Prima l’incommentabile scempio di Bolzano, col presepe profanato a colpi di oscenità, poi il furto di Trento, con la statua di Gesù Bambino rubata, mentre a Castelfranco Veneto, provincia di Treviso, durante la notte di Natale, appena poche ore dopo essere stato riposto Maria e San Giuseppe, il Bambinello è stato prima sottratto e poi gettato tra i rifiuti, in un fossato poco lontano. Non è andata meglio a Carpi dove, proprio davanti alla cattedrale, la testa di Gesù è stata addirittura decapitata.
Ora, è di tutta evidenza che, se in così poco tempo – e con altrettanta inciviltà -, fossero stati oltraggiati simboli di altre realtà religiose e sociali, la grancassa mediatica sarebbe all’opera per denunciare l’allarme islamofobia, quello del razzismo o dell’omofobia. Diciamo pure che, per molto meno, il mondo politico italiano, per settimane, si è interrogato animatamente sulla cosiddetta «onda nera», lasciando intendere all’uomo della strada che il rischio del ritorno del nazifascismo fosse dietro l’angolo.
Dato che invece, in questi giorni, ad essere preso barbaramente di mira è Gesù Bambino, tutto va ben, madama la marchesa. Solo bravate, ragazzate, casi isolati. E i cattolici, da bravi, tutti in silenzio, quando l’associazionismo mussulmano o quello Lgbt, al loro posto, avrebbero già denunciato il tutto ai quattro venti, indetto manifestazioni, occupato piazze. Sorge così il dubbio, assai amaro in una vicenda che amarissima lo è già, che non vi sia, in molti, la consapevolezza della gravità dell’accaduto.
Quasi che Natale non fosse stato l’altro giorno, ma decenni fa. Quasi che a subire in silenzio, poi, ci si guadagnasse qualcosa. Quasi che nel Vangelo vi fosse scritto che le offese a Gesù vanno bene, sono nelle cose, purché si approvi lo ius soli o, almeno, non si critichi l’immigrazione. Pare un incubo, invece è la realtà. E prima se ne prenderà atto, svegliandosi da questo sonno della ragione – che a ben vedere è pure, se non anzitutto, sonno della fede – e meglio sarà per tutti. Non ne va, infatti, della libertà religiosa bensì del pilastro della nostra malandata civiltà.
*****
«Un passo gigantesco oltre la sociologia» (Tempi)
«Bellissimo libro» (Silvana de Mari, medico e scrittrice)
«Un libro che sfata le mitologie gender» (Radio Vaticana)
«Un’opera di cui ho apprezzato molto l’ironia» (S.E. Mons. Luigi Negri)
«Un lavoro di qualità scientifica eccellente» (Renzo Puccetti, docente di bioetica)
Ordinalo in libreria oppure acquistalo subito su Amazon
Siano dannati.
Ho conosciuto in passato una persona che aveva profanato un Crocifisso. Poi si era pentito ed era ritornato a Dio. Però dopo il furto ne successero di tutti i colori a lui ed alla sua famiglia tanto che dovette rivolgersi a un’anima mistica per essere liberato. Ma i fenomeni negativi durarono molto a lungo, evidentemente permessi dal Signore per la salvezza del dissacratore. Insomma niente il Signore lascia impunito ed è pia illusione pensare di farla franca.
.017. Don Giovanni Bosco
Premonitore, a Torino, il santo:
«gran funerali a corte», l’argomento;
e al re, che a firmare era convinto
legge Rattazzi, alla Chiesa affronto,
in breve gli morì più d’un congiunto.
Nel dicembre 1854, mentre in Parlamento è in discussione la legge per la soppressione degli Ordini religiosi e l’incameramento dei loro beni, don Giovanni Bosco (canonizzato nel 1934) fa due sogni ed invia inutilmente tre lettere al re per dissuaderlo dal firmare. Dopo breve tempo muoiono improvvisamente: la madre Maria Teresa, la moglie Maria Adelaide, il fratello Ferdinando e il figlio più giovane V. E. Leopoldo.
(da INSORCIMENTO di Maurizio Colombini)
Ma se dei parroci profanano i presepi mettendo il Bambino (anche di pelle scura) in un gommone invece che in una mangiatoia; il vescovo di Chioggia protesta perché a Padova un sindaco vuole il Crocefisso negli edifici pubblici; l’arcivescovo di Milano auspica più moschee ed il meticciato; la curia di Firenze vende il terreno per costruire una grande moschea; la CEI non è preoccupata per le violenze blasfeme ma per la non approvazione dello Ius Culturae; per non parlare del vescovo di Roma, non ci si può meravigliare: non è altro che un effetto del Modernismo. E se qualcuno proponesse una qualche manifestazione di protesta o di riparazione verrebbe tacciato di fascismo e prontamente identificato dalla Digos.
E che dire dell’utile idiota tal Arcivescovo Sepe.Erostrato de noantri.
Andasse a pascolare armenti.
Se questi sono i pastori.