Odiatore di papa Francesco, sporco ratzingeriano, sedevacantista. L’elenco dei capi d’imputazione che misericordiosamente rischio nello scrivere quanto sto per scrivere mi è chiarissimo. Ciò nonostante, non posso nascondere la gratitudine che provo dopo aver saputo dell’uscita, nei prossimi giorni, di Dal profondo del nostro cuore, il nuovo libro firmato a quattro mani dal Benedetto XVI e dal cardinale Robert Sarah. Una gratitudine che non nascondo non solo per l’oggetto del volume – che si annuncia come un’appassionata difesa del celibato sacerdotale -, ma per il motivo per cui è stato scritto, che appare ben più vasto.
«Se questo libro è un grido», affermano difatti il papa emerito e il cardinale, «è un grido d’amore per la Chiesa, il Papa, i preti e tutti i cristiani. Noi vogliamo che questo libro sia diffuso il più possibile. La crisi che attraversa la Chiesa è impressionante». Ora, siccome – direbbe Totò – ccà nisciun è fess, è evidente che, quando Ratzinger e Sarah sostengono che «la crisi che attraversa la Chiesa è impressionante», non si stanno riferendo né alla scristianizzazione dell’Occidente né al solo, pur cruciale, celibato. No, di mezzo c’è altro. Molto altro. E quest’altro, almeno per il poco che posso intendere, concerne una confusione senza precedenti, a più livelli, in corso ormai da tempo.
Come non dimenticare, a tal riguardo, le parole del compianto cardinale Caffarra, che da teologo morale di riferimento di san Giovanni Paolo II – non proprio il primo che passa – poco prima di morire ebbe a lamentare che «solo un cieco può negare che nella Chiesa ci sia grande confusione»? La sensazione è insomma che, intervenendo sul celibato dei preti, Ratzinger e Sarah abbiano voluto lanciare, sia pure in uno «spirito di amore per l’unità della Chiesa» e di «filiale obbedienza a papa Francesco», un messaggio più ampio e di vicinanza nei confronti dei tanti che soffrono per la situazione attuale. Quale situazione? Chi se lo domandasse è pregato di aggiornarsi, riavvolgendo il nastro degli ultimi anni.
Anni in cui abbiamo visto abortisti alla Pontificia Accademia per la Vita e teologi cari a san Giovanni Paolo II messi ai margini. Anni in cui l’ufficio stampa della Santa Sede è intervenuto enne volte per «precisazioni» su questa o quella dichiarazione papale. Anni in cui le chiese si son ancora più svuotate, ma l’attenzione ecclesiale non sembra essersi spinta molto oltre le questioni migratoria e dei cambiamenti climatici: tutto urgente, ma più per l’agenda di una Ong che della Chiesa. Anni in cui il dissenso verso istituti devastanti come le unioni civili è sfumato, a poco a poco, nel silenzio. Anni in cui, mentre diversi altri sembra sian stati messi uno dopo l’altro in stand by, si è coniato un nuovo peccato: quello di «sovranismo».
Anni in cui, se qualcuno arriva a scrivere che Gesù Cristo era una «sardina», le reazioni più indignate e tempestive sono quelle non di qualche sacerdote – come sarebbe naturale aspettarsi -, ma del rabbino capo di Roma. Anni in cui, viceversa, se per caso un arcivescovo, come ha fatto quello di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi, spiega che «Gesù non era gay», non solo fa notizia ma viene quasi guardato male, come fosse uno strano e non un pastore che ripete l’ovvio, per non dire il sacrosanto. Anni in cui non pare esservi più nulla di certo – si è rivisto perfino il Padre Nostro –, salvo un incessante invito all’accoglienza che pare valere per tutti, fuorché per chi vive questa fase con smarrimento.
Si è insomma creato un clima pesante, che – per dimensioni e gravità – non può certo essere ascritto al solo pontificato in corso. Un clima tale per cui è lecito amare chi ci pare, dire ciò che ci pare eccetera, ma non sussurrare la verità, che è che «la crisi che attraversa la Chiesa è impressionante». Ebbene, questa scomoda verità ora l’hanno scritta nero su bianco due pesi massimi come Benedetto XVI e il cardinale Sarah. Che per un certo filone misericordioso probabilmente saranno un ultranovantenne irrequieto e un prelato in odore di associazione a delinquere di stampo tradizionalista; ma non per il sottoscritto. Motivo per cui a costoro desidero anch’io, dal profondo del cuore, rivolgere una parola. Una soltanto: grazie.
*****
«Da leggere!» (Diego Fusaro)
«Un libro pieno di chicche» (Rino Cammilleri)
«Un viaggio tra vicende note e meno note con lo scopo di aiutarci a sviluppare il senso critico» (Aldo Maria Valli)
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Grazie al Papa emerito per questo che – come vede chiunque tiene gli occhi aperti – è un drammatico tentativo non di esautorare o di soppiantare subdolamente il Papa regnante, ma di aiutarlo, in spirito di fraterna e franca concordia, a non aggravare una situazione ecclesiale già severamente malata, a non aggiungere altro errore calamitoso ai nefasti errori già commessi.
