C’è un prete a Staranzano. Verrebbe da commentare così, parafrasando Bertold Brecht, la vicenda che ha per protagonista don Francesco Fragiacomo, parroco di questo paese di poco più di 7.000 anime in provincia di Gorizia, il quale – pensate un po’ – è arrivato a dichiarare l’inadeguatezza di un capo scout a continuare a rivestire il proprio ruolo, dopo l’unione civile che questi ha contratto con un altro uomo. Apriti cielo. Ma come osa, questo don Francesco, esporsi in questo modo? Un fatto inaudito che ha trascinato non lo scout gay, come sarebbe accaduto solo una ventina di anni fa, bensì il povero parroco nell’occhio del ciclone.
Il comportamento di questo prete ha destato un tale sconcerto che le sue parole – come vedremo subito, per nulla dure – sono rimbalzate sui portali web dei principali quotidiani italiani e Radio Capital è addirittura corsa a intervistarlo, non è ben chiaro se per la sua presunta omofobia o perché raro esemplare di sacerdote ancora incredibilmente in linea col Magistero. Battute a parte, si tratta di una vicenda dai contorni grotteschi, sulla quale vale senz’altro la pena soffermarsi con almeno tre brevi considerazioni. La prima, appunto, concerne lo stupore generale che l’accaduto ha suscitato, decisamente degno di miglior causa.
Per dire, abbiamo giornali che puntualizzano che don Francesco non solo non ritiene che un gay dichiarato e “sposato” non possa essere capo scout, ma risulta «anche amareggiato e non approva la cerimonia di sabato scorso in municipio davanti a centinaia di persone» (Il Piccolo). Ora, scusate, che c’è di strano? Che certo mondo scout fosse culturalmente conformista e arcobaleno lo si sapeva; ma i parroci? Devono forse benedire le coppie gay? Di fronte a sottolineature simili, viene da chiederselo. E’ come se approvando le unioni civili, ne avessero introdotto l’obbligo di approvazione morale, con tanto di scandalo assicurato per quanti osino ancora ritenere la famiglia solo quella tra uomo e donna sposati.
In effetti, è così o quasi. Questo quindi ci offre la possibilità – considerazione numero due – di verificare la miserabile bugia che stava dietro all’idea secondo cui, approvando le unioni civili, ad alcuni sarebbe andato “il diritto di amarsi” mentre per gli altri “non sarebbe cambiato nulla”. Balle. E’ cambiato tutto invece, anche se è solo passato poco più di un anno. Il riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso ha infatti totalmente dequalificato – come nel suo piccolo questo blog ricordava già all’indomani dell’approvazione parlamentare – l’idea stessa di famiglia tradizionale, oggi indifendibile, se non a prezzo dello scandalo, perfino dai preti.
D’altra parte, a rendere grottesca l’attenzione mediatica alla vicenda di Staranzano, ci sono le parole di don Francesco, assolutamente pacate e affidate al bollettino parrocchiale: «Nella Chiesa tutti sono accolti, ma le responsabilità educative richiedono alcune prerogative fondamentali, come condividere e credere, con l’insegnamento e con l’esempio, le mete, le finalità della Chiesa nei vari aspetti della vita cristiana. Sulla famiglia la Chiesa annuncia la grandezza e bellezza del matrimonio tra un uomo e una donna. Siamo chiamati ad annunciare il modello di famiglia indicata da Gesù».
Ora, dove sono l’inflessibilità e la durezza di questo prete, il quale ricorda solamente l’ovvio? Mistero. La terza e ultima considerazione sulla vicenda è anche la più amara e significativa, e riguarda un fatto ben evidenziato dai giornalisti: il silenzio della curia. Nessun sostegno a don Francesco dai piani alti. Ma c’è di più. Secondo quanto riportato da alcune fonti, all’unione civile del capo scout era presente pure il viceparroco e guida spirituale degli scout, tale don Genio, di nome e di fatto evidentemente, il quale si trovava lì «come amico della coppia e come prete». Olè.
Chiaro, no? Da una parte due uomini che si uniscono civilmente, applauditi da tutti, e con tanto di viceparroco al seguito, e dall’altra il parroco che osa dissentire – da quanto è dato capire – in pressoché totale solitudine. Come fosse lui a essere fuori posto e non tutta la vicenda a essere surreale. Con, meglio sottolinearlo, la curia rigorosamente muta. Strano, perché la disapprovazione dei rapporti omosessuali non è un pensiero fondamentalista, essendo stata condivisa dai non cattolici Platone (Leggi, 836 B), Aristotele (Etica Nicomachea, 1148b 24-30) e Kant (Metafisica dei costumi § Dottrina del diritto).
