Una tesi rilanciata con una certa insistenza e ricorrenza da giornalisti, politici ed anche ultimamente uomini di Chiesa – come per esempio ha fatto monsignor Galantino ieri, in occasione della presentazione del 25esimo Rapporto immigrazione Caritas Migrantes a Roma – è quella secondo cui l’immigrazione «conviene» al Paese nella quale si verifica. Trattasi chiaramente di una posizione troppo generica, in sé, per essere condivisa o confutata (di che immigrazione si parla? Vi sono numerose tipologie possibili di immigrato, da quello per motivi strettamente professionali a quello irregolare, dall’immigrato stagionale al profugo), anche se forse, con riferimento specifico al nostro Paese, qualche considerazione è possibile.
Infatti i sostenitori della convenienza italiana, per così dire, dell’immigrazione – e del fatto che quindi i “migranti” che quotidianamente sbarcano sarebbero una quasi una manna – fondano in prevalenza la loro tesi sui risultati della ricerca della Commissione Bilancio della Camera, che dimostrerebbero, sul piano meramente economico, come i fenomeni migratori siano un affare. Cosa dicono, in breve, i risultati di questa ricerca, presentata alla Camera dei Deputati lo scorso mese di dicembre? Che le principali entrate fiscali da cittadini stranieri ammonterebbero, per il nostro Paese, a 13,7 mld a fronte dei principali costi dei cittadini stranieri presenti in Italia stimati in 10,4 mld; dunque l’immigrazione sarebbe non solo un affare, ma addirittura un affare da 3 miliardi di euro.
Dunque l’immigrazione davvero «conviene»? A prima vista, numeri alla mano, parrebbe proprio di sì. Eppure la realtà è più complessa di quanto appare, e basta non fermarsi alle poc’anzi citate stime numeriche – senza per questo giudicarle inattendibili – per comprendere come certi entusiasmi siano quanto meno prematuri. Per almeno tre motivi. Primo: la ricerca della Commissione Bilancio della Camera si riferisce ai costi dei circa cittadini stranieri, ma nulla dice di quelli dell’immigrazione irregolare e clandestina (almeno 300.000 persone) né di quella dei cosiddetti “migranti”, che pure indubbiamente esistono se si pensa che in caso di infortuni o problemi di salute l’assistenza sanitaria essenziale – com’è sacrosanto – viene assicurata a chiunque, anche se privo di permesso di soggiorno o di cittadinanza.
Guardando poi alla criminalità, la convenienza dell’immigrazione – posto che la gran parte dei cittadini stranieri è composta da bravissime persone – si fa oscura; notava infatti già anni fa il sociologo Marzio Barbagli che «quasi tutti i ricercatori hanno mostrato che, dalla metà degli anni ’70, in molti paesi europei, vi è stato un continuo aumento della quota di reati commessi da stranieri. Tale aumento è dovuto a due distinti processi. In primo luogo, è cresciuto il numero degli stranieri senza permesso di soggiorno (irregolari, clandestini, richiedenti asilo, turisti) che violano le norme penali. In secondo luogo, gli immigrati regolari hanno iniziato a compiere reati più spesso degli autoctoni. In alcuni paesi europei, ad avere tassi di criminalità più elevati di questi ultimi sono più frequentemente gli immigrati della seconda generazione (o solo loro)».
Una seconda ragione per cui occorre andarci piano ad osannare l’immigrazione come grande occasione, riguarda le cosiddette rimesse dei lavoratori stranieri, cioè il denaro inviato ai propri Paesi d’origine, che di fatto toglie loro una fetta di ricchezza da usare, in Italia, per i consumi: secondo un’analisi del Centro Studi “ImpresaLavoro” negli ultimi 10 anni sono stati inviati ai Paesi d’origine quasi 60 miliardi di euro. Ora, anche se questo fenomeno – essenzialmente a causa della crisi economica – appare in diminuzione, è chiaro come vi sia ben poco per cui gioire, stando al lato economico, dell’opportunità rappresentata dall’immigrazione che, più che essere un affare, risulta affare a metà o parziale, anche se è politicamente scorretto ricordarlo.
Un terzo motivo che rende decisamente prematuri, se non incauti, taluni entusiasmi sull’immigrazione il versante demografico e della natalità, sovente tirato in ballo come terreno nei quali i non italiani – o “i nuovi italiani” – dovrebbero rivelarsi maggiormente risorse. Così però non è e, per evidenziarlo, si può citare proprio il giornale di riferimento di mons. Nunzio Galantino e della Cei – Avvenire – che alcuni mesi fa pubblicava un articolo a firma del demografo Giancarlo Blangiardo che faceva estrema chiarezza su quanto ci sia ben poco, anzi, di cui rallegrarsi, in quella prospettiva di lungo periodo così spesso non considerata dai nostri politici, del contributo dell’immigrazione al contrasto alla denatalità.
