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Pur con tutta la buona volontà e il desiderio di comprendere il significato del gesto, confesso che l’odierna presenza di persone di religione islamica nelle chiese, dopo il brutale assassinio, in Francia, dell’abbé Jacques Hamel, mi lascia abbastanza perplesso. Non tanto e non solo sul piano teologico né su quello sociologico bensì, più banalmente, su quello logico. Se infatti il senso primo di quest’iniziativa era la solidarietà ai cattolici per il massacro compiuto nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray – posto che ci sarebbero stati altri modi per manifestarla – sfugge il motivo per cui solo la comunità mussulmana si sia sentita in dovere di attivarsi. Se invece lo scopo del gesto era, unitamente alla solidarietà, una plateale dissociazione dagli atti terroristici, le criticità si moltiplicano.

Anzitutto, perché se i fedeli mussulmani fossero convinti – come ripetono da tempo – che i responsabili degli atti terroristici che insanguinano l’Europa non hanno nulla a che vedere con loro, nessuna ulteriore presa di distanza sarebbe stata necessaria, cosa che paradossalmente non fa che rafforzare il sospetto che la prossimità fra alcune moschee e il fondamentalismo che sfocia nel terrorismo sia, in realtà, concreta. In secondo luogo, perché una dissociazione di questa rilevanza o è massiccia oppure lascia la sensazione non sia, in realtà, pienamente sentita: ebbene, nonostante l’entusiasmo mediatico, non pare che le chiese, oggi, fossero affollate da quei musulmani che pure è frequente incontrare per strada (stima che in Italia, su circa 1.5 milioni di mussulmani, non più di 15.000 abbiano aderito all’iniziativa)

Da ultimo va segnalato come, quand’anche fosse stata molto partecipata, una simile manifestazione sarebbe rimasta simbolica ed ho l’impressione che diverse segnalazioni alle forze dell’ordine o alla magistratura di aspiranti terroristi sarebbero state un segnale molto più utile e non concreto non solo ai cattolici bensì a tutta Europa nella lotta contro il terrorismo: perché ciò non avviene praticamente mai? Si vuole davvero far credere che non esista alcun nesso, neppure remoto, fra talune moschee e sedicenti centri culturali e l’estremismo che, talvolta, porta ad alimentare la spirale del terrore? Il buon senso, alcune indagini della magistratura e perfino le ammissioni di alcuni coraggiosi imam sembrano dire il contrario. Una considerazione, infine, su certo entusiasmo cattolico rispetto all’iniziativa.

Ora, non si può affatto escludere – pur alla luce delle criticità dell’iniziativa – che diverse persone di religione islamica abbiano oggi manifestato, facendo il loro ingresso a Messa, con sincerità sia vicinanza ai cattolici sia disprezzo per i terroristi; anzi, in moltissimi casi sarà stato così. Sarebbe però interessante analizzare quanti fra i cattolici entusiasti o non contrari a questo gesto sono anche praticanti: credo ne vedremmo delle belle. Ed anche se il problema odierno, per la Chiesa, non sono solo i cattolici non praticanti (il cardinal Biffi si lamentava anzitutto dei «praticanti non cattolici»…), il fatto che dei mussulmani siano nelle chiese mentre – GMG a parte – la maggior parte dei battezzati, oggi, si sia goduta la domenica estiva altrove immortala fin troppo bene la realtà del nostro declino.

Giuliano Guzzo