In un mondo serio, o anche solo meno pazzo del nostro, ritirerebbero il Nobel per la Pace di cartone assegnato a Barack Obama e ne assegnerebbero uno vero al suo successore, Donald Trump. Per quale motivo? Ma per tutti i conflitti armati che, a sentire i giornaloni, avrebbe potuto scatenare senza poi farlo. In Siria, Venezuela, Corea del Nord e, da ultimo, in Iran, con un attacco evitato all’ultimo proprio per evitare vittime innocenti («Ho fermato l’attacco per evitare 150 vittime, troppe») e per avviare, da subito, un negoziato senza alcuna precondizione con l’omologo iraniano Hassan Rohani o con la Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. Una decisione sorprendente solo per chi ha dimenticato giorni memorabili, come quello dell’incontro tra l’inquilino della Casa Bianca e Kim Jong-un.

Che Trump un Nobel per la Pace lo meriti, mica come Greta – candidata sul serio, anche se dopo l’ultimo maggio sarebbe stato più giusto darle il Nobel per la Pioggia – , lo lascia intendere Federico Rampini, che su Repubblica oggi scrive: «L’istinto di Trump non è quello del grilletto facile. Può usare un linguaggio minaccioso e lo ha fatto più volte, contro l’Iran o la Corea del Nord o il Venezuela. Ma tutti quelli che hanno gridato all’aggressione Usa – vedi Maduro – hanno agitato allarmi al vuoto. Lo stesso vale per tanti media progressisti. Per un paio di mesi a leggere la stampa liberal negli Stati Uniti pareva che l’intervento militare in Venezuela fosse alle porte. Non c’è stato […] L’isolazionismo può non piacere a chi, come gli europei, si era abituato a vivere di rendita sotto una sicurezza garantita dalla spesa militare americana [….] Però isolazionista e guerrafondaio non sono la stessa cosa, di solito».

Ora, sarà biondiccio, buffo, un po’ così, tutto quel che volete: ma i fatti sono fatti. E i fatti dicono che The Donald avrebbe potuto scatenare la Terza Guerra Mondiale già diverse volte. Ma non lo ha fatto. Per dire, l’osannata Killary Clinton – che la guerra, vedi Libia, la bramava già da segretario di Stato – a quest’ora ci avrebbe trascinati in un’apocalisse nucleare. Gli esperti spiegano l’atteggiamento di Trump con due ipotesi: la prima è che il Presidente Usa sia in lotta non col resto del mondo, ma con il «Deep State», l’apparato ombra che da sempre, chiunque vinca le elezioni, pretende di governare il pianeta; la seconda ipotesi è che Trump non abbia dimenticato un dato elettorale: gli ultimi due presidenti, lui e Obama, gli americani li hanno scelti tra coloro che si erano opposti all’invasione di Bush in Iraq nel 2003. Possono essere anche vere entrambe le ipotesi, sia chiaro. Intanto, però, diamoglielo, questo Nobel.

Giuliano Guzzo

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