Il Senato argentino, respingendo poche ore fa la proposta di legge sul libero aborto fino alla quattordicesima settimana con 38 voti contrari e 31 favorevoli, ha dato una lezione grandissima. Al mondo, ma anche allo stesso popolo pro life. Prima di tutto perché ha ricordato una cosa fondamentale, e cioè che la storia non è già scritta. Non si deve insomma per forza «uscire dal Medioevo», per dirla con un’espressione molto di moda e quindi molto sciocca. Chi l’ha detto? Ci si può pure felicemente restare, nel presunto «Medioevo», se ciò significa difendere il vero diritto di un figlio di venire al mondo. Eccome, se si può.
Del resto, che l’aborto legale sia «conquista civile» è una storia buona solo per chi non conosce la storia, dato che basta ricordarsi quanti l’hanno pionieristicamente introdotta, questa «conquista civile», per tremare. Ad approvare leggi per la soppressione prenatale per primi, infatti, furono rispettivamente l’Urss di Lenin nel 1920, e la Germania di Hitler, coi nazisti al potere da neanche sei mesi quando, nel ’33, si impegnarono per legge a prevenire «le nascite congenitamente difettose»: due precedenti – quello comunista e quello nazionalsocialista – che, non so voi, io mi sentirei di escludere dalla definizione di civiltà.
Una seconda lezione argentina consiste nel ricordare a tutti che quella per la vita nascente può, anzi deve essere anche una questione politica. Viceversa, accettare silenziosamente l’aborto legale «tanto comunque si possono aiutare anche le donne a abortire», senza pensare a un contrasto anche legislativo alla soppressione prenatale non è neppure combattere per la vita: è rassegnarsi. Ma El Salvador poco tempo fa e l’Argentina oggi, bocciando leggi pro aborto, ci rammentano che rassegnarsi è sbagliato, e che – pur nella legittima differenza di strategie – il popolo pro life ha il dovere di crederci fino in fondo, nelle proprie istanze. Perché la vittoria è possibile.
Il terzo insegnamento, collegato agli altri, riguarda la non onnipotenza della macchina abortista che, coi suoi sondaggi taroccati e il suo bombardamento mediatico, rimane temibile ma, appunto, non è imbattibile. Per sconfiggerla però servono coraggio e intelligenza. Come intelligenti sono stati i pro life argentini, chiarendo di battersi per «entrambe le vite». Essere per la vita, infatti, non significa farlo a spese di altri. Invece in bioetica «la libertà di scelta» è una cosa così bella che, una volta attuata, poi c’è sempre qualcuno in meno. Gli stessi lanci di bottiglie ed oggetti contro i pro life in piazza, dopo il voto al Senato, svelano l’umanità, per così dire, che si cela dietro la «libertà di scelta».
La splendida lezione di Vita che giunge oggi dall’Argentina riuscirà dunque a cambiare il vento anche in Europa? Nel breve termine, sarà difficile. Certo però che dall’altra parte del mondo, prima con il presidente Trump che chiude i rubinetti alle Ong abortiste mandando poi un saluto ai pro life alla marcia per la vita, ed oggi con questo voto assai controcorrente, arriva un messaggio molto forte. E chissà che insieme ai tantissimi bambini che grazie a queste svolte politiche nasceranno, non rinasca anche qui, nel Vecchio continente, la voglia di rimediare alla «conquista civile» dell’aborto legale, tornando a rendere legale la vita nascente.
I posteri,certo,accorreranno a frotte a vedere le schifezze dei sedicènti architetti nostrani e non.Ma per favore.Che la smettano questi storici da bettola.
Torneranno alla carica.Irlanda docet.
Una bellissima notizia quella che viene dall’Argentina, che come dice giustamente il titolo, rappresenta una grande lezione di Vita. Sicuramente i cattolici più intransigenti di quel paese, sono per l’abrogazione della normativa sull’aborto attualmente in vigore, perché come sappiamo lì l’aborto è legale ma ammesso solo in due situazioni: gravidanza dovuta ad uno stupro, e malformazioni fetali. Sinceramente per una legge sull’aborto di questa tipologia in Italia, ci avrei messo la firma, ma purtroppo abbiamo la criminosa legge 194/78, che consente l’aborto in tutti i casi, che di fatto rappresenta un mezzo contraccettivo che ha causato danni irreparabili alla nostra demografia.
In Argentina 1/5 della popolazione ha meno di 14 anni, qui in Italia invece 1/5 della popolazione ha più di 65 anni. Eppure c’è chi ancora nega (a mio avviso in malafede) la correlazione tra l’entrata in vigore della 194 e la crisi demografica italiana, guardacaso iniziata negli anni Ottanta, e che a distanza di quasi 40 anni si è vista accentuare. A causa dei 5 milioni di feti soppressi negli anni Ottanta e Novanta, oggi in Italia la popolazione in età riproduttiva si è fortemente ridotta, e di conseguenza il numero di nascite potenziali diminuisce. Le speranze di una ripresa demografica in Italia sono molto poche.
Di questa drammatica situazione dobbiamo “ringraziare” la DC, partito di “ispirazione cattolica” che essendo al governo legalizzò l’aborto nel 1978 per garantirsi le poltrone con l’appoggio parlamentare esterno del PCI, in prima fila per l’approvazione di questa legge genocida. Un frutto avvelenato del Compromesso Storico.
I vescovi cattolici si sono accodati. Sono i protestanti che hanno organizzato e guidato. La chiesa cattolica è al “liberi tutti”. Questo papato sta solo distruggendo. Ve ne sarà un altro migliore?