Scriveva Blangiardo: «Nel lungo periodo gli effetti dell’ipotetica compensazione derivante dalla sostituzione dei neonati con immigrati sono destinati a produrre un accrescimento del carico sociale con un’intensità che sarà tanto più accentuata quanto più i flussi di immigrazione saranno caratterizzati da soggetti giunti da noi in età matura». «Non si stratta certo di mettere in discussione il valore dell’immigrazione a supporto della vitalità demografica di un Paese che da quasi quarant’anni non è in grado di garantirsi adeguati livelli di ricambio generazionale – aggiungeva il demografo -, bensì di riconoscerne la reale portata» per non sopravvalutare gli «effetti (temporanei) dell’immigrazione» (Avvenire, 29.4.2016, p.3).
Ora, alla luce di queste tre semplici osservazioni – alle quali se ne potrebbero aggiungere altre – diviene abbastanza chiaro come la tesi secondo cui l’immigrazione «conviene» all’Italia è, nella migliore delle ipotesi, priva di fondamento. Anche perché, se davvero l’immigrazione fosse un affare, non si comprenderebbero le ragioni per cui la totalità degli Stati del pianeta, da un lato, ne preveda una regolamentazione, in molti casi anche stretta e, dall’altro, non ne offra alcuna forma di incentivo; dovremmo concludere che tutto il globo è popolato e governato da cattivoni razzisti e xenofobi? Improbabile. Molto più verosimile è semmai l’ipotesi secondo cui oggi troppi, quando magnificano i vantaggi dell’immigrazione, non sappiano bene di che stanno parlando.
purtroppo tutte queste considerazioni sono prive di qualunque fondamento conoscitivo.
che l’immigrazione sia storicamente un enorme vantaggio per i paesi di destinazione lo dimostra prima di tutto empiricamente il fatto che i paesi piu` ricchi del mondo hanno in prevalenza un retroterra immigratorio forte (dagli USA alla Germania del dopoguerra).
ed e` intuitivo, oltre che ben documentato, che disporre di forza lavoro pronta ed adulta senza tutti gli oneri connessi ai lunghi anni necessari per portarla a maturazione rappresenta un indubbio vantaggio competitivo.
parallelamente l’emigrazione e` ovviamente al contrario una forma di impoverimento, come dimostra ad esempio anche la storia italiana, dove lo sviluppo comincia dove finisce l’emigrazione di massa.
tutte le altre considerazioni svolte qui sopra sono relativamente di dettaglio di fronte a questi dati noti da decenni nella letteratura demografica e nell’economia delle migrazioni: possono correggere o limitare gli effetti, ma non cancellarli o trasformarli in svantaggi.
piu` che leggere considerazioni sparse sui presunti danni dell’immigrazione nel nostro paese mi sarebbe piaciuto leggere qualche considerazione sul disastro rappresentato dalla ripresa della emigrazione italiana dei nostri giovani piu` qualificati.
ma capisco che il tema si presta molto meno a fare bassa propaganda.
Sarà, ma questi enormi vantaggi di cui lei parla, francamente, fatico a vederli e faticano a vederli parecchi Stati occidentali, a quanto pare, che tutto fanno fuorché incentivare l’immigrazione rendendo agevole l’acquisizione della cittadinanza. Tutti cretini, a quanto pare… Buona serata!
le politiche degli stati occidentali sull’immigrazione sono condizionate in questo momento dalla demagogia politica deteriore di massa a cui Lei stesso si presta.
fa eccezione la piu` avveduta Germania, che riesce oltretutto ad attirare mediamente in questo modo l’immigrazione piu` qualificata.
quanto al Regno Unito e` centro di immigrazione dalle sue ex colonie da decenni e anche questo ha contribuito al suo benessere.
certamente l’immigrazione degli ultimi tempi ha assunto connotati drammatici, anche in seguito alle guerre contro il mondo arabo condotte dall’Occidente e dalla catastrofe provocata di interi paesi.
questo non cambia, comunque, la valutazione socio-economica di fondo dell’immigrazione come fonte di arricchimento del paese che accetta ed integra gli immigrati.
se poi pero` una seria politica di integrazione manca…
tranquillo, comunque.
l’Italia sta cessando di essere una meta ambita dalle migrazioni internazionali.
l’autore avra` presto modo di vedere se questo coincidera` con un nuovo rinascimento oppure anche soltanto con una ripresa economica.
mah!!!! ripresa Economica?