Lo stesso Papa Francesco, non certo un pontefice catapultato dal Medioevo, ha fatto presente che «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia» (Amoris Laetitia, 215). Se dunque le cose stanno così, perché i pastori che ricordano l’ovvio – traendone le dovute conseguenze pastorali – vengono lasciati soli davanti all’inquisizione mediatica? Paura dello scandalo? Probabile. Anche se non si può non registrare come una Chiesa in silenzio sulle verità di ragione, rischi di avere poco da dire anche su quelle di fede.
Questo perché l’autostrada dell’eccessiva prudenza e della mondanità, per i cattolici, al casello presentano lo stesso, salatissimo prezzo: quello dell’irrilevanza. Come può, del resto, una Chiesa che neppure osa difendere il naturale – come il primato della famiglia formata tra uomo e donna sposati -, avventurarsi credibilmente a parlare e testimoniare del soprannaturale? E’ un passaggio sul quale, credo, valga la pena soffermarsi. Perché la prossima volta, alla prossima trovata del progressismo, non è affatto scontato vi sia – accanto a noi – un don Francesco di turno, pronto a farsi sbranare dai giornali pur di ricordarci la verità.
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basta con la chiesa mainstream! La chiesa deve essere controcorrente. Deve essere trasgressiva. Deve essere un dito nell’occhio della società. Altrimenti, a che serve? La Chiesa ha lo scopo di essere la coscienza dell’umanità: e la coscienza ti avverte di cosa non fare, non ti dice sempre e solo “bene così, andiamo avanti”!
Non mi meraviglio dello sconcerto del mondo, ma aspettiamoci certamente quello di tanta parte di “credenti” (a vari livelli di responsabilità) e temo anche dalla stessa associazione Scout…
Ho un piccolo aneddoto personale quando una delle mie figlie frequentava il gruppo scout della mia parrocchia una decina di anni fa.
Affrontarono il tema “omosessualita” e mia figlia rispose per quello che sapeva e che le era stato insegnato: che oltre che un grave peccato (laddove “praticato”) è un comportamento deviato e deviante.
Allora non era in uso il ridicolo termine di “omofobia”, ma da tutto il gruppo, fu subito tacciata di razzismo, il che mi fece dubitare su cosa realmente venisse insegnato loro per lo meno nel gruppo in questione.
Molti dei commenti online sui siti che parlano dell’episodio sono inguardabili… pedofili & co…
C’e’ anche qualcuno ragionevole, per fortuna. Persone che ricordano che se si lavora per una certa organizzazione con delle regole chiare, allora e’ inutile pensare di restarci se non si rispettano tali regole; tanto vale andarsene da un’altra parte.
Caro Bariom, forse e’ il caso che noi sappiamo sempre citare a memoria i passaggi del Vecchio e Nuovo Testamento dove gli atti omosessuali (non le persone) sono condannati. E ricordare anche quello che dice il Papa, correttamente riportato da Guzzo piu’ sopra. Cosi’ la finiremo con questa storia del Papa che vuole le “famiglie” di omosessuali.
lmeno entro le mura di casa nostra non ci sentiremo dire che siamo razzisti. A questo ci siamo ridotti, a difendere l’ovvio.
10, 100, 1000, 10000 Don Francesco!
Io vorrei sapere come mai si sia arrivati all’ unione civile senza mai intuire che il capo scout fosse omosessuale e, allontanarlo immediatamente dalla comunità dei ragazzi.
È chiaro che ci sia stata connivenza da parte di più di una persona se non da tutti.
Il parroco non è un eroe.
Sapeva benissimo tutto.
Perché ha parlato soltanto ad unione civile avvenuta?
Per la prudenza della chiesa.
Il parroco sa benissimo che molti pedofili sono omosessuali.
I bambini abusati sono maschi all’ 80% e al fine di evitare implicazioni penali ed eventuali risarcimentiche avrebbero pesato sulla parrocchia, ha pensato bene di prendere le distanze.
Quanto abbia pensato al bene dei bambini, non saprei dirlo, il parroco racchiude la verità nella sua coscienza.
Da “sapeva benissimo tutto” in avanti, sono pure illazioni laddove riferite al caso specifico ed anche calunniose.
Oppure Donatella anche lei sa e sapeva per certo cose ai più sconosciute e quindi lei sarebbe pure connivente.
Perché hanno aperto le porte all’omosessualismo, nelle dichiarazione della “Carta del Coraggio”, e contro questo, il povero prete non poteva fare nulla perché è un documento a livello nazionale.
La Guida Spirituale Nazionale, dov’era quando è stato firmato quel documento???