L’unico modo di onorare davvero il Papa regnante Francesco non è quello di approvarlo e assecondarlo in tutto ciò che dice e fa, né all’opposto di ardire dichiararlo eretico e/o di non riconoscerlo come legittimo Papa regnante, ma di obbedirgli ogniqualvolta egli operi conforme a Sacra Scrittura, Sacra Tradizione e Magistero autentico e irreformabile, e di non assecondarlo invece in alcun modo ove, in parole e opere, egli venisse meno a tale conformità o indulgesse a perniciosa ambiguità.
Come onorare meglio, infatti, il Papa regnante se non osservando integralmente Scritture, Tradizione e Magistero, ossia i tre pilastri che il Santo Padre ha il compito primario di custodire, promuovere e trasmettere integri, a beneficio del gregge affidatogli?
Mai separarsi dal Papa regnante, mai seguirlo e indurre altri a seguirlo quando sventuratamente cade in errore. Lo so, la via è strettissima, avremo contro tutti i fanatici bergogliani e anche i fanatici antibergogliani, forse il Papa stesso non ci amerà molto (eufemismo), ma non dobbiamo mai mai abbandonare questa via strettissima. Dio ce ne dia la forza e ci dia la forza di non odiare mai nessuno, tantomeno il Papa regnante Francesco!
Purtroppo è già incominciata l’improvvida opera mistificatrice dei bergogliani minimizzatori, secondo i quali sul celibato sacerdotale corre perfetta sintonia tra Francesco e Benedetto XVI.
Ma non è affatto così, come documenta Sandro Magister (si veda post scriptum):
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/01/13/ancora-dal-libro-bomba-di-ratzinger-e-sarah-piccola-antologia-sul-celibato/
Dopo i bergogliani minimizzatori è il turno dei bergogliani infangatori (destinatario del loro zelo il cardinal Sarah, secondo i quali zelanti infangatori si sarebbe inventato che Benedetto XVI sia coautore del libro).
https://lanuovabq.it/it/e-su-sarah-fu-subito-macchina-del-fango
Attendiamo ora che intervengano i bergogliani psichiatrici, cioè quelli che interpelleranno qualche sublime luminare della psicologia per insinuare che il Papa emerito è ormai troppo vecchio e infermo per capire del tutto quello che scrive (insomma: suvvia, dovremmo dare retta a un vegliardo rimbambito, ancorché dal glorioso passato?).
ottimo intervento Martinetti
Grazie per l’apprezzamento, buona giornata!
Perché gli uomini di destra odiano Papa Francesco??una domanda che mi sono sempre fatta
Ma come Rosina??????è così ovvio e scontato!!!gli uomini e le donne di destra sono ignoranti, grezzi,pericolosi,razzisti,intolleranti,chiusi,antidemocratici!!!!!!!!!!!!e cosa si aspetta da loro se non odio??????guardi invece alla democraticità delle sinistre per le quali piuttosto che votare e consegnare il paese ai populisti se ne stanno attaccati stretti stretti alle poltrone impedendo al popolo di votare!!!!ma loro ovviamente lo fanno per il bene del popolo bue e ignorante!!!!loro si che hanno ideali alti e puri!!!!quanto all odio è dal 1994 che la sinistra lo fomenta e lo coltiva contro le persone ma non per arrivare al potere non riuscendo mai a vincere un elezione!!!!no no no!!! loro l odio lo coltivano e lo spargono a piene mani solo e soltanto per combattere il Berlusconismo prima e il Salvinismo ora ovviamente solo e soltanto per il nostro bene!!!!il loro è un odio che giustifica il fine!quindi assolutamente legittimo anzi auspicabile!!!e poi se qualcuno passa ai fatti come quando fu rotta la faccia a Berlusconi cosa vuole che sia???in fondo se l era cercata col suo modo di essere!!!!!di destra appunto!!!e quindi ignorante,grezzo,pericoloso,razzista,intollerante,chiuso,antidemocratico!!!!
“Iterum rudit leo”
la macchina del fango colpisce anche tra i contatti cui Guzzo consente commenti (vds.Paolo Venturini): il Card.Sarah aveva già espresso le sue posizioni nel suo “Le soir approche e le jour dejà baisse” uscito in settembre e non avrebbe avuto bisogno di riproporre le stesse considerazioni (per altro di alta valenza teologica …altro che cerino in mano!)
non vedo l’ora di leggere Famiglia Cristiana… anzi, quasi quasi mi abbono: esiste la tariffa per n.01 copia (la prossima…) ? I salti mortali carpiati all’indietro con doppio avvitamento sono garantiti e sfioreranno l’umano impossibile, pur di conciliare il “nuovo corso” della Chiesa con l’irrinunciabile stima per il predecessore emerito (e per il card Sarah?) La parola “strumentalizzazione” penso ricorrerà qualche centinaio di volte a riga….
Mi scuso se approfitto ancora dell’ospitalità del dott. Guzzo, ma i colpi di scena impazzano.