Sta fallendo il tradizionale sistema economico capitalista delle merci e dell’Import ed Export dei capitali che si stanno concentrando nelle caverne di Alibaba e i 40 Ladroni. Il futuro materiale e solo che in discesa perchè, stanno finendo le scorte naturali sul pianeta…. In quello futuro (virtuale,) saremo tutti agli arresti domiciliari davanti ai video a dare i numeri… con le cam … e guai chi si allontana… niente cibo sulla carta di credito, niente accrediti . Solo multe capitali sottraatte automaticamente da un robot centrale delle Banche! *_____=
e dopo tre anni, ti sei accorto delle sesquipedali cazzate che hai detto da saccente improvvisato?
se il commento e` rivolto a me, direi che la mia previsione si e` rivelata straordinariamente azzeccata; ah gia`, ma per saperlo occorre guardare i dati e questa, mi perdoni, non e` cosa da Lei.
direi che la mia previsione si e` rivelata straordinariamente azzeccata
Ma che stai dicendo?
Posa il fiasco, nonno… E torna nella realtà, se puoi…
Dai, nonno, dacci 84 numeri che ci giochiamo gli altri 6.
Sta cessando………..chissà che giornali legge sto signore…..
in effetti, piu` che leggere i giornali, leggo le statistiche.
provi anche Lei… 😉
in effetti, piu` che leggere i giornali, leggo le statistiche.
Sì, ma dovresti farlo PRIMA di un grappino…
@ KOSMO
mi perdoni se non ho nessun interesse a discutere con Lei che fa battute senza senso su cose di cui non e` MINIMAMENTE informato e neppure si preoccupa di informarsi.
La diminuzione degli sbarchi nel 2018 sugli anni precedenti si attesta a un meno 80%. Al 30 luglio di quest’anno [2018] sono arrivati in Italia 18.392 migranti, contro i 92.041 dello stesso periodo del 2016 e i 94.806 del 2017.
come vede le mie previsioni del 2016 sono perfettamente confermate – e Salvini non c’entra, e` arrivato a maggio e su luglio la sua politica ha avutto effetti poco significativi.
io sono astemio da una vita, incidentalmente, mentre e` Lei che da` da dubitare sull’odore del suo fiato, visto che ci vede peggio che doppio, almeno decuplicato.
si risparmi il tempo di una risposta perche` non replichero` piu`: non ho tempo da perdere con i troll.
Nonno stai proprio fuori di melone.
GLI SBARCHI SONO CALATI PER DECISIONI DEL GOVERNO, non certo per cambio di esigenze dei presunti “migranti”.
Quindi hai poco da fare il saccente “studiato”.
Ho vissuto nel Regno Unito per dieci anni e, se per i britannici il relazionarsi con “l’immigrato” (le virgolette sono obbligatorie) e’ la norma, molti mi dicono che ad un certo punto bisogna pur dire basta, che il Paese non puo’ prenderne altri. Ho sentito tali idee anche da coloro i quali hanno idee di sinistra e libertarie.
Gli USA, citato piu’ sopra come esempio, hanno molti immigranti ma regolamentano il loro ingresso con severità.
sono stato in Inghilterra la prima volta nel 1974-75 ed era gia` un paese multi-etnico, quando in Italia non immaginavamo neppure che il problema potesse riguardarci.
ovviamente il passato coloniale conta.
la Sua osservazione e` valida: gli USA bloccarono l’immigrazione gia` nel 1924, salvo ritrovarsi meta di una nuova immigrazione clandestina nei tempi piu` recenti, che neppure loro rescono ad arginare.
e tuttavia quel che Lei dice, in linea generale accettabile, va poi calato nel merito di diverse situazioni.
ad esempio l’Italia: e` il paese – dati di oggi – con la piu` bassa natalita` del mondo; ha gia` esaurito le sue capacita` di assorbimento?
se guardiamo alla crisi economica la risposta piu` logica potrebbe parere si`, al momento, e infatti gli immigrati oramai tendono a considerarla paese di transito verso altri paesi europei piu` dinamici, come appunto scrivevo nel commento sopra.
tuttavia occorre essere consapevoli che questo corrisponde ad una prospettiva di declino del paese dal punto di vista economico e sociale.
va poi considerato un aspetto a parte, che e` quello dei rifugiati, che sono problema ben distinto da quello della immigrazione generica.
e qui le convenzioni internazionali, la Costituzione e la civilta` giuridica ci impongono di accettarli, anche e soprattutto quando sono l’effetto di scelte scellerate di politica estera, che mettono a rischio la vita di interi popoli.
come avremmo giudicato uno stato che nel corso delle persecuzioni razziali contro gli ebrei avesse rifiutato da dargli rifugio?
Capisco quello che lei dice e non mi dispiace essere d’accordo su alcuni punti.
