E’ Pasqua? No. Natale? Neanche. E non è ancora manco domenica, a dirla tutta. Allora proprio non riesco a capirlo, limite mio si vede, il giubilo clericale per il Conte Bis, governo la cui formazione ha portato i vari padre Bartolomeo Sorge a far salti di gioia («Benedetto l’autogol di Salvini!») e padre Antonio Spadaro ad ipotizzare che l’esperienza gialloverde celasse non una crisi politica, ma «una crisi culturale e spirituale» che ora si sta iniziando a superare. Come a dire: adesso che la Lega non è più al governo, chiese e seminari torneranno a pullulare di fedeli.

Eppure qualcosa mi dice che così non sarà, perché la crisi spirituale esiste non per chi pensa troppo al tornaconto elettorale, ma per chi non pensa abbastanza alla salvezza delle anime. Motivo per cui più che dell’affluenza alle urne mi preoccuperei di quella ai confessionali, e più che del radicarsi del populismo dell’evaporare del cristianesimo. E invece niente: dall’incerta teologia si è passati all’improvvisata politologia e non se ne esce. Peccato, perché quando il Figlio dell’uomo tornerà sarà dura – Luca 18,8 è cristallino – cavarsela spiegando Lui che l’accoglienza funziona, i conti sono in ordine e l’Ue è coesa ma «la fede sulla terra», insomma, mica si può aver tutto dalla vita.

Giuliano Guzzo

*****

«Da leggere!» (Diego Fusaro)

«Un libro pieno di chicche» (Rino Cammilleri)

«Un viaggio tra vicende note e meno note con lo scopo di aiutarci a sviluppare il senso critico» (Aldo Maria Valli)

Ordinalo in libreria oppure acquistalo subito su Amazon