E’ bello scrivere cose vere, ma è ancora più bello rendersene conto. E ho i miei dubbi che a Repubblica si siano resi conto, ieri, di aver pubblicato un lungo articolo che elogiava la maternità. Sì, proprio la cara vecchia, vituperata maternità. Ovviamente tale apologia mica era esplicita – parliamo pur sempre del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari -, eppure il pezzo di Valeria Pini trasudava verità fin da quel bel titolo, «Allattamento al seno, quel gesto che fa bene a mamma e bimbo», che rammenta come ogni tanto, al pari degli orologi fermi, pure i giornali faziosi possano essere consultati.
Certo, non sarebbe male che a Repubblica tenessero a mente l’allattamento anche quando tifano per l’aborto, che oltre al latte toglie la vita, o per l’utero in affitto, che decretando il distacco dei bimbi dal seno materno triplica per loro i rischi deficit di attenzione e iperattività (Breastfeeding Medicine, 2013), ma non è detto che non accada. Chissà. Intanto è già qualcosa che un articolo corretto sia scappato a una testata progressista, essendo il progressismo sinonimo di menzognificio. C’è infatti chi involontariamente commette errori, e chi involontariamente ammette scomode verità: nel caso del quotidiano debenedettiano, temo le due cose coincidano. Grazie, dunque, di aver sbagliato.
felix culpa 😄
1 – Sono perfettamente d’accordo nel ritenere la maternità una cosa splendida e da rivalutare, oltre che da tutelare.
2 – L’allattamento è sicuramente, preso come atto singolo, un momento che fa bene sia alla mamma che al neonato. Diciamo una “coccola” speciale.
3 – Tema allattamento.
Dirò qualcosa di controcorrente e, mi auguro, sbagliata.
Ho l’impressione che dietro al tema allattamento: così riscoperto e sponsorizzato negli ultimi anni (soprattutto dai “moderni”), ci sia una qualche dose di ideologia.
Ormai sembra che l’allattamento al seno sia l’unico e imprescindibile modo di crescere un neonato.
Personalmente, mia moglie e io abbiamo avuto un figlio e l’abbiamo cresciuto quasi esclusivamente con latte artificiale e biberon. E’ cresciuto benissimo e non ha avuto ripercussioni dal punto di vista medico. E’ sano e pasciuto. Non da segni di sindromi di abbandono o cose simili.
In più, dato che ogni pasto lo saziava a sufficienza (decidono i genitori quantità del latte e possono verificare quanto mangia il bambino), questo ha provocato che il bambino è cresciuto capendo fin da subito che esistono degli orari per i pasti, non ci sono state richieste di mangiare “ad capochiam” 😉 e la madre non è stata esasperata.
Per questa scelta siamo stati spesso criticati.
Altri conoscenti, invece, hanno scelto l’allattamento al seno. Risultato: esaurimento nervoso. Bambino costantemente affamato, richiedente cibo a qualsiasi ora, madre costretta ad allattare anche per 15 ore al giorno (a suo dire). Clima familiare (inevitabilmente) infuocato. Desiderio di avere altri figli? zero.
Io, ovviamente, non sono un campione statistico. Probabilmente ci sono casi opposti in tutta Italia (allattamenti idilliaci e biberon ditruttivi) e non vorrei innescare polemiche (su questi temi diventano roventi).
Credo che ognuno debba scegliere la soluzione più adatta al suo caso concreto. Credo che sia giusto l’allattamento quanto il biberon.
Detto ciò, quello che intendevo dire con questo mio breve commento è che ho la tentazione a pensar male e non vorrei che la forte e recente spinta/sponsorizzazione all’allattamento, anche vedendo da che “parte” arriva, fosse l’ennesima crociata ideologica, nascosta come sempre dietro concetti condivisibili (allattare fa bene alla mamma e al bambino), risultante da un misto di progressismo – il corpo è mio e me lo esibisco come voglio io (fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile vedere una donna in centro città con il seno scoperto) – ambientalismo – solo il latte naturale è buono mentre quello artificiale è chimico=orrore e tabù – e, infine, neo-malthusiana – dopo aver rischiato l’esaurimento nervoso per il primo figlio, ci penserai 30 volte prima di fare il secondo.
