D’accordo, facciamo finta che l’ingresso nelle chiese di persone di fede musulmana, ieri, non sia stata un’iniziativa discutibile, come pure a molti comuni mortali è parsa. Facciamo finta, anzi, che sia stata proprio positiva e molto partecipata, benché non vi sia modo di verificare la stima diffusa di 15.000 presenze e nonostante il fatto che, anche fosse esatta, si tratterebbe comunque di una stima minima rispetto al milione e mezzo e passa di islamici presenti nel nostro Paese, che nessuno vuole presumere simpatizzanti dell’estremismo. Anche se mettiamo tutto questo – e non è poco – fra parentesi insieme alle criticità già evidenziate ieri, rimane comunque in piedi un interrogativo: che bisogno c’era?
Che bisogno c’era, intendo, di trasformare le celebrazioni in show ai limiti del surreale, con tanto di pezzi di pane distribuiti ai musulmani presenti? E di far leggere – dal pulpito – versetti del Corano direttamente agli imam? In diverse chiese ne sono accadute di tutti i colori: era previsto nel pacchetto buonista domenicale oppure è stato un fuori programma? Si badi che, in tutto ciò, i musulmani non c’entrano nulla: qui c’entrano i cattolici e più precisamente alcuni esponenti del clero che scambiano la tolleranza tra le fedi per uno scambio di fedi, un minestrone interconfessionale, una sorta di Erasmus spirituale nel quale uno entra in chiesa cattolico e poi boh, se ne esce chissà come.
Nessuno, sia chiaro, generalizza e nessuno è così ingenuo da non rendersi conto di come il circo di ieri rifletta abusi liturgici tristemente consolidati: tuttavia son cose che fanno comunque un certo effetto. E la domanda di prima resta: che bisogno c’era? Dov’è scritto che la Messa sia a disposizione del celebrante e non viceversa? E poi, scusate, qualcuno pensa d’intenerire i terroristi con festival del sincretismo religioso? Oppure qualcuno crede che, così facendo, si possano attrarre – che so – giovani? Le indagini sociologiche serie riportano come in Italia la partecipazione alla messa non arrivi al 20%, percentuale in calo e che precipita spaventosamente se si considerano fasce d’età giovanili.
E sono ormai decenni che il rigore liturgico ha lasciato spazio, per così dire, ad una certa creatività: dunque sconsiglierei di insistere, anche perché – giustamente – concertino per concertino tanto vale seguirselo da casa tramite la televisione oppure, in grande, allo stadio: o no? Battute a parte, lo spettacolo cui si è dovuto assistere ieri è di una gravità con pochi precedenti e di un’utilità che sfugge al più aggiornato radar del buon senso. Ragion per cui non resta che sperare sia stato, complice la stagione, solo uno scherzo del caldo; e che da domenica prossima si tornino a convocare in chiesa tutti quei poveri diavoli che – in aggiunta ai peccati – hanno da farsi perdonare la fede semplice e politicamente scorretta ereditata dai loro nonni.
Caro Giuliano, questa volta non mi trovo in sintonia con il tuo pensiero, credo sia stato un atto simbolico e non liturgico importante per i mussulmani che l’anno vissuto, un segno che va ad alleggerire lo scontro di civiltà che che qualcuno alimenta.Si tratta di una situazione permessa dai vescovi locali, dobbiamo aver fiducia nello Spirito che sostiene i nostri vescovi.
Nelle letture di questa domenica c’è questa frase “Cristo è tutto in tutti” , dunque parte Dei tutti gli uomini sono dentro Cristo essendo “Gesù Cristo immolato fin dal principio del mondo “.
Non aver paura questo atto non destabilizzerà chi ha fede i Cristo.
In pace
Daniele
Atto simbolico certo, ma di una simbologia negativa che non va ad alleggerire lo scontro contro una incivilta’ (mi riferisco a quella integralista, non quella islamica) ma va ad indicare una svendita ad essa. Per quanto riguarda un atto liturgico io parlerei di atto anti-liturgico (come purtroppo ce ne sono tanti, come gia’ evidenziato da Guzzo nel suo post).
Il fatto che si tratti di una situazione permessa dai vescovi locali aggrava la cosa invece di alleggerirla (ricordiamo di quanti vescovi parlano di comunione ai risposati ed altre boiate anti-evangeliche).