Ma rimango dell’opinione che se l’immigrazione e’ un vantaggio per il Paese che la riceve, se come dice lei e’ gestita bene, oltre un certo punto non lo e’ piu’. C’e’ un numero massimo di persone che uno puo’ mettersi in casa prima che tale casa scompaia. Ovviamente il numero cambia da caso a caso.
Ripeto, anche persone liberal e di sinistra qui in UK dicono che l’immigrazione ha raggiunto livelli non piu’ sostenibili per la societa’. E lo stesso vale per gli Stati Uniti.
Certamente nessuno vuole ributtare in mare dei poveri disgraziati che hanno perso tutto; quando ci si trova davanti situazioni del genere, e’ soltanto doveroso accoglierli. Ma ritengo che la soluzione migliore sia di cercare di risolvere o quantomeno attenuare i guai che tali persone hanno a casa loro, grazie a politiche internazionali intelligenti.
Se nel tuo orto non hai un cavolo, la capra non entra per mangiarlo … non c’è
max… il laboratorio di questa politca di migrazione di massa fu una esigenza degli Stati Uniti quando liberatisi della Regina Vittoria d’Inghilterra, presero possesso di ciò che non gli apparteneva.
Dovendo sostituire 90 milioni di pellirossa non disposti a integrarsi nel mondo industriale e “straniero” dell’invasore, i nuovi padroni degli USA avendoli sterminati tutti dovettero sostituirli con nuovi cialtroni da immigrare…. ma solo se ubbidienti.
Ora, dopo il Muro di Berlino, avendo capito tutto sul disatroso programma raeganiano – Dissolvenza di tutti gli Stati- anche gli USA riconoscono che il MURO è l’unica arma contro le cavallette. La Muraglia cinese fu eretta contro le mandrie di capre, la “Santa” Israele s’è fatta il suo Muro e urla al mondo di non “rompere le scatole” e aprire i confini, pena lo Stead.
Sono stato anche in Inghilerra e Scozia. Ho fatto fatica a trovare gli inglesi… se ne stando andando … altrove!
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@bortocal
“che l’immigrazione sia storicamente un enorme vantaggio per i paesi di destinazione lo dimostra prima di tutto empiricamente il fatto che i paesi piu` ricchi del mondo hanno in prevalenza un retroterra immigratorio forte (dagli USA alla Germania del dopoguerra).”
Due esempi poco azzeccati, dal momento che: 1. gli Stati Uniti senza immigrazione non esisterebbero proprio, essendo un Paese fondato da coloni e popolato, nella quasi totalità, dai discendenti dei suddetti coloni (Inglesi e Olandesi) e dai discendenti di milioni di immigrati (Irlandesi, Italiani, Greci, Ebrei, Slavi, Messicani ecc., oltre ovviamente ai discendenti degli schiavi africani), il tutto – attenzione! – a scapito delle popolazioni locali, i pellerossa o indiani che dir si voglia. Inoltre, a proposito di “retroterra immigratorio forte”, troviamo Paesi, come il Brasile e l’Argentina, che presentano un reddito procapite inferiore a diversi Stati che il suddetto retroterra non ce l’hanno;
2. come lei sa, la Germania del dopoguerra aveva un disperato bisogno di immigrati, visto che milioni di suoi cittadini erano morti in guerra e mancava quindi la forza lavoro necessaria a ricostruire le città in macerie. Alla fine degli anni ’30, la Germania non se la passava certo male dal punto di vista economico, e questo senza immigrazione.
Bisogna aggiungere, inoltre, che Paesi come il Regno Unito (da lei citato), la Francia, la Svezia, la Danimarca, la Norvegia, l’Olanda ecc. erano già prosperi ben prima che diventassero metà di immigrazione di massa. D’altra parte, se non fossero stati già ricchi di loro, non sarebbero mai diventati metà di immigrazione.
“se poi pero` una seria politica di integrazione manca…”
Più il numero di immigrati cresce, più l’integrazione diventa difficile.
sorry, i due esempi sono azzeccati e lo conferma anche Lei, in maniera ancora piu` puntuale di quel che avevo accennato io, scrivendo: 1. gli Stati Uniti senza immigrazione non esisterebbero proprio 2.la Germania del dopoguerra aveva un disperato bisogno di immigrati.
dunque l’immigrazione ben gestita e` una risorsa – confermo.
il che non significa ne` che tutti i paesi con forte immigrazione siano destinati a diventare ricchi (e con gli esempi di Brasile ed Argentina, Lei ha ben dimostrato questa tesi) ne` che tutti i paesi ricchi – aggiungo – siano paesi di forte immigrazione: ad esempio, Giappone e Cina non lo sono affatto.
tutto dipende dunque dalla capacita` del paese di attrarre buona immigrazione e di integrare gli immigrati.
