Leggo e rileggo quanto il vescovo di Como, monsignor Cantoni, avrebbe detto al Te Deum del 31 dicembre, esortando i fedeli a non votare, alle elezioni, «leader politici populisti» e – da fedele – non capisco. Mi era parso infatti che la Chiesa avesse imboccato, ultimamente, il sentiero della misericordia e della sospensione del giudizio affrettato, mentre ora vi sono diversi pastori (monsignor Cantoni ha solo detto quello che non pochi altri, oggi, pensano) che, da una parte smettono di tuonare contro il peccato, e, dall’altra, ne inventano di sana pianta uno nuovo: quello di «populismo». Sarà quindi un mio limite, ma non capisco.
Anche perché dovrebbe essere chiara a chiunque, ormai, la natura banalizzante per non dire truffaldina dell’accostamento, per dire, tra xenofobia e «populismo». Con quest’ultima parola – ha giustamente notato Michel Houellebecq – «inventata, o meglio recuperata, perché non era più possibile accusare di fascismo certi partiti, sarebbe stato troppo falso. Allora è stato trovato un nuovo insulto: populista». Che senso ha, quindi, che pastori che hanno messo via il vincastro, utile a tutti, adesso maneggino, peraltro solo verso alcuni, una clava? Dovrò insomma confessarmi, se voterò populista?
Esattamente per cosa, poi? Per essermi recato alle urne non convinto dalle forze politiche che ci hanno già rifilato – per limitarmi al peggio di una serie – il divorzio breve (l’opposto di Matteo 19,3-6), le unioni civili (frutto dell’«invidia del Demonio»: Jorge Mario Bergoglio, 22.6.2010), e l’eutanasia omissiva (l’opposto del Quinto comandamento)? Non provoco, sia chiaro, semplicemente chiedo. Nella speranza di capire e di sentirmi rassicurare sul fatto che il peccato di «populismo» non esiste e che a Como vi sia stato, se davvero le cose sono andate come pare, solamente uno scherzoso e non particolarmente opportuno botto di fine anno.
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Il mio peccato ricorrente è la non santificazione delle domeniche.Fossi càpitato alla presenza dei neoterici e della loro evidente eresia avrei scosso la polvere da sotto i piedi.Ma perché coloro che assistono alle bestemmie non escono dalle chiese?.
Solo una cantonata di fine anno…. e non è la sola in tanta grama “pastorizia” che vari ecclesiastici ci vogliono propinare…
Scambiare poi con “populismo” quanto suggerisce il giusto “sentire” del popolo, che non si arrende alle tante derive ideologiche di oggi e che tende a far riemergere di quando in quando il buonsenso comune, credo proprio sia un’opera disonesta. Che puzza di zolfo…
L’ecclesia, pur rispettando e riconoscendo la necessita’ della divisione tra potere temporale o politico e potere spirituale, non rinuncia ad intervenire nel merito di problematiche che riguardano la vita sociale, sensibilizzando e cercando di orientare i fedeli circa il comportamento da tenere acciocche’ il vissuto dei cattolici sia in un ottica rispettosa dei precetti evangelici e non di quello che e’ solo di comodo ancorche` etico. I “populisti” per eccellenza, diciamolo senza tante perifrasi, sono coloro che, a ranghi serrati, difendono uno “status quo”, contrastando politiche che possano minare una stabilita` ed un benessere acquisito; pertanto, chiunque sia per l’ampia accoglienza, per lo ius soli ecc. non appartiene a questa categoria.
Il Vescovo in oggetto, in linea col
Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia ed il Pontefice, proprio in atteggiamento di misericordia verso i diseredati e discriminati di ogni colore (non solo politico…), invita a non chiudersi nell’egoismo a difesa del proprio “giardino” ma ad aprirsi ai piu’ disagiati, contrastando coloro che del nazionalismo fanno bandiera. Del resto, giusto o sbagliato che sia, ognuno fa il proprio mestiere… oppure no?
Caro Roberto, non sono del tutto d’accordo.
Certe parole hanno un significato tendenzialmente estensibile, quindi non chiaramente “definibile” nè traducibile in pratiche politiche univoche. “Accoglienza” è una di queste (e qui s’intende acc. di migranti), specie se affiancata dall’aggettivo “ampia” (cioè: di notevole dimensione).
Le politiche per l’accoglienza delle masse migranti (cristianamente intese) devono essere prudenti, tener conto di tutti i fattori in gioco (che non sono solo o immediatamente economici). L’accoglienza “senza se e senza ma” non può essere imposta a tempo indeterminato, come un giogo, sulle spalle delle masse di nostri concittadini più semplici, più deboli e più vulnerabili.
Perché c’è una divaricazione tra élite cittadine e semplici cittadini. Le élite cittadine (manager, intellettuali…) non sono turbate dai migranti, esse somigliano agli aristocratici d’un tempo, non si identificano con nessuna cultura particolare, con nessun luogo definito, hanno già reciso le loro radici innalzando però i loro muri e le loro difese… non così “il popolo” che ancora lavora la terra, apre la bottega artigiana, non così il modesto impiegato, il commesso, il venditore ambulante, il pensionato…
La Chiesa è certa di giudicare bene dandomi tout-court del cattivo cristiano se sono contrario allo “jus soli”?
la Chiesa non mi concede nemmeno la facoltà di pensare l’accoglienza in modo diverso da quello di Soros?
E` condivisibile quello che dici e anche il Papa, tutto sommato, ha affermato che alcuni “paletti” siano comunque necessari verso certe problematiche pressanti: non si puo’ accogliere tutto e tutti alla “cieca”. Poi, e` chiaro che l’ecclesia deve fare il proprio dovere, anche alla luce degli insegnamenti evangelici.
Saluti.
Naturalmente i politici populisti secondo il vescovo sarebbero quelli di destra…
Ma Gesù Cristo non siede alla destra del Padre?
E non ha detto pure che separerà le pecore dai capri,i primi alla Sua destra i secondi alla Sua sinistra? Mat. 25-33.
Curiosita’:
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Da “buon” vescovo postconciliare invita a votare i sinistri con i quali questa Chiesa acattolica uscita dal CVII è in piena sintonia.
Roberto perpetua col cervello spento alla cieca obbedienza ai vescovi anti italiani de sinistra! Complimenti.
Ti ricordo, caro juancarlos, che Dio comando’ a Madre Speranza di Collevalenza, mistica del secolo scorso che dialogava con Dio, di avere obbedienza assoluta verso il suo Vicario sulla terra, ovvero il Vescovo; Ella mai venne meno al comando di Dio, nonostante non mancarono divergenze anche pesanti con gli “apostoli di Dio”, cioe` con i Vescovi (che a te siano graditi o no).
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