Che destra e sinistra siano categorie sorpassate lo si sa da vent’anni, e cioè da quando Marcello Veneziani diede alle stampe un libro illuminante, Comunitari o liberal. La prossima alternativa? (Laterza, 1999), ma pure le categorie di europeismo e sovranismo, ultimamente tanto di moda, non è che convincano fino in fondo. Almeno, non convincono me. Anzitutto perché lasciano intendere che il sovranista non ami l’Europa e che l’europeista non odi i popoli, in secondo luogo perché i grandi media hanno già associato la prima parola ad una colpa e la seconda ad un merito quando, semmai, è l’opposto. Fosse per me, infatti, parlerei di patrioti e invasionisti, di quelli che si sentono difesi dai confini e quelli che i confini li vorrebbero abbattere, di gente che supporta le identità e di gente che, al massimo, le sopporta.
Per il resto, non ho problemi a dirmi europeo, soprattutto se penso che la bandiera è quella disegnata dal cattolico Arsène Heitz che, da buon devoto alla Madonna, indossava la «Medaglia Miracolosa», con le dodici stelle che troviamo oggi anche nel vessillo dell’Europa su sfondo – guarda caso – d’inconfondibile azzurro mariano, senza dimenticare che tale bandiera fu adottata, nel 1955, il giorno 8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione. Temo invece che molti europeisti abbiano problemi a dirsi patrioti dato che questo, nel Vecchio Continente, non fa rima con grattacieli né con moschee ma con campanili, piazzette, monasteri, manoscritti, campagna, abitazioni antiche, vicoli, crocefissi, vino, radici che non gelano. Tutte quante cose che, ben più che per un moneta o un mercato comune, ti fanno gioire per storia unica. Da amare. Da difendere. Da continuare a far vivere.
Patriotism is the last refuge of scoundrels
E’ veramente difficile trovare una definizione sintetica di questo gruppo di privilegiati, ideologicamente apolide.
Nei loro discorsi politici si trovano riferimenti ad un variegato complesso di teorie che vanno dal neoclassicismo liberista in economia, al relativismo in morale, al darwinismo in sociologia, allo scientismo positivista in materia di acquisizione del sapere, a speculazioni gnostiche in teologia,.
Si avrà, cosi, difficoltà a contenere questa multiformità in un unico aggettivo.
A ben vedere, tuttavia, è possibile identificare un comune denominatore nell’uso di questa dotazione filosofica: il mantenimento del loro sfacciato privilegio.
Lei dice che costoro “vogliano abbattere i confini”. Questo è vero se si parla dei confini geografici degli stati nazione. Ma vi è un confine immateriale che loro hanno ben tracciato e considerano intangibile e che difenderanno alla morte (nostra): quello di casta.
A furia di relazionarsi tra loro escludendo il mondo reale costoro hanno maturato un malinteso senso di superiorità. Non solo pensano di essere più intelligenti delle persone comuni ma si sono veramente convinti della incontestabilità della loro etica.
Questo spiega il fatto che si autodefiniscano “elite” (termine eccheggiato continuamente sui media) e giustifica ogni loro azione ponendoli al riparo da dubbi e rimorsi di coscienza.
Io li chiamo semplicemente “i dominanti”.
Prima cadranno meglio sarà.
“Anzitutto perché lasciano intendere che il sovranista non ami l’Europa e che l’europeista non odi i popoli”
Questa sarebbe la sua pacata ed equilibrata analisi ? Quindi secondo lei i sovranisti amano l’Europa, e gli europeisti odiano i popoli.
In pratica lei ritiene che chi crede nel progetto europeo sia uno che detesta l’italia, vorrebbe vedere le moschee al posto delle chiese, vorrebbe rinunciare alla propria identità nazionale, etc etc.
In pratica un coglione masochista, che non vede l’ora di essere invaso.
Mentre invece i c.d. sovranisti sono dei patrioti che ci difendono, novelli partigiani/garibaldini.
Ha ragione l’utente Ruggero Romani : nella accezione in cui lei lo ha descritto il patriottismo è l’ultimo rifugio dei cialtroni. D’altra parte quando Samuel Johnson pronunciò questa frase si riferiva esattamente ai falsi patriottismi, che fanno della patria un valore assoluto, scisso dal bene dei cittadini e dei popoli che la abitano e dal valore delle vite umane, indipendentemente dall’esser nate in questo o quel luogo.
E “l’Europa” è l’ultimo rifugio dei comunisti falliti
E’ Boswell il solo a riferire di aver udito quella frase, senza specificarne il contesto.
In ogni caso, Samuel Johnson era un patriota “radicale”, e credeva nel patriottismo esattamente come “valore assoluto”, criticando tutti coloro che ci credono a metà, quando fa loro comodo!. [vedi: The Patriot. Addressed to the Electors of Great Britain 1774]
appunto per questo sapeva riconoscere il patriottismo cinico e strumentale dei farabutti…
“criticando tutti coloro che ci credono a metà, quando fa loro comodo!”
Chissà allora cosa avrebbe detto di coloro che non lo sono nemmeno per un centesimo.
Gli internazionalisti di ieri, i mondialisti di oggi.
Coloro che considerano popoli e patrie, famiglia e bambini, maschio e femmina, terre e tradizioni come “basket of deplorables”, secondo la fulminante definizione di un* di loro.
Ciao.
Luigi