lo stato italiano e` massimamente carente in questo; eppure la cultura italiana mostra ottime capacita` di integrazione spontanea, per cui alla fine a me pare, parlo qui per esperienza diretta, che in Italia – se non subentrano ottuse ondate di razzismo – l’integrazione spontanea e fai da te produce risultati migliori della curatissima integrazione istituzionale tedesca degli immigrati, per non parlare della catastrofe della integrazione in Francia.
non credo sia vero di per se` che piu` il numero degli immigrati cresce piu` l’integrazione diventa difficile; al contrario la presenza di comunita` gia` ben integrate facilita l’integrazione di nuovi immigrati della stessa provenienza (vedi senegalesi o eritrei, da noi).
e` vero invece che questo succede quando si hanno ondete migratorie forti che trovano impreparati.
il numero degli immigrati in Italia comunque al momento e` in diminuzione, e questo non e` un segno di buona salute del nostro paese.
Quando minacciarono Gheddaffi per destituirlo e poi ammazzarlo, dopo la dichiarazione di guerra franco-italiana (bombardamento e invasione comprese) Gheddaffi disse: “Se ci provate, vi invaderemo”
Quando al potere hai persone stupide che non sanno misurare il senso delle parole dei “nemici” , invadi da spavaldo e qui ci casca l’Asino.
Sulla guerra ai paesi Arabi , noi non sappiamo nulla… quello che sappiamo è ciò che il Potere dietro alle telecamere ha voluto farci sapere.
L’utentedei Media è un iponotizzato la media nazionale sono 2100 ore all’anno di Ipnosi.
Esempio: nel Desert Storm (che tutti poco ricordano) il giorno 8 Marzo , Saddam colpisce 4 centrali nucleari. Tre in Giappone e una in America e precisamente la centrale nucleare di Detriot. L’America per 25 anni non produrrà piu automobili. Lo sapevate?
Saddam vinse quella Battaglia ; la “Madre di tutte le Battaglie”.
A 29 anni dai notri bombardamenti su l’Iraq, Otto milioni di tonnellate di Bombe l’America ha perso più del 50% del suo controllo Nel Mondo,.
La chiamano Crisi… e non è finita.
Di cosa stiamo parlando?
“dichiarazione di guerra franco-italiana”
“nel Desert Storm (che tutti poco ricordano) il giorno 8 Marzo , Saddam colpisce 4 centrali nucleari. Tre in Giappone e una in America e precisamente la centrale nucleare di Detriot.”
Ma che ti stai inventando???
Ma sei fuori come un balcone? O_O
Hai dimenticato il tuo incubo Reagan…
Ma per favore…
@bortocal
“non credo sia vero di per se` che piu` il numero degli immigrati cresce piu` l’integrazione diventa difficile”
Le rispondo citando la frase di un’altra utente di questo blog: “Non va sottovalutato l’aspetto QUANTITA’ nel lasso di un breve periodo di tempo.”
In altre parole, di fronte all’arrivo, in un breve lasso di tempo (come sta per l’appunto avvenendo oggi), di una massa enorme di immigrati – secondo alcune stime, i potenziali immigrati provenienti dall’Africa sub-sahariana ammonterebbero a 80-100 milioni -, non c’è politica migratoria che tenga e la loro integrazione diventa materialmente impossibile. Non è realisticamente possibile, infatti, accogliere ed integrare un tale numero di immigrati.
per rispondere alla domanda se “piu` il numero degli immigrati cresce piu` l’integrazione diventa difficile” occorre un’analisi storica dettagliata dei diversi momenti.
gli USA seppero accogliere masse sterminate di immigranti nell’Ottocento e nei primi anni del Novecento: certamente era una situazione straordinaria di un continente quasi semivuoto, dal punto di vista occidentale, considerando la fine che fecero gli abitanti originari.
ma una simile immigrazione, enorme in valori percentuali anche se non assoluti, fu quella attraverso la quale si costitui` lo stato di Israele a partire dagli anni Trenta.
l’immigrazione in Europa di questi mesi si concentra soprattutto in Germania e in altri paesi: spero di non ricordare male, ma nell’ultimo anno la Germania ha accolto circa un milione di migranti (rispetto ai 5 milioni in tutto di trent’anni di immigrazione in Italia).
questi immigrati creano di sicuro problemi consistenti, come posso constatare anche de visu, ma al momento non c’e` un clima di isterismo di massa come quello alimentato dai nostri media ipocriti.
in questo momento, a parere personale, l’immigrazione in Italia non ha affatto consistenze drammatiche, considerando che il paese e` possibilmente evitato dai migranti e usato al piu` come paese di transito.
