«Yogurt scaduto» sarai te, Vito Mancuso, prete spretato che, con le dichiarazioni di oggi sul Fatto Quotidiano, oltraggi la Sposa di Cristo da un lato accostandola ad alimento cremoso, per giunta andato a male, e dall’altro definendola, sulla scia del cardinal Martini, «indietro di almeno duecento anni». Indietro? Come fa la Chiesa ad esserlo, dato che deve piacere a Gesù e non ai più? Noi cattolici non dobbiamo essere moderni ma eterni, lo insegnava Giacomo Biffi, quindi l’essere «indietro» o «avanti» non è che sia un problema piccolo, grande o enorme: semplicemente, non è un problema. Per niente.

Anzi, se oggi un vizio c’è, nei cristiani, è proprio la smania di apparire aggiornati, alla moda, «avanti». Smania suicida, fra l’altro. Forse infatti Mancuso lo ignora ma, mentre lui si lamenta perché a messa conta 25 persone, per 25 fedeli in più diverse confessioni «liberal» – specie le chiese protestanti nordeuropee – farebbero carte false, essendo ormai deserte benché possibiliste su aborto, morale sessuale e unioni gay. Perché in questo mondo liquido non serve che la barca Pietro diventi liquida anch’essa, o che si pensi «indietro di almeno duecento anni», ma che resti solida, reggendo il peso di chi vi si aggrappa. Ovvio, direte. Ma cosa pretendete che ne capisca uno yogurteologo.

Giuliano Guzzo