Adesso il Papa emerito ha dato disposizione di non comparire più come coautore del libro; figurerà come autore dell’unico testo da lui consegnato al card. Sarah. Il segretario mons. Gaenswein dice che c’è stato un malinteso con Sarah stesso, il quale ha agito certamente in perfetta buona fede:
http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2020/01/14/gaenswein-via-firma-ratzinger-da-libro_1a57aa51-6789-463f-a5b1-30d16e8febd3.html
Che dire?
Sì, lo dico: dentro la Chiesa imperversa una confusione che definire furibonda e parossistica è riduttivo. Satana è sfrenato (ma presto Maria Santissima Corredentrice nostra lo rimetterà al posto suo: sotto il calcagno una volta per tutte).
Scusate se ripeto quanto scrivevo qui ieri:
Qualsiasi cosa capiti, stiamo aggrappati a Sacre Scritture, Sacra Tradizione e Magistero autentico e irreformabile, e obbediamo al legittimo Papa regnante Francesco sempre e docilmente, a condizione che quel singolo atto di obbedienza non sia in palese conflitto con i tre pilastri suddetti, perché diversamente andremmo contro la volontà di Dio, e questo non possiamo farlo, abbiamo l’assoluto dovere di non farlo (“non possum”). E se cadiamo, confessiamoci ed emendiamoci, senza ascoltare le sirene del lassismo.
Esempio concreto: mai e poi mai, sulla base del cosiddetto “paradigma Amoris laetitia”, un divorziato “risposato” convivente more uxorio che non recede dalla sua condizione adulterina acceda alla Comunione sacramentale (o sia autorizzato a farlo da qualsivoglia sacerdote), poiché tale accesso sarebbe gravemente contrario alla volontà di Dio, checché infaustamente ne pensi il Papa regnante Francesco, e checché ne dica “Amoris laetitia”.
La quale al riguardo non ha mutato nulla ma proprio nulla del Magistero della Chiesa e della relativa disciplina, come può confermare ogni teologo di provate competenza, ortodossia e profondità speculativa, di specchiata rettitudine di vita cristiana e patente onestà intellettuale, cioè ogni teologo che conosca alla perfezione il Magistero (e che cosa significhi “cambiare il Magistero”), lo viva nella sua carne e non sia un adulatore del Papa regnante e delle sue personalissime opinioni al riguardo, sventuratamente e ampiamente spacciate per Magistero autentico, con le conseguenze disastrose (oltraggio al sacramento del matrimonio e alla Santissima Eucaristia, coonestazione di fatto dell’adulterio…) che sono sotto gli occhi di tutti.
Che Dio ci aiuti! Sempre lieti nel Signore…
Signor Giuliano Guzzo,
non presti tanta attenzione a questi “fumi” nel seno della Chiesa Cattolica Romana.
Veda «la crisi che attraversa la Chiesa è impressionante» la spiegazione che ci viene da Cristo stesso:
Quando IO ritornero’ di nuovo sulla Terra trovero’ ancora Fede nella mia Dottrina? (Un Meteo terribile.)
Ci fa eco lo scrivere di San Paolo Apostolo: ma prima la Grande Apostasia: ora in corso. (AD 2020)
Penso che lei stesso la vede.
Io sono vecchio, ma lei vedra’ anche il sacrilegio della durata di tre anni e mezzo (Apocalisse) quando la Santa Messa sara’ sospesa.
Quanto poi all’Anticristo deve farsi lei le sue proiezioni.
La mia personale opinone non e’ molto lontana nel tempo la sua entrata nella Chiesa.
Ancoriamoci alla Parola Tradizione Magistero della Chiesa Romana e manteniamo intatta la nostra Fede Cristiana costi quel che costi.
Cordiali saluti,
Paul Candiago.
(candiago.p@bmts.com)
Riassumendo
1) I bergogliani mistificatori minimizzatori affermano che c’è piena sintonia tra il Papa regnante e il Papa emerito sul celibato sacerdotale.
Ma è falso, come si può constatare leggendo qui:
https://lanuovabq.it/it/preti-sposati-si-e-no-il-piano-per-picconare-il-celibato
e qui (post scriptum 1):
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/01/13/ancora-dal-libro-bomba-di-ratzinger-e-sarah-piccola-antologia-sul-celibato/
2) i bergogliani mistificatori minimizzatori sostengono che, se Papa Francesco accordasse facoltà a un vescovo di ordinare, nella regione amazzonica, maschi sposati, non attenterebbe al celibato sacerdotale, perché già Benedetto XVI ha consentito al clero uxorato anglicano di entrare nella Chiesa Cattolica e di ricevere l’ordinazione sacerdotale.
Ma anche questa è una falsità:
https://lanuovabq.it/it/preti-sposati-i-giochi-di-prestigio-di-tornielli
Fate sapere come stanno le cose, perché i mistificatori bergogliani hanno in mano tutta la stampa ufficiale (pure la cosiddetta “buona stampa”), e quindi anche i poveri cattolici in buona fede rischiano di essere ingannati dalla martellante propaganda mistificatrice.