Cristo sara’ tutto in tutti, ma non lo si puo’ svendere a chi non Gli crede, e sul fatto di destabilizzare la fede credo che stia dando una buona man forte a chi la fede ce l’ha gia’ traballante.
“Chi non è contro di noi è per noi”
E’ inutile, qualunque cosa uno provi a fare per migliorare qualcosa, deve sempre trovare qualcon altro che preferisce le guerre e gli scontri. Forse non si sarà svolto molto correttamente, forse qualcuno avrà anche voluto fare un po’ di show, ma l’idea di base di “fare qualcosa” che non sia sempre solo dire a un altro di andare a bombardare, per me è stato positivo.
Buongiorno. concordo con Giuliano . Ancora una volta abbiamo mercificato la nostra religione e profanato le nostre chiese, schiavi del mondo che vorrebbe che ad atti così violenti si contrappongano, insensati, gesti di lancio di ponti. la prossima volta, che speriamo non ci sia, anche noi con gessetti e orsacchiotti!
Carla, la nostra non è una religione, ma è un incontro. L’incontro con Dio che si realizza pienamente con l’offerta bella Santa Messa. È Lui che viene, non un atto nostro. Nostra è la domanda, nostra è la preghiera che Lui venga e ci trovi. Ci trovi meno infedeli e meno impreparati all’incontro. Nostra è la domanda che sappiamo sempre meglio riconoscerlo. E in questa preghiera abbiamo domandato il dono della pace, dell’incontro con Lui e tra di noi. Non solo, abbiamo domandato il lasciarci prendere da Lui, dal suo amore che riappacifica, che dona la grazia di relazioni nuove. Quando preghiamo ci abbandoniamo a Lui, lasciamo fare, ci lasciare rinnovare. Noi imploriamo che Lui ci trasformi e Lui ci trasforma, rende nuovo il nostro cuore. Affidiamoci alla sua azione. Non vedo mercificazione, ma domanda che Lui venga.
orsacchiotti e gessetti, insomma!
Io sto con Giuliano, senza ombra di dubbio. Mi sembra che gli entusiasti della buffonata di ieri non conoscano affatto la religione islamica e cose come la taqiyya.
Una visione tristissima, ia mio parere in profondo conflitto con la visione evangelica. Senza avere la pretesa di dare a nessuno lezioni, tanto meno di teologia, mi pongo semplicemente la domanda di come il Signor Giuliano Guzzo interpreti quella pagina del Vangelo in cui Gesù semplicemente parla a folle sterminate, dicendo beati gli operatori di pace, dividendo poi pani e pesci per saziare ognuno di loro, rimanendo poi comunque solo, abbandonato tanto da coloro che pretendevano di averne capito il messaggio quanto dagli altri. Cosa legge in quelle pagine, Signor Giuliano? Una Woodstock buonista ante litteram? Una kermesse di fuorviati idealisti? Un fenomeno di ipnosi di massa indotta dal Guru di turno? Come si può essere cristiani se si perde il contatto con il significato profondo di quel messaggio?
La visione di Guzzo e’ semplicemente realista. Confondere operatori di pace con inquinatori (so che non esiste in italiano, ma passatemi il termine) della liturgia non aiuta nessuno. Per pani e pesci ci sono le mense fuori dalla Santa Messa (che veramente incarnano il pensiero cattolico puro).
Molti ricordano “siate puri come colombe” ma dimenticano “siate scaltri come serpi”
Suvvia, non confondiamo la S. Messa con una manifestazione di solidarietà: quest’ultima, come lo spezzare i pani ed i pesci, si può benissimo tenere fuori dall’ambito liturgico. La liturgia è il divino sacrificio che attua l’opera della nostra redenzione (Sacrosanctum Concilium, giusto per citare il CVII, sempre in bocca, spesso a sproposito, a tanti cattolici), non è un pasto conviviale dove si celebra l’amicizia tra i popoli e le religioni.
Né si creda che questa sia una critica ai musulmani che hanno partecipato alla liturgia i quali, in piena buona fede, hanno voluto testimoniare volontà di pace verso i cattolici. La critica è piuttosto rivolta ai cattolici che, senza neppure rendersene conto, secolarizzando la liturgia ne hanno perso il senso, e non certo da oggi.
Non dice nulla al proposito il fatto che nei primi secoli i catecumeni partecipavano a quella che noi oggi chiamiamo liturgia della parola ma uscivano durante quella eucaristica?
