Accanto alla notizia del primo caso di allattamento indotto, da parte di un trans, al figlio avuto con la sua compagna, rimbalzata dalla rivista Transgender Health ai media di tutto il mondo, ieri ho subito cercato un commento che esprimesse il mio smarrimento e la mia nausea. Trovato poco o nulla, ovviamente. Quasi fosse un’inezia o un fatterello come un altro e non – come invece è – una plateale umiliazione della maternità, parodiata colpi di ormoni femminilizzanti. Un silenzio che mi spiego come misto di paura e rassegnazione: criticare un simile prodigio della scienza e passare pure per transfobico, ma chi me lo fa fare? Giammai. Meglio far finta di nulla. Meglio il quieto e falso vivere, che l’urgente e vero indignarsi. La sola cosa positiva, in tutta questa storia, è che pare il bambino cavia stia bene. Anche se a lui manca una poppata vera e a noi, pavidi testimoni, una di verità.

Giuliano Guzzo

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«Un passo gigantesco oltre la sociologia» (Tempi)

«Bellissimo libro» (Silvana de Mari, medico e scrittrice)

«Un libro che sfata le mitologie gender» (Radio Vaticana)

«Un’opera di cui ho apprezzato molto l’ironia» (S.E. Mons. Luigi Negri)

«Un lavoro di qualità scientifica eccellente» (Renzo Puccetti, docente di bioetica)

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