PS: non sono affatto certo di questa tesi. Semplicemente sono rimasto molto sorpreso dalla dose di rabbia e dogmatismo presente nei sostenitori dell’allattamento. Almeno quelli che ho incontrato io (magari sono stato sfortunato).
Forse i tuoi amici non erano a conoscenza che esiste anche il “tiralatte”, con il quale la mamma può tirarlo in anticipo (diciamo una settimana) e congelarlo e così gestire meglio le poppate.
anche a me non convince la provenienza della tendenza all’allattamento a oltranza e, dopo l’entusiasmo iniziale, ho abbandonato la “sottocultura della tetta” piena di invasate, esaurimenti e contraddizioni. é però innegabile che il latte materno sia il nutrimento migliore e che il biberon non sia neanche lontanamente un’alternativa equiparabile. ho purtroppo avuto io stessa e osservato dall’esterno il problema dell’esaurimento da allattamento, che non è da sottovalutare, ma si risolverebbe separando l’allattamento dall’educazione orizzontale in cui è sempre e comunque il bambino a dettare le regole. Mi spiego, non ha affatto senso, è anzi crudele, scegliere quanto un neonato debba mangiare e quando essere sazio, o lasciarlo piangere a 3 mesi per farlo abituare alle frustrazioni (spesso le quantità decise dai genitori o peggio ancora dal pediatra sono arbitrarie e non soddisfano l’interessato). Il sacrificio, del proprio tempo, del sonno, è prerogativa della madre, non del neonato! Tuttavia ho notato che una volta che i bambini crescono la mentalità non cambia, e il “vietato vietare” la poppata diventa vietato vietare qualsiasi cosa, applicando un malinteso metodo montessoriano che ricorda la casa delle libertà di Guzzanti. La natura vuole che allattiamo e a lungo, è verissimo, ma la natura vuole anche che dopo 2-3 anni arrivi un fratellino e il piccolo tiranno impari piano piano a sbrigarsela da solo, in modo che mamma si dedichi al più piccolo e quindi debole. In un mondo di figli unici, l’alto contatto è un suicidio.
Ciao Cosmo e Bradamante.
X Cosmo. chiaramente il tiralatte (e congelamento conseguente) è conosciuto da tutti. Il fatto è che, secondo la teoria della “tetta a tutti” (la chiamo io così x semplicità) anche l’aspetto fisico è fondamentale. Quindi il tiralatte è da vietare, perchè il bambino, per crescere bene, deve mangiare solo latte materno e solo dalla tetta.
X Bradamante.
“innegabile che il latte materno sia il nutrimento migliore e che il biberon non sia neanche lontanamente un’alternativa equiparabile”
A parte che non capisco come possa essere innegabile. Ciascuna donna ha un latte diverso. Alcune donne, addirittura, sebbene producano latte nè producono di una qualità molto “leggera”, insufficiente per sfamare adeguatamente il bambino. Conosco personalmente una signora che sebbene producesse molto latte, il medico gli ha consigliato di passare al latte artificiale, proprio perchè il suo latte era poco più di acqua. Il bambino era perennemente nervoso e piangente. Non appena ha cambiato il latte, il bambino si è quietato. Era fame. Semplice fame.
Quindi il moto “il latte materno è meglio di quello artificiale” può essere vero a livello generale (da dimostrare), ogni caso poi fa storia a sè.
Comunque, ammettiamo pure per un momento che il latte materno sia sempre la soluzione migliore per il bambino: stiamo parlando dal punto di vista alimentare, non globale.
Allora mi domando (davvero mi domando senza sarcasmo): è meglio un bambino cresciuto con il miglior latte possibile all’interno di un’ambiente molto teso al limite dell’esaurimento, oppure un bambino cresciuto con un latte adatto per la sua crescita all’interno di un ambiente normale/rilassato?
Inoltre concordo pienamente con te sul discorso “vietato vietare”. Si inizia con la poppata da dare ogni volta che il bambino vuole e poi ci si trova con il bambino di 5 anni ancora nel lettone dei genitori a dormire la notte (anche qui esperienza diretta di conoscenti)
Confermo che non sono affatto certo della mia tesi 😉
È meglio un bambino cresciuto con il miglior latte possibile, punto, l’atmosfera familiare è un capitolo a parte. e qui mi fermo perché di discussioni tetta sì – tetta no ne ho portate avanti talmente tante ai tempi che non ne posso davvero più. Mi rendo conto che oggi qualsiasi cosa puzzi di “sacrificio” è male, ma mi chiedo, se non ci si sacrifica per il proprio figlio neonato, chi o per cosa? Sulla superiorità del latte materno non servono neanche studi, il latte materno è il nutrimento giusto, le eccezioni restano eccezioni.