Che bisogno c’è di mercificare il tuo messaggio Cristiano con pubblicità sul tuo blog? Manda un messaggio puro e libero dal consumismo, utilizza un blog privo di pubblicità!
Caro Mic, evidentemente non conosci il funzionamento dei blog gratuiti (credo questo lo sia) su piattaforma WordPress e le condizioni che li regolano…
WordPress si riserva il diritto, “qua e là” e saltuariamente, di inserire messaggi pubblicitari non particolarmente invadenti (io ad esempio personalmente non ne ho ancora visto uno su questo blog) e soprattutto – e questo è un fastidio – non visibili all’autore che si “logga” come amministratore…
(io nel mio blog ho inserito una nota che spiega e prende le distanze dagli eventuali contenuti)
C’è modo per risolvere la cosa, credo si… è comunque da indagare.
Quindi la tua segnalazione può essere utile a Giuliano che magari non si era mai neppure potuto rendere conto della cosa, se invece esprime giudizio e nota di biasimo, torna credo al mittente colpevole piuttosto di averli espressi ignorando la realtà dei fatti…
per risolvere la cosa… si deve pagare WordPress.
chi ha un blog volontario senza scopo di lucro perchè dovrebbe ?
Che è comunque opzione da valutare seriamente laddove blog gratuito, pur senza scopo di lucro ma con un preciso indirizzo “filosofico” (diciamo così), si trovi a dover subire messaggi pubblicitari anche decisamente contrastanti con la linea di pensiero proposta.
Chi può lo faccia, altrimenti è sufficiente mettere l’indicazione che la pubblicità non è postata dall’admin
Da semplice osservatore, trovo sia stata un’eccessiva faciloneria. I musulmani possono non sapere che cosa è la Messa e averla equiparata a una semplice preghiera, ma l’entusiasmo dal fronte cattolico mi stupisce.
Per la seconda volta metto il link a un mio post, mi scuso e chiarisco che intendo solo segnalare l’affinità di vedute con l’autore di questo articolo che ho volentieri condiviso nei social media
https://mcc43.wordpress.com/2016/07/30/centrifugare-le-religioni-per-paura-del-califfo/
Si che tutti ritornino alla vita normale, come facciamo in Israele, con le lacrime e con il cuore sanguinante, ma non dobbiamo darla vinta all’ islam ! i terroristi islamici non hanno diritto di rubare la vita all’ occidente ! e’ ora di agire; fino ad oggi hanno avuto tanta comprensione e sostegno, da parte di una Europa fragile buona e buonista…. e guarda quante persone innocenti hanno pagato con la propria vita ! NO io dico GUERRA ALL’ISLAM !!!!
I musulmani in Chiesa. Che bello!
Scambiamoci un segno di pace, una stretta di mano, suvvia siamo tutti fratelli.
Magari, alla prossima strage in chiesa facciamo pure un girotondo, e poi… allegria, tutti giù per terra.
Certo, dispiace per gli sgozzati che non passano nemmeno per l’ospedale da campo nel quale dobbiamo tutti trasferirci, ma non possiamo non porgere l’altra guancia, …o la guancia di qualcun altro, non vi pare?
È sicuramente un’esperienza
un po’ strana vedere
dei musulmani seduti tra i
banchi di una chiesa cristiana.
E soprattutto è un po’
inconsueto pensare che non
sono là come turisti o come
studiosi di architettura o di
arte occidentale: no, sono là
per pregare. Cioè per lo stesso
motivo per cui i cristiani si
radunano nello stesso luogo,
ogni domenica: pregare.
La forza silenziosa, misteriosa,
gigantesca, sconvolgente
della preghiera, e di una
preghiera fatta insieme, a più
voci, secondo schemi e tradizioni
diverse, ma con lo stesso
obiettivo: chiedere pace. Dopo
l’uccisione di padre Jacques, o
forse è proprio il caso di dire
dopo il suo martirio, il 26 luglio,
si sono alzate molte voci:
di orrore e di sdegno, di rabbia,
di condanna e di paura; e,
purtroppo, anche voci di odio,
voci che chiedono vendetta,
repressione, guerra. Come
in molti casi simili di questi
ultimi tempi in cui uomini e
donne di ogni appartenenza
religiosa, di ogni convinzione
e di ogni etnia sono stati
vittime di un terrorismo folle
o di precisi piani di annientamento,
anche questa volta
si sono alzati molti cori e da
molte parti: fino all’esplicito
disaccordo nei confronti di chi
ostinatamente persegue vie
di dialogo e di accoglienza.
