Eh già, stavolta Pro Vita e Generazione Famiglia l’hanno combinata proprio grossa. Sì, perché i manifesti delle due associazioni contro l’utero in affitto circolati in questi giorni con le scritte «Due uomini non fanno una madre» e «Due donne non fanno un padre», oltre al mondo Lgbt e ad alcuni politici, hanno fatto imbufalire il noto youtuber Guglielmo Scilla, in arte Willwoosh, che contro questa iniziativa, nelle scorse ore, ha condiviso un video a dir poco arroventato. In appena 6 minuti Scilla colleziona infatti ben otto «cazzo» per spiegare come, secondo lui, quello di Pro Vita e Generazione Famiglia sia uno spot crudele, da gente senza cuore e che non si rende conto di «vivere nel 2018», qualunque cosa questa precisazione voglia dire. In realtà però è il buon Willwoosh, nel suo tentativo da un lato di demolire i manifesti contro l’utero in affitto, a inanellare una serie di inesattezze, imprecisioni ed errori che confermano come il nervosismo giochi sempre brutti scherzi.

Vediamo in sintesi di quali passaggi si tratta. Tanto per cominciare Silla spiega subito, nel video, che “la famiglia del Mulino Bianco” è una realtà estinta, che «capita a così pochi che ormai è una rarità». Ora, che “la famiglia del Mulino Bianco” – inteso come nucleo familiare permeato da perenne gioia – sia una rarità è ovvio, ma né Pro Vita e Generazione Famiglia hanno mai detto il contrario. Se però la tesi è che la famiglia composta da uomo, donna e figli sia estinta, le cose stanno diversamente. A dirlo non è qualche bigottone, ma l’Istat. Con una classificazione comprensiva di sei diverse tipologie – famiglie unipersonali, altre famiglie, coppia senza figli, coppia con figli, madre con figli, padre con figli – l’Istat infatti segnala come ancora oggi la più numerosa sia, con oltre 8.500.000 di unità, quella della coppia con figli. E considerando che le coppie omo con figli ammontano a poche unità, è facile comprendere come la vituperata famiglia tradizionale (diversa dalla “la famiglia del Mulino Bianco”) non solo non sia una rarità, ma risulti ancora maggioritaria.

Un secondo passo falso Willwoosh lo commette quando si chiede: «Perché fare cartellone contro le famiglie arcobaleno, quando stai parlando di utero in affitto?». Anche qui, nessuno ha mai detto che all’utero in affitto vi ricorrano solo coppie composte da persone dello stesso sesso; ma come non vedere come per esse, strutturalmente sterili, quella della maternità surrogata rischi di essere una strada obbligata? Per maggiori informazioni rivolgersi a Nichi Vendola, a Sergio Lo Giudice o a Francesca Vecchioni: c’è solo l’imbarazzo della scelta. La terza papera Silla la fa quando, sempre più accaldato, si chiede che senso abbia una campagna contro l’utero in affitto dal momento che la pratica, in Italia, resta illegale. Gli devono essere sfuggiti i tanti convegni anche universitari (ovviamente favorevoli) organizzati sull’argomento, le polemiche sugli atti di nascita che vedono diversi minori ottenuti con utero in affitto avere «due padri» e «due madri», e le vicende dei succitati personaggi famosi. Si vede che lo youtuber è un lavoro che lascia poco tempo per aggiornarsi.

Una quarta cantonata il Nostro la piglia poi quando spiega che, siccome ci sono un sacco di giovani che non hanno un padre e una madre, allora affermare «due uomini non fanno una madre» e «due donne non fanno un padre» significherebbe mancare loro di rispetto. Anche qui, un ragionamento sconcertante, che non coglie la differenza abissale fra la perdita accidentale o luttuosa di una figura genitoriale – causa divorzio, allontanamento o appunto lutto – e quella programmata dei figli della maternità surrogata commissionati da coppie dello stesso sesso. La quinta affermazione di Willwoosh che lascia basiti è quella secondo cui «dare la vita non è sinonimo di prendersene cura». D’accordo, ma allora? Che significa? Già nascono pochi bambini: alle poche coppie che scelgono di averne, dovremmo somministrare dei test? O far loro conseguire il Master di Buoni Genitori prima di rapporti non protetti? Oppure querelare direttamente Madre Natura per omofobia dato che ha assegnato fecondità solo a coppie etero, e manco a tutte?

Con ogni evidenza, «dare la vita non è sinonimo di prendersene cura» – al pari delle osservazioni secondo cui un bimbo può crescere bene anche solo con uno zio o se allevato dai nonni – oltre a non sconfessare affatto l’idea che nella generalità dei casi la compresenza di padre e madre sia la miglior garanzia per un figlio, è solo uno slogan con finalità ben precise: deviare l’attenzione. Infatti, nel corso dei sei minuti di sermone – e tra un «cazzo» e l’altro – allo youtuber è riuscito un colpo da maestro: quello di prendersela coi critici dell’utero in affitto senza…dire nulla sull’utero in affitto. La sola considerazione che gli è scappata circa la maternità surrogata è quella secondo cui è cosa «da ricchi»; per il resto, il video è un piccolo capolavoro di distrazione dal cuore del problema, che è il seguente: è tollerabile che dei compratori possano prima commissionare e poi strappare un figlio ad una madre, così ridotta a incubatrice conto terzi? Questo, alla fine, andava chiarito e questo è stato aggirato. Bravo Willwoosh, ben fatto. Ma noi non la beviamo.

Giuliano Guzzo