Chi non ha fantasia sogna un mondo senza guerre, io invece volo alto e lo sogno senza «influencer», brutta parola per indicare una bruttissima cosa: gente che campa di follower, di fama, insomma di fuffa e quindi sbeffeggia san Paolo («chi non lavora, neppure mangi»: 2 Tessalonicesi 3,10). Sogno un mondo così, e non è detto che sia poi lontano dal diventare realtà, dato che gli esperti ipotizzano un’ormai raggiunta saturazione del mercato. Fosse per me, che non ne seguo mezzo e ne ignoro molti, gli «influencer», sarebbero a zappare da un pezzo ma comunque, come si dice, meglio tardi che mai. Accontentiamoci.
Anche perché ad avverare il mio sogno ci stanno pensando i più famosi della banda, i Ferragnez: avevano avviato, ovviamente sul web, una raccolta fondi per la lista nozze che avrebbe dovuto raggiungere i 50.000 euro. Ebbene, in 26 giorni di euro ne sono arrivati appena 3.000. Una catastrofe, per chi di seguaci ne vanta milioni. Forse ci stiamo svegliando, forse si è capito che l’elemosina ai miliardari anche no, chissà. Comunque il mio mondo senza «influencer», dove non si calcola chi non può influenzare nulla perché nulla vale, pare vicino. Non vedo l’ora che qualcuno mi avverta che, del mio sogno, non c’è più bisogno.
Darebbero fastidio anche come zappatori.
Vogliono far credere che non abbiano soldi per pagarsi il matrimonio? Ma va là.
E comunque questi fanno cattiva «influencer» alle menti dei giovani, i quali invece di pensare ad andare a lavorare onestamente e dignitosamente, pensano solo a voler emulare questa gente.
Veramente non si tratta di una raccolta fondi per il loro matrimonio, ma di una (risibile) idea mooolto social, che in sostanza dice: “raccontateci le vostre storie più tristi e noi ne sceglieremo una (?) a cui devolveremo i proventi di una raccolta fondi tra i nostri invitati…”.
Che sta vendo il successo che si è detto.