Quasi come se si volesse dire:
«Ecco, avete visto? Dialogare
è perfettamente inutile!».
Domenica 31 luglio, però, in
molte chiese cristiane e non
soltanto in Italia, insieme alle
voci ostinate di chi indica
proprio il dialogo come l’unica
via della pace – l’unica, non
una fra le tante! – si sono
alzate anche centinaia e centinaia
di mani in preghiera.
Una voce silenziosa, ma di un
silenzio assordante, verrebbe
da dire: una voce che ha
unito uomini e donne di fede,
cultura, provenienze diverse,
ma accomunati da un’unica
convinzione: quella di chi sa
benissimo che pregare insieme
cambia la vita, eccome se
la cambia!
Già, perché quando è fatta
con il cuore, la preghiera non
mette in comunicazione soltanto
le persone tra loro, ma
le mette in comunicazione con
il Mistero assoluto, comunque
lo si voglia chiamare. È una
forma sublime di dialogo la
preghiera, e di un dialogo
portato avanti dalle creature
e dallo stesso Creatore.
Certo, chi si aspetta risultati
evidenti e immediati resterà
a bocca asciutta: lo sa bene
tutta quella parte di umanità
– ed è realmente tanta – che
in molti modi vive di dialogo,
di incontro, di pazienza, di
speranza, di relazioni fondate
sulla conoscenza, sull’apertura,
sull’incontro, sull’attesa.
Nella convinzione che sì, va
fatto di tutto per mettere al
bando ogni forma di violenza,
ma assolutamente non con altra
violenza. Questa non è la
strada, non lo è mai stata. Lo
insegna la storia.
È per questo che la battaglia
da portare avanti, se
vuole essere vinta, deve usare
esclusivamente le armi della
civiltà, del dialogo, dell’incontro:
le altre sono guerre perse
in partenza.
Musulmani e cristiani hanno
pregato insieme per questo;
ma anche uomini e donne
di altre fedi hanno fatto altrettanto
e lo fanno in continuazione,
con la convinzione
che pregare insieme cambia
la vita. Non si tratta solo di
ingenuità, o di eccessivo ottimismo,
o di buonismo sterile.
Si tratta di fede, di una fede
nuda e inerme, ma efficacissima
e potentissima.
Padre Jacques è stato ucciso
mentre presiedeva l’Eucaristia.
Centinaia di volte,
nella sua vita da prete, ha
ripetuto «questo è il mio corpo
dato per voi, questo è il
mio sangue versato per voi e
per tutti». Martedì 26 luglio
quelle parole di Cristo sono
diventate l’ultimo gesto della
vita di quell’anziano prete. E
come ogni vita data per gli
altri non rimane un gesto
sterile, così anche quella di
padre Jacques, come quella
di tantissimi altri, cristiani e
non, sta già portando frutto.
Un frutto lo si è visto domenica
in molte chiese cristiane.
C.B. (tratto da L’Amico del Popolo del 4 agosto 2016)
“Non si tratta solo di ingenuità, o di eccessivo ottimismo, o di buonismo sterile.”
No, no, questa iniziativa si tratta solo di buonismo sterile e niente altro, e poco importa quante belle parole si possano mettere in mezzo per addolcire il cianuro, sempre cianuro rimane.
Alziamo pure le mani assieme ai mussulmani in Chiesa, ma tutto questo può solo servire a creare una cortina fumogena attorno al radicalismo islamico che prosegue
indisturbato nella sua tremenda “missione”.
Non siamo quaccheri, e pretendere il sacrificio di sconosciuti (e più o meno lontani) innocenti pur di non dover combattere in loro difesa è un’atrocità anche peggiore di quella dei tagliagole.
Di questo fatto gravissimo, più che di mancato “dialogo” o preghiera comune, dovremo sicuramente un giorno rendere conto a Chi di dovere.
D’accordo pienamente con Giancarlo.
Tutti quelli che si erigono a favore di quest atto buonista scambiandolo per Accoglienza mi ricordano tanto quelli che confondono la gloria della Poverta’ con la banalita’ del pauperismo.