Non so se oggi regalerò delle mimose. Probabilmente sì, ma non basterà. Le donne, in questa fase storica, non hanno infatti bisogno di più fiori ma di più attenzioni e, soprattutto, di meno bugie. In effetti, l’attuale penso sia l’epoca in cui alle donne è raccontato il più gran numero di menzogne. A partire da oggi, 8 marzo, festa priva di fondamento storico dal momento che dovrebbe commemorare 129 lavoratrici morte in un famigerato incendio newyorkese l’8 marzo 1908 che però, attenzione, si verificò non l’8 bensì il 25 marzo, con vittime di entrambi i sessi e, soprattutto, nel 1911, a “Giornata della donna” già istituita.
Ma questo è niente. Le grandi bugie che raccontano alle donne, per cui indignarsi, sono ben altre. La peggiore è che viene fatto credere che questi siano anni di riscatto per il genere femminile, mentre è vero l’opposto: le donne, nel mondo occidentale, sono sempre più depresse; guadagnano ben più delle loro nonne e mamme, ma sono più infelici; vengono agevolate nell’accesso all’aborto ma non realmente sostenute nella maternità. Anzi, la maternità – che della femminilità è, credo converrete, l’espressione più alta e intima – è oggetto di una mercificazione vergognosa, basti pensare alla dilagante pratica dell’utero in affitto.
Non solo, alle donne, oggi, viene concesso più di essere manager, che mamme. Non esagero. Oggi, nell’UE, i manager donna sono il 35% del totale ma vi sono delle ricerche che dicono come globalmente meno del 29% delle donne, al lavoro, risulti adeguatamente tutelata in caso di maternità (cfr. AAVV. (2014) Maternity and paternity at word: Law and practice across the world). Che affermazione lavorativa e rispetto, per la donna, non facciano affatto rima, anzi, è pure provato dalla Turchia, Paese con una percentuale d’aziende con presidenti donne di poco inferiore alla Norvegia, ma andate a vedere come se la passano, le donne turche.
E questi sarebbero gli anni della rivincita femminile? Ma fatemi il piacere. Questi sono gli anni del peggiore maschilismo, quello che ha pure la faccia tosta di accreditarsi come femminista. Sono, insomma, gli anni della menzogna, quelli in cui viene fatto credere che una donna è realizzata solo se può fare quel che fa un uomo. Quello però alle donne non dicono è che il 93% delle vittime sul lavoro è maschile, e che maschili sono pure l’80% dei suicidi, il 76% delle vittime di omicidi, il 61% dei senzatetto (cfr. Center for Disease Control and Prevention, U.S. Department of labor; Federal Bureau of Investigation; National Coalition for the homeless).
Prima dunque di augurare alle donne di eguagliare il mondo maschile, non so voi, ci penserei. Ma dovrebbero pensarci soprattutto le donne le quali, acute come sono, secondo me stanno già ben fiutando gli inganni dell’agenda progressista. Ecco perché, peccando di conformismo, oggi auguro una buona festa a tutte le donne, certo che sapranno distinguere chi le festeggia per convenienza e chi perché le rispetta davvero; chi ha a cuore che diventino donne di potere e chi invece già sa che, in fondo, il potere autentico – quello che non abbisogna di contentini istituzionali – è già delle donne, che il futuro del mondo l’hanno portato e continuano a portarlo in grembo.
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Scrive Guzzo: *****…vengono agevolate nell’accesso all’aborto ma non realmente sostenute nella maternità…*****
Probabilmente é proprio la legalizzazione del procurato aborto (e quindi il venir meno dell’impagabilità della vita umana…) che rende, e renderà, le donne sempre meno “felici”. Ad es. la frase “SONO PROBLEMI LORO…” é, e sarà sempre più, ricorrente (pur essendo anche “ignava” ed “isolante”) e destinata a far la differenza nei rapporti con l’uomo… con tutte le conseguenze del caso.
Prima della 194 il procurato aborto era possibile solo in presenza di rischio vita per la donna e dal punto sociale (e dei rapporti di coppia) l’uomo faceva fatica ad evitare di prendersi le sue responsabilità. Benvenuti nell’era dei (falsi) diritti garantiti e dei (necessari) doveri mancanti. Tutti proni ai vari Pannella, Bonino ed epigoni “liberal” vari; ma alla fine, probabilmente, resterà ben poco delle tanto declamate spinte liberiste libertarie sfrenate (lo spazio di una o due vite forse…).