(sempre che non ci siano blocchi alle frontiere di altri paesi europei, naturalmente).
drammatica e` la nostra impreparazione istituzionale.
d’altra parte con i tassi demografici attuali, senza immigrazione l’Italia e` destinata praticamente ad estinguersi in un paio di generazioni o tre.
sono naturalmente d’accordo sul resto della riflessione: non sostengo affatto che possiamo e neppure dobbiamo accogliere tutti per principio.
mi limito a contestare come poco documentata e poco seria le tesi che discutono di immigrazione presentandola in generale e sempre come un fenomeno negativo.
sono tesi sciocche.
storicamente anche l’impero romano a un certo punto provo` a bloccare le immigrazioni costruendo fortificazioni lunghe centinaia di km.
costrinse gli immigrati ad armarsi e a farsi strada combattendo: la superiorita` del suo esercito non basto` a salvarlo di fronte alla forza del numero.
@bortocal
“gli USA seppero accogliere masse sterminate di immigranti nell’Ottocento e nei primi anni del Novecento: certamente era una situazione straordinaria di un continente quasi semivuoto […].
Un’immigrazione distribuita in circa un secolo e in un territorio immenso e quasi semivuoto, per l’appunto.
Questo non è certo il caso dell’attuale Europa, che ha peraltro una densità abitativa piuttosto alta, Italia compresa.
“una simile immigrazione, enorme in valori percentuali anche se non assoluti, fu quella attraverso la quale si costitui` lo stato di Israele a partire dagli anni Trenta.”
Nel 1948, anno della nascita dello Stato d’Israele, la popolazione ebraica della Palestina ammontava a circa 600.000 unità, meno quindi del milione di immigrati che, come ha scritto lei stesso, sono giunti in Germania nel solo 2015. Certo, la Germania ha un territorio molto più vasto di quello di Israele (per non parlare dell’intera Europa), ma va detto pure che l’integrazione degli Ebrei immigrati con gli Ebrei che vivevano già nella regione (i quali erano di meno rispetto ai primi) fu, tutto sommato, piuttosto facile, tenuto conto anche e soprattutto dell’omogeneità etnica e religiosa delle due comunità (che invece è assente tra noi europei e i migranti), omogeneità resa ancora più forte dall’ostilità del mondo arabo, quindi dalla necessità di dover fronteggiatore un nemico comune.
“al momento non c’e` un clima di isterismo di massa come quello alimentato dai nostri media ipocriti […] mi limito a contestare come poco documentata e poco seria le tesi che discutono di immigrazione presentandola in generale e sempre come un fenomeno negativo.”
Beh, l’informazione di sinistra e una parte consistente del clero (a cominciare da Papa Bergoglio), parlano dell’immigrazione in termini tutt’altro che negativi o drammatici, anzi: a loro avviso, essa è una sorta di manna, una cosa buona senza se e senza ma, e l’immigrato è una “risorsa” a prescindere.
Non è poco seria anche la suddetta tesi?
rispondo subito all’ultima domanda con uno squillante certamente!
e` quello appunto che sto cercando di dimostrare.
la demografia come scienza vede da tempo l’immigrazione come un fenomeno tendenzialmente positivo dal punto di vista economico, in particolare per i paesi ospitanti.
pertanto coloro che la presentano in se stessa come una catastrofe sono soltanto, per dirla schiettamente, degli ignoranti.
detto questo, questo a sua volta non significa che l’immigrazione sia sempre positiva, a prescindere dalle circostanze, dalle dimensioni, dalle realta` storiche concrete, ecc. ecc.
occorre andare a vedere caso per caso…
e dunque parlare con conoscenza di causa dell’immigrazione in Italia.
l’immigrazione in Italia e` peraltro l’ancora di salvezza di un paese in piena crisi demografica.
il fatto che non sappiamo gestirla a livello statale con una politica organica di integrazione e neppure limitandola nelle dimensioni al gestibile (che tuttavia in questo momento, insisto, non e` in Italia il problema maggiore) conferma la crisi complessiva del nostro paese.
ci chiuderemo per principio all’immigrazione dicendo che e` una sciagura o anche soltanto che e` eccessiva? (e invece e` soltanto gestita malissimo)
bene, basta sapere che cosa succedera` nel giro di una generazione.
e pensarci adesso?
mettersi a studiare il problema e i numeri, smettendo di parlare per slogan e frasi fatte?