[…] Fate sapere come stanno le cose, perché i mistificatori bergogliani hanno in mano tutta la stampa ufficiale […]
111. Molte delle comunità ecclesiali del territorio amazzonico hanno enormi difficoltà di accesso all’eucaristia. A volte ci vogliono non solo mesi, ma anche diversi anni prima che un sacerdote possa tornare in una comunità per celebrare l’eucaristia, offrire il sacramento della riconciliazione o ungere i malati nella comunità. Apprezziamo il celibato come dono di Dio (Sacerdotalis caelibatus, n. 1) nella misura in cui questo dono permette al discepolo missionario, ordinato al presbiterato, di dedicarsi pienamente al servizio del popolo santo di Dio. Esso stimola la carità pastorale e preghiamo che ci siano molte vocazioni che vivono il sacerdozio celibe. Sappiamo che questa disciplina «non è richiesta dalla natura stessa del sacerdozio (…) anche se possiede molteplici ragioni di convenienza» con esso (Presbyterorum ordinis, n. 16). Nella sua enciclica sul celibato sacerdotale, san Paolo VI ha mantenuto questa legge e ha esposto le motivazioni teologiche, spirituali e pastorali che la sostengono. Nel 1992, l’esortazione postsinodale di san Giovanni Paolo II sulla formazione sacerdotale ha confermato questa tradizione nella Chiesa latina (cf. Pastores dabo vobis, n. 29). Considerando che la legittima diversità non nuoce alla comunione e all’unità della Chiesa, ma la manifesta e la serve (cf. Lumen gentium, n. 13; Orientalium ecclesiarum, n. 6), come testimonia la pluralità dei riti e delle discipline esistenti, proponiamo di stabilire criteri e disposizioni da parte dell’autorità competente, nel quadro della Lumen gentium, n. 26, per ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti della comunità, che abbiano un diaconato permanente fecondo e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato, potendo avere una famiglia legittimamente costituita e stabile, per sostenere la vita della comunità cristiana attraverso la predicazione della Parola e la celebrazione dei sacramenti nelle zone più remote della regione amazzonica. A questo proposito, alcuni si sono espressi a favore di un approccio universale all’argomento.
[placet: 128; non placet: 41]
Grazie, Roberto, per averci ricordato quanto siano stati trascurati dalla stampa ufficiale i 41 valorosi padri sinodali che hanno votato contro l’irricevibile n. 111 del documento finale del sinodo panamazzonico.
Il quale, contraddicendosi platealmente, cita l’insegnamento di San Giovanni Paolo II nella “Pastores dabo vobis”, e poi sfacciatamente propone di ordinare in Amazzonia maschi sposati, cioè esattamente l’opposto di quanto insegnato da San Giovanni Paolo II.
A beneficio di tutti, propongo il link all’esortazione apostolica di San Giovanni Paolo II, perché si possa agevolmente constatare quanto ciò che vi è insegnato sia incompatibile con l’ordinazione di maschi sposati in Amazzonia (si veda soprattutto il citato n. 29):
http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_25031992_pastores-dabo-vobis.html
https://costanzamiriano.com/2019/10/12/riflessioni-su-eucarestia-amazzonia-e-celibato/ a proposito del desiderio di accedere all Eucarestia da parte delle popolazioni indigene!!!!!
In buona sostanza, copertina o non copertina, considerate le inoppugnabili prove allegate dal card. Sarah attestanti la piena condivisione dell’intero contenuto del libro da parte del Papa emerito, risultano confutate le illazioni dei bergogliani mistificatori secondo i quali non ci sarebbe affatto perfetta sintonia tra la teologia del celibato sacerdotale di Sarah illustrata dal porporato nel libro e quella di Benedetto XVI:
https://lanuovabq.it/it/chi-guida-il-rullo-compressore-contro-benedetto-e-sarah
Risultano pertanto pienamente condivise da Benedetto XVI le dure, sacrosante critiche mosse nel libro alle indifendibili tesi propugnate tra gli altri da Lobinger:
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/01/13/ancora-dal-libro-bomba-di-ratzinger-e-sarah-piccola-antologia-sul-celibato/
E con ciò stesso risulta confutata la tesi minimizzatrice secondo cui corre perfetta sintonia, in ordine al celibato sacerdotale, tra Benedetto XVI e Francesco.
Quest’ultimo infatti, all’opposto del Papa emerito, ha espresso vivo interesse (vedasi link precedente) e sostanziale apprezzamento per le indifendibili tesi di Lobinger.
Ora ai bergogliani mistificatori non resta che tentare la via psichiatrica, ossia non resta che insinuare che Benedetto XVI ha sì condiviso il contenuto del libro, ma non l’ha capito appieno perché ormai severamente inebetito dal peso degli anni.
Il che è totalmente smentito non solo dalla testimonianza di chi lo frequenta, ma anche dalla lettura del contributo profondo e lucidissimo che ha affidato al libro.