L’aspetto più sconcertante e incomprensibile per chi è poco avvezzo alle regole delle “parrocchie” è il repentino capovolgimento di giudizio, un vero salto mortale, da parte del parroco nei confronti del capo scout.
Atteniamoci a ciò che è noto. Il capo scout, persona nota in paese, ricopre il ruolo di educatore; incarico di cui pare nessuno si sia mai lamentato. Dalle parole pronunciate dal sindaco, si evince che la relazione tra i due fosse nota e da tempo all’intero paese e ovviamente al parroco. Poi un giorno Luca Bortolotto, consigliere comunale, e Marco Di Just, capo scout, decidono di unirsi civilmente nella sala consiliare strapiena di gente festosa davanti al sindaco Riccardo Marchesan, visibilmente emozionato. Le parole del sindaco per l’occasione: «Celebriamo una festa di due persone che si vogliono bene e che oggi vedono costituita la loro unione. Il nostro paese da anni attendeva una normativa chiara per un riconoscimento anche sul piano giuridico, i diritti e i doveri di ogni coppia, volersi bene nel rispetto e nel reciproco sostegno».
Leggendo quanto riportato da “Il Piccolo” di Gorizia, non vi è traccia di alcuna contestazione in paese a parte quella espressa dal parroco, ma non dal suo vice, il quale in un intervento a braccio “come amico della coppia e come prete” prima della cerimonia, ha usato parole di tutt’altro tenore.
E allora vien da chiedersi: che cosa avrebbe dovuto fare il capo scout per mantenere intatta la stima del parroco e non ritrovarsi da sera a mattina, inadatto a fare l’educatore?
Meglio forse se i due avessero continuato a frequentarsi senza legittimare alla luce del sole la loro unione? Meglio se avessero scelto di frequentarsi la sera nei vialetti di periferia al buio, lontano da occhi indiscreti, come spesso fanno non soltanto i laici con le nigeriane e i ragazzi dell’Est? Questo modo di comportarsi non sarebbe certo una novità e ha una definizione chiara: ipocrisia!
Mettiamoci nei panni dei ragazzi appartenenti al gruppo gestito dal signor Di Just, il capo scout. Come dovrebbero interpretare e magari reagire quei giovani di fronte al repentino capovolgimento di giudizio da parte del parroco nei confronti del capo scout, reo dall’essersi unito civilmente al suo compagno? Prima dell’unione era adeguato a fare l’educatore?
Sono proprio queste incongruenze ormai incomprensibili ai più che amplificano ciò che Lei teme dott. Guzzo: l’irrilevanza della Chiesa cattolica. Una realtà già ben presente e diffusa tra i giovani.
La colpa che si può attribuire al parroco (ma non solo lui, responsabilità maggiori ne ha il Vescovo) è di aver lasciato correre e di non aver messo i paletti subito, ossia o vivi castamente perché l’omosessualità praticata non è contemplata nel disegno di Dio oppure scegli altri lidi (questo per rispondere anche a cosa il capo scout avrebbe dovuto fare).
Ciò, beninteso, nell’ipotesi in cui effettivamente prima il parroco abbia taciuto: io tenderei ad escluderlo perché penso che almeno qualche richiamo privato durante gli anni della convivenza ci sia stato e che il parroco sia uscito pubblicamente quando i due si sono legittimati davanti alla società tramite l’unione civile. Lascerei da parte il viceparroco, ex prete operaio, verso il quale mi sembra (da un’intervista al parroco che ho letto) che lo stesso don Fragiacomo si trovi costretto a fare buon viso a cattivo gioco. Evidentemente il cappellano, nella parrocchia da 40 anni, è ritenuto inamovibile da alti piani della Curia diocesana e sostanzialmente un cane sciolto.
Grazie, Michele. Hai espresso molto bene quello che avrei voluto dire anch’io, compresa la responsabilità del Vescovo.
Anche io sono stato scout intorno al 1960; ricordo che allora partecipavamo alla Processione del Corpus Domini, mentre ora gli scout Agesci partecipano alla marcia per la immigrazione. Ma ricordo anche che dal mio capo clan (che è stato anche ministro della Pubblica istruzione/Educazione in un governo Prodi) ho imparato che “lo scout è amico di tutti e fratello di ogni altro scout” è una grossa “balla”.
La Chiesa insegna cosa fare in certi casi.
La castità è comandata anche a chi non è sposato,
Chi sono i gay per avere sconti?
@Michele.
Lo scopo non era quello di attribuire colpe, ma evidenziare le contraddizioni, spesso incomprensibili, che si susseguono negli ambiti della Chiesa cattolica.
