Devo di certo essermi perso qualcosa perché da giorni, anzi settimane, esponenti di spicco del mondo cattolico, sia esso culturale – come Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la solidarietà – o direttamente ecclesiale – come padre Bartolomeo Sorge, storico direttore di Civiltà Cattolica – hanno preso a criticare non qualche laicista, qualche eretico o qualche odiatore anticristiano (tutte categorie oggi ottimamente rappresentate) ma un cardinale di santa romana Chiesa, Camillo Ruini, reo, in un intervista al Corriere, di non aver vomitato parole d’odio contro Matteo Salvini e di aver ricordato che il «“cattolicesimo democratico”, in concreto il cattolicesimo politico di sinistra, in Italia ha sempre meno rilevanza».

Ora, lungi da chi scrive la volontà di rinfocolare polemiche. Tuttavia viene davvero da chiedersi se – in una Chiesa a corto di vocazioni, con l’8×1000 naufragante (2.000.000 di crocette in meno sulla dichiarazione dei redditi in appena 7 anni), sacerdoti che perdono il senno (giorni fa un prete, in Austria, ha celebrato l’unione civile tra due donne) e tutto il resto – ecco, il problema sian le opinioni di un cardinale di 88 anni. In effetti, tanta foga nello scagliarsi contro l’ex presidente della Cei non fa che confermare due dati. Il primo è quello della misericordia metallica, per così dire, di certo mondo cattolico pronto a dialogare con chiunque, fuorché con chi è rimasto sul sentiero tracciato dai Wojtyła e dai Ratzinger, non proprio due tipacci dato che uno, come noto, è addirittura santo.

Il secondo dato emergente dagli antiruiniani è proprio il buon senso delle affermazioni del cardinale. Se infatti il porporato avesse veramente vaneggiato, non ci sarebbe stato bisogno di continuare a tornare – a distanza ormai di due settimane – sulla sua presa di posizione. Il fatto invece che si sia ancora qui a parlare delle parole dell’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo conferma che, ancora una volta, Ruini ha visto lungo e, soprattutto, ha visto bene. O forse vogliamo negare che, con larga maggioranza dei cattolici che vota Lega (Pagnoncelli docet), con quel partito si debba dialogare? E allo stesso modo come si può non vedere lo stato comatoso con in cui versa il cattolicesimo democratico, talmente innamorato dalla modernità da esserne stato fagocitato? Domande a cui ne possiamo far seguire una terza, che riassume tutto: tutti contri Ruini? Viva Ruini!

Giuliano Guzzo

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