Gentile sig. Martinetti, in realtà, io “bergogliano” (per usare un termine da lei stra-abusato), intendevo piuttosto valorizzare la maggioranza contrapposta ai “valorosi” (ma de che?). Le spiego meglio il perché.
La questione del clero uxorato è sempre stata dibattuta a motivo del fatto che fino all’VIII secolo vi era un clero uxorato e un clero non uxorato. Occorre però ricordare che il sacramento dell’ordine può essere ricevuto da una persona sposata, ma nessuna persona ordinata si può sposare dopo avere ricevuto il sacramento dell’ordine. Quindi, già dai primi secoli si danno «sposati sacerdoti» ma non «sacerdoti sposati», nel senso detto prima. Inoltre va anche ricordato che fino all’VIII ogni sposato che diveniva sacerdote doveva astenersi dai rapporti matrimoniali con la moglie, quindi vivere in stato di continenza sessuale. La qual cosa a cominciare dal sec. VIII è stata abbandonata e si è cominciato a permettere more uxorio anche oltre l’ordinazione da parte degli sposati divenuti preti. Così pure nella Chiesa orientale, e anche oggi (sia cattolica sia ortodossa).
Dal 1139 con il Concilio Laternanense II si impose il celibato per i preti della chiesa latina occidentale. E oggi siamo ancora all’interno di tale legislazione.
In sintesi, se si vuole essere fedeli alla chiesa antica si dovrebbe permettere a persone sposate di diventare preti, ma una volta divenuti sacerdoti, in accordo con la moglie si assume l’eunuchia del testo di Mt 19 secondo la quale i discepoli erano detti “eunuchi per il Regno dei cieli”, cioè nel gruppo di Gesù, nonostante fossero sposati e avessero avuto anche figli praticavano la continenza a motivo dello sguardo escatologico per le cose ultime e per la vita oltre la morte nella quale non sarà più necessario riprodursi…
E’ chiaro che una prospettiva del genere oggi verrebbe poco accolta. E dunque si è aperta l’ipotesi di concedere, come nella Chiesa orientale, la possibilità di sposati per divenire sacerdoti. Nel sinodo dell’Amazzonia addirittura si parla di Viri probabi, cioè di persone sposate già catechiste con ruolo pastorale che vengano accolte nella preparazione al sacramento dell’ordine…
Gentile sig. Roberto,
la sua posizione soffre di un gravissimo difetto.
Fa riferimento insistito a una idealizzata “chiesa primitiva”, “chiesa antica”, che via via si sarebbe allontanata dalla propria sorgiva genuinità, la quale ora andrebbe in qualche modo ristabilita, sicché il n. 29 dell’esortazione apostolica “Pastores Dabo Vobis” di san Giovanni Paolo II (così vigoroso nell’insegnare che è volontà della Chiesa, ammaestrata dal Suo Sposo e Nostro Signore Gesù Cristo, che il sacerdote sia celibe), risulterebbe solo la deplorevole ultima tappa di un percorso di deplorevole allontanamento dalla sorgiva genuinità della chiesa “primitiva”, “antica”.
Questa posizione palesemente è contraria all’ortodossia cattolica, la quale insegna che, lungo il suo cammino nella storia, il Magistero della Chiesa, incessantemente assistito e illuminato dal Suo infallibile divino e unico Maestro, nulla contamina o svia o smarrisce della verità che viene dal divino Maestro, ma per grazia dell’unico divino Maestro è accompagnato per mano a sempre meglio riconoscere, penetrare e proclamare nella sua integralità la verità che il divin Maestro munificamente e infallibilmente non cessa di offrirgli, a beneficio dell’intero gregge dei fedeli.
Quindi, lungi dall’essere considerato un insegnamento purtroppo non compiutamente aderente alla sorgiva autenticità della “chiesa primitiva”, l’insegnamento di Giovanni Paolo II va accolto come il dono salutare che il Magistero autentico ha ricevuto infine dal Suo divin Maestro. Dono di inestimabile valore, giacché consente a tutti noi di intendere, meglio che in passato, che volontà del nostro divino e infallibile Maestro, Dio vero da Dio vero, è che il sacerdote sia celibe, perfettamente configurandosi a Cristo stesso, unico Maestro e Sacerdote.
Ogni esegesi di Mt 19 che pretenda discostarsi da quanto in 1 è senza alcun dubbio sviata, giacché le Sacre Scritture vanno interpretate sempre e soltanto in piena conformità al Magistero autentico della Chiesa (diversamente, anche l’esegeta più dotto e titolato farà dire alle Scritture ciò che esse non dicono, cioè fraintendera’ sventuratamente le Scritture, facendone non già Parola di Dio, ma stolta e forviante parola umana).
@Roberto
Dimenticavo: è palesemente autocontraddittorio sostenere che, nella “chiesa primitiva”, il discepolo di Gesù si fa eunuco (cioè, ancorché sposato, è tenuto a praticare perfetta e perpetua astinenza), e poi, sulla base di una presunta fedeltà alla medesima suddetta “chiesa primitiva”, sostenere che in Amazzonia vadano ordinati sacerdoti maschi sposati NON tenuti a praticare perfetta e perpetua astinenza.