Lei dice che la colpa da attribuire al parroco, e dietro di lui all’intera scala gerarchica, è quella di aver lasciato correre e di non aver messo i paletti subito, ossia o vivi castamente perché l’omosessualità praticata non è contemplata nel disegno di Dio, oppure scegli altri lidi.
Verrebbe da ridere, ma non lo faccio, perché Lei evidentemente crede in ciò che ha scritto.
Immagino allora che conosca bene quante sono le azioni non contemplate nel disegno di Dio, messe in pratica ogni giorno dagli uomini, e non soltanto nelle strutture afferenti la Chiesa cattolica. Se ci limitassimo, prendendo spunto da questo caso, a elencare i comportamenti non contemplati dal disegno di Dio nelle relazioni sessuali, ne scaturirebbe un’opera enciclopedica. Se poi dovessimo tener conto in generale di tutto ciò che non è contemplato nella legge di Dio, resteremmo davvero in pochi a non dover scegliere altri lidi. L’importante, ed è qui che forse nasce la contraddizione meno comprensibile ai più, è non invitare pubblicamente a cambiare lidi soltanto gli omosessuali. Anche andare a prostitute per poi presentarsi sorridenti in comunità o in famiglia non è contemplato, così come tante altre azioni spregevoli, spesso penalmente rilevanti note a tutti, che invece non trovano un’adeguata pubblica riprovazione. Chissà quante processioni dovrebbero essere fatte per coerenza e non si fanno. Non è forse anche da questo modo di agire che trova terreno fertile la tanto temuta irrilevanza?
Ma questo è un altro discorso, stia bene.
Che ci siano contraddizioni nel comportamento del clero mica l’ho negato.
Un discorso più approfondito merita lo specifico della faccenda: ci troviamo di fronte ad un omosessuale, conclamato, che ritiene cosa buona e giusta praticare la propria omosessualità; caso analogo a quello di un uomo sposato adulterino oppure ad uno scapolo frequentatore di prostitute, i quali lo declamano pubblicamente dinanzi la cittadinanza. Ora, lei ha notizie di capi scout, catechisti e quant’altro appartenenti alle due ultime categorie summenzionate i quali rimangono nelle loro posizioni e per i quali il loro parroco non ha ritenuto opportuno nemmeno un richiamo? Io non ne ho notizia, come non ne ho, ad es., su maxi evasori che dopo una condanna continuano a fare catechismo ai fanciulli.
Per cui, se vogliamo parlare di incoerenza, attribuiamo ad ogni cosa il suo valore: non è difficile capire come la rivendicazione orgogliosa e pubblica di un comportamento peccaminoso sia un tantino più grave dello stesso comportamento non esibito e non rivendicato come valore oppure traguardo supremo di civiltà.
Gentile Mario,
grazie per la civilta’ con cui lei esprime il suo dubbio, che e’ di molti. Ma mi lasci ripetere l’appunto di Mario Bariom piu’ sopra: davvero tutti sapevano tutto? Onestamente, quanto conosciamo in realta’ di cio’ che e’ accaduto tra i protagonisti della vicenda? Specie al giorno d’oggi, dove tutto cio’ che riguarda gli omosessuali fa subito titoloni?
In ogni caso, e’ giusto ricordare che c’e’ una differenza tra l’essere gay – di cui nessuno ha responsabilita’ alcuna – e contrarre un’unione che, in soldoni, e’ contraria alle regole che la Chiesa propone (e non impone). Una persona puo’ essere gay e vivere secondo i dettami del Catechismo (vi sono individui cosi’). Ma andare a registrare civilmente tale unione e’ un po’ troppo, e non si puo’ chiedere al parroco di non dire nulla a riguardo, specie se riguarda un capo-scout cattolico. O deve finire per ignorare le Scritture cui invece dovrebbe fare riferimento?
Per inciso, cio’ resterebbe valido, nel caso specifico, anche se ci fossero una quantita’ di ipocrisie a riguardo. Se, per esempio, un parroco attaccasse un capo scout uniti civilmente con un omosessuale e non uno che andasse a prostitute, avrebbe un comportamento generalmente ipocrita MA, nel caso specifico, non avrebbe torto.
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Il prete sapeva che aveva un compagno, come molti preti sanno che magari sei un etero birichino e ti affidano alti ruoli in parrocchia e no, non funziona cosi. O sei compatibile prima dello scandalo o lo sei anche dopo…i parroci abbiano il coraggio di dire hai un affetto?non fai il capo scuot…il resto è ipocrisia…. purché la nazione non lo sappia, ma Cristo non ragiona così
La caduta di padre Dr. Wolfgang Rothe alias “Whiskey-Vikar” (… E cadde, e la sua caduta fu grande – Mt 7,27)
https://gloria.tv/post/8czonWep9EoHDouVhFkJQNcpq