– sulla Palestina.
la popolazione immigrata in Palestina fino al 1948 era di 600.000 ebrei in un territorio di 28.000 km quadrati, cioe` poco piu` grande della Lombardia e per meta` desertico.
la popolazione araba originaria era di 1.200.000 persone.
quindi l’immigrazione era pari nel 1948 al 33% della popolazione globale.
percentuali che nessun paese europeo oggi raggiunge neppure lontanamente.
la cifra degli immigrati ebrei, che erano 335.000 all’inizio della guerra, sarebbe gia` molto elevata.
ma la maggior parte dell’immigrazione ebraica e` avvenuta DOPO la formazione dello stato di Israele.
oggi la popolazione globale della Palestina nel suo insieme e` di 12 milioni di abitanti, di cui 8 milioni vivono nello stato di Israele e in esso poco meno di 6 milioni sono ebrei o affini.
nello stato di Israele gli immigrati sono diventati circa il 75% della popolazione.
la Palestina e` anche l’unico esempio storico recente in cui gli immigrati hanno cacciato la popolazione originaria, praticamente rinchiudendola in moderne riserve.
650.000 arabi furono cacciati dalle loro terre e dalle loro case nella guerra del 1948.
Il totale della popolazione palestinese in tutto il mondo era stimato dall’Ufficio Centrale di Statistica dello Stato di Palestina in 12,37 milioni di persone alla fine del 2015:
4,75 milioni nello Stato di Palestina (di cui 2,9 milioni in Cisgiordania e 1,85 milioni nella Striscia di Gaza),
1,47 milioni in Israele (dove sono detti cittadini arabi di Israele),
5,46 milioni – profughi e discendenti di profughi – in Paesi arabi (soprattutto in Giordania, Siria e Libano) e 685.000 nel resto del mondo.
Al 1 gennaio 2015, 5.149.742 erano registrati dall’UNRWA come rifugiati palestinesi in Giordania, Siria, Libano, Cisgiordania e Striscia di Gaza; di questi molti risiedevano nei campi-profughi palestinesi.
scusa Corpus, visto che si statisticamente informato, domanda:
quanti sono gli ebrei semiti e non semiti e affiliati nel mondo?
e quanti in Italia?
@ filorossoart
ti rispondo sul mio blog, qui: https://corpus15.wordpress.com/2019/01/28/intellettuali-bortoblog-8-28-31-gennaio-2009-61/
“l’immigrazione in Italia e` peraltro l’ancora di salvezza di un paese in piena crisi demografica.”
A mio avviso e per chiudere il discorso, la prima, vera ancora di salvezza del nostro Paese – e di ogni Paese in crisi demografica – è l’incremento delle nascite nella popolazione autoctona. Per dirla breve, noi italiani dovremmo ricominciare a fare figli, piuttosto che “delegare” a ciò gli immigrati, tanto più se si tiene conto conto che, secondo le statistiche più recenti, anche tra questi ultimi si sta verificando una contrazione in tal senso. Anche gli immigrati, pur essendo più prolifici rispetto a noi autoctoni, fanno meno figli rispetto a qualche anno fa.
Sono inoltre del parere che l’immigrazione non salverà nemmeno i tedeschi, che fanno ancora meno figli di noi.
mi perdoni se insisto che per parlare su qualche argomento occorre essere informati e non ripetere a pappagallo luoghi comuni orecchiati.
ANSA 8 LUGLIO 2016
Lo scorso anno l’Italia è risultato il Paese con il tasso di natalità più basso tra quelli dell’Ue. Lo ha reso noto Eurostat.
Complessivamente, nei 28 Paesi dell’Unione, nel 2015 la popolazione è cresciuta passando da 508,3 a 510,1 milioni. Ma ciò, osserva Eurostat, è avvenuto solo grazie agli immigrati poichè tra i residenti le nascite (5,1 milioni) sono state inferiori alle morti (5,2 milioni).
A guidare la classifica Eurostat dei Paesi con il maggior tasso di natalità sono l’Irlanda (14,2 x mille) seguita da Francia (12) e Gran Bretagna (11,9). In fondo alla graduatoria, prima dell’Italia, compaiono invece il Portogallo (8,3) e la Grecia (8,5).
mi intrometto per un commento: questo dimostra che il fattore prevalente nel regolare in Europa il tasso di incremento delle nascite non e` quello ideologico, come affermano gli ambineti cattolici integralisti, ma quello economico.
riprendo la citazione ANSA:
La significativa differenza esistente tra le dinamiche demografiche in atto in Italia e negli altri Paesi più popolosi dell’Ue emerge poi dal confronto delle cifre espresse in valore assoluto.
Lo scorso anno nel nostro Paese le nascite sono state quasi 486 mila contro le quasi 801 mila della Francia, le 777 mila del Regno Unito e le 738 mila della Germania.
nuovo commento mio: e Lei dice che il tasso di natalita` tedesco e` piu` basso? anche considerando la differenza di popolazione, non si direbbe.
io non ragiono in termini di dover essere, ma in termini di dati reali e quindi l’appello agli autocotoni non lo considero realistico.
mettiamo gli autocotoni in condizioni di vita migliori e i figli arriveranno.
dico anche che l’incremento della popolazione non e` un valore da perseguire, anzi: un moderato decremento sarebbe positivo.