Suvvia, non inganniamo la gente, un minimo di coerenza, non ci propini il giochetto delle tre carte!
Il colmo è che, ad avallo della sua posizione, afferma che in Amazzonia questa patente infedeltà alla presunta “chiesa primitiva” (da consumarsi – si badi bene – per… essere fedeli alla medesima “chiesa primitiva”!) sarebbe motivata dal fatto che in Amazzonia l’astinenza perfetta e perpetua “oggi sarebbe poco accolta”. Che è come dire che l’adulterio andrebbe permesso, anzi favorito, giacché la fedeltà matrimoniale oggi sarebbe poco accolta!
Suvvia, ci risparmi questi sragionamenti patetici, offensivi della intelligenza di tutti, e soprattutto la smetta di pretendere di cavare conclusioni tanto sviate dalla Parola di Dio, che meriterebbe un po’ più di rispetto … La sua è una logica mondana, solo mondana, tristemente mondana.
Stasera il Papa emerito e il card. Sarah si sono incontrati – comunica il cardinale – “in ragione delle polemiche incessanti, nauseabonde e menzognere” concernenti il noto libro; e “abbiamo potuto constatare che non c’è alcun malinteso fra di noi”:
https://mobile.twitter.com/Card_R_Sarah/status/1218246777423519745
https://mobile.twitter.com/Card_R_Sarah/status/1218246805034545157
Quindi smentiti definitivamente i bergogliani mistificatori: il Papa emerito Benedetto condivide e approva in pieno l’intero contenuto del libro, ossia è fermissimamente, categoricamente contrario all’ordinazione di maschi sposati in Amazzonia:
https://www.lanuovabq.it/it/sarah-ordinare-preti-sposati-e-una-catastrofe-pastorale
Se ne facciano una ragione tutti, ma proprio tutti. Anche il Papa regnante Francesco (che Dio lo assista).
Con questo commento mi congedo dal blog (da questo e da tutti), preferendo dedicare più tempo alla preghiera in questa lunga notte oscura della Chiesa. Oscura ma non illune, giacché, come insegna S. Ambrogio, anche la Chiesa, come la luna, ha le sue fasi.
Ringrazio il gentile dott. Guzzo e auguro a tutti ogni bene nel Signore.
Solo per segnalare che – lo leggo solo ora – è stato pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana un bellissimo articolo di Luisella Scrosati (che ringrazio per la scienza e la sapienza autenticamente cristiane che vi ha riversato, sorrette da fortezza altrettanto supernamente ispirata), nel quale (come non faticherà a ravvisare chi mi ha letto qui) mi riconosco pienamente, e che ben illustra la posizione che, dopo averla lungamente meditata nella preghiera, non potrò non tenere (perché diversamente sono assolutamente convinto che andrei contro la volontà di Dio) qualora il Papa regnante Francesco sventuratamente avallasse cedimenti in ordine all’obbligatorieta’ della continenza per i sacerdoti:
https://www.lanuovabq.it/it/il-papa-accettera-i-preti-sposati-uno-scoop-scontato
Grazie, buona domenica a tutti!
Gianfranco Ravasi, eminente biblista, disse che: «Il nesso tra sacerdozio e celibato, secondo il Concilio Vaticano II, ha un alto “rapporto di convenienza…ma non è un vincolo teologicamente necessario e strutturale…ed è in quest’ottica che il sinodo per l’Amazzonia ha inteso proporre soluzioni affinché la bella notizia del Vangelo possa raggiungere popolazioni ed offrire loro una speranza nuova, una prospettiva anche diversa ma profondamente autentica al punto che annunciare Gesù Cristo significhi sempre di più intercettare i veri bisogni e desideri di ogni uomo. Comprendere che l’annuncio del Vangelo fa bene ad ogni comunità degli uomini, quand’anche fosse la più isolata, non ha nessuna pretesa di sopraffazione di un ordine e sensibilità acquisiti nel corso di una lunga tradizione bimillenaria, ma conserva la memoria della fatica dell’origine che il nostro fondatore un giorno consegnò ai suoi discepoli.
Una Chiesa chiamata ad immergersi pienamente in certe realtà particolari, come richiede il caso delle comunità dell’Amazzonia, non smarrisce la sua continuità originaria e fontale, ma si rende protagonista attiva nei mutamenti continui della nostra epoca: una Chiesa capace di ringiovanire seppur senza assumere le fallaci logiche di questo mondo.
@Roberto
Come ognuno può constatare, lei ha risposto assolutamente a nessuna delle gravi obiezioni che le ho mosso.
Evidentemente, non sa farlo, e non sa farlo poiché
1) come ho mostrato, viola il principio di non contraddizione, e quindi non si pone nelle condizioni di poter argomentare e sostenere validamente una tesi
2) difetta a lei, come a molti teologi e biblisti e purtroppo vescovi e porporati (più o meno rinomati), ma grazie a Dio non a San Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI, una retta (cioè: compiutamente conforme al disegno di Dio) contezza dei rapporti correnti tra Sacre Scritture, Magistero e Tradizione (eppure il Vaticano II con Dei Verbum qualcosa di chiarissimo e ineludibile l’ha detto, al riguardo).