Dubito che ci sia da gioire: cotanti media sono accomunati da una spiccata schizofrenia. Quante volte sui femminili intervistano lo psicologo di turno che parla del ruolo di padre e madre quando due pagine prima hanno annunciato tutti orgoglioni di aver vinto un qualche diversity award perché attenti ai diritti dei cittadini a doppio senso. Ma nessuno pare neanche lontanamente accorgersene.
Gentile Giuliano Guzzo,
a mio modo di vedere Repubblica l’ha semplicemente smentita. Hanno mostrato di essere equilibrati ed obiettivi, dando una corretta informazione.
Cosa che purtroppo non posso dire del suo pezzo. Lei infatti spaccia per certa una ipotesi. L’articolo che lei cita ha questo titolo:
Breastfeeding May Protect from Developing Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder
“May” significa “potrebbe”, quindi non è certo. Infatti l’articolo conclude “We speculate that breastfeeding may have a protective effect from developing ADHD later in childhood”. “Speculate”, “speculiamo”.
Vede Giuliano, mi pare che lei abbia troppa fretta. Fretta nel giudicare Repubblica pestino quando la smentisce, fretta nello stabilire che alcune ipotesi scientifiche sono certe e altre no.
Ora le chiedo, lei che evidenzia presunti “errori” di repubblica, di fronte al testo preciso da lei citato, è capace ammettere il suo, di errore?
Solo una ipotesi? Mi scusi, gentile MicheleL, ma lei ha idea anche vaga quanta letteratura esista sui benefici – peraltro ben più decisivi di quello che ho riportato, si pensi alla riduzione di mortalità infantile – legati all’allattamento al seno? Chi derubrica a “ipotesi” le conseguenze positive di questa pratica, che sono davvero numerosissime, non se la deve vedere certo con il sottoscritto, ma con fior di specialisti. Il mio consiglio è di lasciar perdere o di rivolgersi direttamente a loro: avrà solo l’imbarazzo della scelta. Tante belle cose.
Gentile Giuliano Guzzo, lei non ha detto che allattare al seno porta benefici, quello lo ha detto la Repubblica e gli credo. Lei ha detto “decretando il distacco dei bimbi dal seno materno triplica per loro i rischi deficit di attenzione e iperattività (Breastfeeding Medicine, 2013)”. Questo mi è parso strano. Ho verificato e infatti non è come dice lei.
Io non derubrico a ipotesi le parole di Repubblica. Io le ho fatto notare, con frasi precise e riferimenti, che la sua, di frase, è falsa. Non c’è alcun decreto, ma c’è una ipotesi, un “may” e una speculazione, un “speculate”.
Il punto è semplicemente che lei ha detto una cosa falsa, definendo per stabilita quella che invece è una ipotesi. Il mio consiglio è per lei, ad informarsi con maggiore correttezza e ad ammettere un errore quando ne fa uno. Mi stia bene.
Io ho al massimo detto una cosa non provata, non falsa. Ricambio l’invito alla prudenza. Saluti.
ecco vede come talvolta la tanto idolatrata scienza non può far altro che tentare di tradurre in numeri ciò che il buon senso sa da sempre. Non c’è bisogno di studi cervellotici per dimostrare che , per motivi infiniti, spezzare il legame madre bambino è male. Attenzione, si puntano sempre i riflettori sui “benefici” dell’allatramento e del contatto madre – bambino. Sbagliato. Il contatto non è una pratica fra le tante, è la normalità, per questo porta vantaggi. È spezzare questo legame che causa danni, non sempre, non sempre gravi, ma ne causa. E se un giornale che un giorno si e quell’altro pure sostiene pratiche disumane lo riconosce, pur senza rendersene conto, almeno una pernacchia se la merita.
Equilibrati ed obiettivi.Repubblica?
Ma mi faccia il piacere.