ MI FA MALE LO SO,LO SAI. (Caterina Caselli)
Le quattro vere e fondamentali fasi del declino italiano: 1) no Ordine, 2) no Legge, 3) Corruzione generale, 4) Mafia popolare.
Credetemi quello che questo signore vi racconta e’ solo un chiacchiericcio di sottofondo per un Video, o un cerotto sul cancro terminale, ora presente su tutto il Territorio Nazionale, come lo vediamo e ce lo fanno notare i media.
Per i politici invece tutto e’ rose e fiori e di bene in meglio, tanto risorse, capitali,, debiti ed interessi da pagare sul debito non sono presi dalle loro tasche, ma dal popolo che si tassa secondo le esigenze di bilanciare i conti.
In aiuto a questo generale sgangheramento sociopolitico e’ la Mentalita’ e Cultura Istituzionale rimasta al 1900: governo, turismo, musei, formaggi e vino e produzione industriale da 1970, a riguardo scienza e tecnologia inclusi nei prodotti, quando paragonata all’Asia.
Visitiamo il Sud d’Italia (mari e spiagge bellissime d’estate) e vediamo se l’acqua potabile e’ arrivata (AC 2020 e auguriamoci che piova) in ogni paese del Sud?
Ora proviamo quanto ho scritto: chiediamoci per quale motivo/i 4 milioni di professionisti e tecnici hanno lasciato l’Italia negli ultimi 10 anni? Cordiali rispettosi saluti a voi tutti,
Paul Candiago
(candiago.p@bmts.com)