Per capire le Scritture bisognerebbe conoscere approfonditamente Magistero e Tradizione, altrimenti – ripeto – si finisce, più o meno volontariamente, per interpretare le Scritture deformandole, per predicare un vangelo immaginario (estraneo alla reale volontà di Gesù Cristo), giacché ci si accosta alla Parola di Dio secondo logiche ermeneutiche mondane che intrinsecamente le ripugnano.
Credo di aver dimostrato che nelle prime comunità cristiane il celibato ecclesiastico non esisteva e che se si vuole essere fedeli alla chiesa antica si dovrebbe permettere a persone sposate di diventare preti. Ora, per raggiungere comunità isolate dove vi è scarsità di clero come nel caso dell’Amazzonia, si torna a parlare di viri probati che rappresentano comunque un’eccezione per stato di necessità.
A tal proposito giova ricordare che già nel 1206 Papa Innocenzo III dispose che si potessero impiegare dei “viri probati” affinché potessero dedicarsi alla predicazione contro gli eretici laddove il clero latitava.
@Roberto
Lei non ha dimostrato proprio nulla di ciò che afferma di aver dimostrato, e soprattutto non entra mai nel merito delle obiezioni chiarissime che le fatto.
Ciò è molto scorretto nei confronti miei, che seguito a interloquire con lei nel merito, e dei lettori che ci stessero seguendo.
Riassumo a beneficio di tutti:
Lei afferma che, essendo fedeli alla “chiesa antica” nella quale il sacerdote è maschio sposato e tenuto alla continenza perfetta, dovrebbe essere possibile ordinare in Amazzonia maschi sposati NON tenuti alla continenza perfetta.
Come ciascuno vede, ciò è una palese contraddizione, la quale vanifica il suo ragionamento.
Inoltre lei sostiene che in Amazzonia i maschi sposati non dovrebbero essere tenuti alla continenza perfetta poiché questa condotta “oggi sarebbe poco accolta”.
Le ho fatto notare che questo modo di pensare è ispirato esclusivamente a una logica mondana, non solo non divina, ma chiaramente antidivina, ossia anticristiana. Infatti – esemplificavo – se valesse questa logica allora anche un coniuge non sarebbe tenuto alla fedeltà, poiché “questa condotta oggi sarebbe poco accolta”, né a rifiutare la contraccezione, poiché “questa condotta oggi sarebbe poco accolta”.
Insomma: applicando questa logica (mondana, anticristiana) la Chiesa dovrebbe permettere a chiunque di fare ciò che la maggior parte della gente fa, perché se prescrivesse qualcosa di diverso tale prescrizione “oggi sarebbe poco accolta”.
In questo modo, la Chiesa diventerebbe la stolta, inutile cortigiana del mondo, prescrivendo di fare solo ciò che la maggioranza delle persone già fa e prescrivendolo proprio perché la maggioranza delle persone già lo fa.
Veda lei, seguendo questa logica, a che cosa si ridurrebbe la Chiesa…
Ora lei mi dice che “nelle prime comunità cristiane il celibato ecclesiastico” non esisteva. Lascio valutare a competenti storici nel cristianesimo la pertinenza di una affermazione tanto assoluta. Mi limito a ribadire che
a) se anche fosse vero ciò, è vero che agli albori del cristianesimo il sacerdote coniugato era tenuto ad astenersi dai rapporti coniugali, alla perfetta continenza, il che non accadrebbe se fosse accordata facoltà, in Amazzonia (e poi altrove? Perché no, se il motivo è la penuria di clero?), di ordinare sacerdoti sposati non vincolati alla perfetta continenza
b) come le ho già spiegato – senza ricevere risposta – lei ha una concezione della Chiesa come di un museo delle cere, in cui ciò che accadeva agli albori va riprodotto identico, e se qualcosa cambia occorre rimediare, rettificare per ripristinare la perfetta, perduta identità con i mirabili albori.
Si tratta di una concezione falsa, perché – le dicevo – il Magistero, guidato lungo la storia da Cristo unico Maestro e Sacerdote, ha chiaramente mostrato infine (vedasi san Giovanni Paolo II, Pastores Dabo vobis, n. 29) che volontà di Cristo (e quindi della Chiesa, Sua Sposa) è che il sacerdote sia celibe, perfetto “alter Christus”, interamente configurato a Cristo unico Sacerdote.
Ma che “testun”, o Signur!
Riprendo: La questione sul celibato dei preti é delicata e complessa, (tanto da attizzare polemiche e diverbi tra le alte gerarchie ecclesiastiche) . Tuttavia, io ritengo che non debba scandalizzare il fatto che nella Chiesa possano entrare mentalità mondane perché di fatto lo spirito di mondanità o il rischio di questo c’è sempre stato, ieri come oggi. In ogni caso la Chiesa Cattolica ha sempre dato un’importanza al celibato e in generale a questo modo di testimoniare la fede e lo ha fatto anche per ragioni culturali che sensibilizzavano il popolo a quei tempi e lo portavano a un maggior rispetto di Dio. Così il nostro mondo occidentale, ad un certo punto della storia, ha escluso il matrimonio per i ministri ordinati, ma questo é avvenuto solo in epoca lontana dalle origini della cristianità e solo nell’Occidente europeo, che ha maggiormente conosciuto le contaminazioni pagane e le deviazioni illuministiche della cultura moderna. Non é stato così per esempio in Oriente, dove chiese cattoliche di rito orientale, come anche tutte le chiese ortodosse, hanno mantenuto una struttura e una “carriera ecclesiastica” più fedele alle origini della Chiesa e cioè hanno conservato, per il sacerdote che si ritrovi al servizio di una comunità, la possibilità di farlo anche da sposato. In queste chiese e in alcune chiese cattoliche di rito orientale, infatti, il celibato é richiesto al monaco che ha scelto questa specifica testimonianza di fede e ai presbiteri che desiderno liberamente accedere all’episcopato. Bisogna quindi chiarire e prendere coscienza che il celibato dei preti é una delle regole specifiche della sola Chiesa Cattolica sia di rito latino, sia di altre ritualità occidentali come ad esempio il rito ambrosiano o il rito ispanico. Si tratta però di una Chiesa che si identifica come cattolica, perciò di per sé é chiamata a rispettare e non rifiutare anche altre caratteristiche rituali e altre esigenze culturali, coscienti del fatto che la diversità può essere una ricchezza per tutti, nell’insieme. Sulla questione del sinodo per l’Amazzonia, pare che questo sinodo abbia individuato soluzioni possibili solo in certe situazioni e solo per quella determinata cultura. Si tratterebbe di far entrare nella cattolicità una nuova ritualità specifica per una cultura particolare, ma che ovviamente non può essere estesa a tutti! In questo modo anche queste novità proposte diventano sì proprie del Cattolicesimo, ma lo sono perché specifiche di quel luogo, e non perché diventano obbligatorie per tutti e in tutti i contesti culturali. Quello che voglio dire é che anche se il prete sposato potrebbe essere ammesso, potrà esserlo solo in certi casi e in certi contesti, non certamente in Italia o in Europa dove il valore del celibato é fondato su una tradizione rispettabile e teologicamente riconosciuto da tutti come valido e necessario per svolgere il ministero ordinato. Invece in altri contesti lontani, in cui la fede cattolica é arrivata solo di recente, non c’è una tradizione culturale che sia in grado di poter accogliere il celibato e la verginità per cui c’è bisogno di un processo che permetta alle persone di cogliere il valore del celibato per quanto a loro è possibile! Così, come le ho mostrato prima per la questione delle chiese di rito orientale, il sinodo dell’Amazzonia non mi sembra particolarmente sconvolgente perché queste soluzioni già esistono in certi contesti culturali specifici già da secoli!!! I padri conciliari non hanno fatto altro che ripropone soluzioni già proposte per altri contesti orientali. Diciamo allora che il sinodo per l’Amazzonia, a mio parere, può esserci utile non tanto per le soluzioni proposte, che a noi italiani non implicano poi modifiche nella nostra tradizione liturgica, ma per ampliare la riflessione perché di fatto queste richieste nascono da una serie di situazioni che già si sono verificate in tempi in cui nascevano in Oriente chiese che da acefale (cioè senza un capo e una guida) sono passate al Cattolicesimo ottenendo perciò in questo modo dalle attenzioni specifiche e più adatte alla loro cultura, piuttosto che essere abbandonate a loro stesse. Tutto questo riemerge oggi che ci ritroviamo una Chiesa (ma soprattutto anche una cultura e una società) che si apre alle marginalità, alle minoranze e in questo é importante non cadere nel giudizio ma restare obiettivi, cercando di capire prima come poter vedere le cose con uno sguardo più universale rispetto al nostro. Personalmente, infatti, non voglio credere che il desiderio della Chiesa sia fare proseliti (perché in questo credo che sia cosciente di aver già fallito, dato lo stato di indifferenza religiosa che sperimentiamo), ma, come ho scritto all’inizio, poiché la questione é complessa, penso che sia saggio non prendere posizione immediata e fidarsi delle persone predisposte all’ascolto dei popoli e delle culture e che possono avere una visione d’insieme delle diverse situazioni concrete di certe chiese. Sia perché la loro visione é molto più ampia della mia, sia perché alla fine sono loro ad averne anche la responsabilità! Ecco, allora penso che, poiché sta a loro trovare soluzioni di cambiamento o di stasi, la cosa più evangelica da fare, ma anche la più intelligente, é sicuramente pregare per chi in questi tempi difficili ricopre una responsabilità in questa nostra Chiesa chiamata a diventare sempre più universale e quindi ad includere e prendersi cura di tutti in modo particolare.