(l’imperativo morale biblico del crescete e moltiplicatevi e` oggi semplicemete criminoso).
ma dobbiamo sapere che la conseguenza necessaria di una stabilizzazione demografica e` la crisi del sistema economico capitalistico, fondato sul presupposto del tutto fallace della crescita infinita dei consumi.
mi perdoni la replica, resa obbligata dagli erorri di fatto di una sua affermazione.
anche io considero concluso il discorso qui, e grazie della conversazione.
“mi perdoni se insisto che per parlare su qualche argomento occorre essere informati e non ripetere a pappagallo luoghi comuni orecchiati.”
Riprendo il discorso per mettere subito in chiaro una cosa: non è mia abitudine ripetere a pappagallo alcunché.
Per quanto concerne la mia affermazione – da lei contestata – sul tasso di natalità tedesco, ho fatto riferimento al seguente articolo, pubblicato sul sito della BBC e datato 29 maggio 2015: http://www.bbc.com/news/world-europe-32929962.
Aggiungo inoltre che, secondo dati relativi al 2014 (non ho trovato in rete dati più recenti), l’età media in Germania è di 45,6 anni contro i 44,7 anni dell’Italia. Alla luce di ciò, possiamo concludere che i tedeschi – mi riferisco in particolar modo agli autoctoni – sono messi persino peggio di noi, malgrado abbiano un reddito pro capite superiore al nostro e superiore anche a quello di Francia e Gran Bretagna, per citare due Paesi che lei ha menzionato nel suo post. Le 738,000 nascite che, come si legge nel suo post, si sono registrate in Germania nel 2015, sono probabilmente da ascrivere, in buona parte, agli immigrati, che non versa certo in condizione economiche migliori degli autoctoni.
Sull’Ansa ho sempre avuto delle grosse riserve.
E’ una Agenzia che vive di Capitale e al Capitale da le informazioni che il Capitale vuole e prima di metterle in onda il super controllore le velina o cestina. Dico questo, perché quando internet era ancora un mondo sconosciuto, le informazioni Ansa, due su 10 erano viziose, delle otto rimaste 4 erano le inconfutabili e il rimanente il giorno dopo non erano confutabili perché cambiati i parametri numerici dell’evento.
Basta vedere la TV che non ho più perché bugiarda inaffidabile e cialtrona. Le dichiarazioni del governo in diretta TV, il giorno dopo sono regolarmente smentite. Gli Istituti di Indagine non sono enti indipendenti, ma portavoce del Ministro degli Interni che utilizza tali istituti per meglio governare o per far oscillare l’ago delle opinioni verso una o altra parte di suo piacimento. (P2… dualismo). In Italia il bipolarismo stenta a realizzarsi perchè il segretato Partito Italia (monocolore) giorsta talmente bene i governi, da far votare agli italiani, due partiti cialtroni come M5S e Lega attraverso gli spettacoli televisivi e finti salotti borghesi dove le opinioni vengono zittite sui tabelloni delle statistiche fingendole vere.
Per esempio, ho cercato a Milano una sede politica di M5S per avere un incontro politico, ma non se ne trovano e quando ce ne è una, ha un massimo di 2 a 10 iscritti.
Rispondono: “Noi siamo un partito della rete”. Bene mi son detto, vado in rete.
Entrato in rete, ho notato con un trucchetto stupido, che la maggior parte dei seguaci sono a risposta robot (vedi Twitter) gli altri sono una serie di brocchi che ci sono cascati leggendo i commentanti telegrafici e automatici degli iscritti virtuali. In realtà ho scioperato che M5S è un partito cresciuto quando è diventato TVuniano. Quindi l’opinione degli elettori è manipolabile con dati errati senza che non se ne accorgono . L’importante è avere fiducia nella Rai o il Media di turno.
Non dimentichiamo che Mussolini e Hitle hanno governato a piene mani grazie alla Radio perche i loro utenti credevano che dicevano la verita dal modo serio con cui s’imponevano, combinando il macello che sapete..
Tornando al problema; nel mio quartiere di Milano, dove abito, 3 scuole 1 asilo e 1 istituto di Medie hanno chiuso per mancanza di alunni. Si è aperto agli immigrati, e il 70% degli alunni scolastici è nato a Milano si , ma dal colore e dalle fattezze sono figli di stranieri. La dizione scolastica di questi nuovi cittadini è perfettamente italiana e i bambini traducono ai genitori ciò che non comprendono. Noi a Milano siamo già alla seconda generazione perché la mia vicina araba di 24 anni ha già partorito un italiano col musetto serioso di Bill Aden. ^___^
Infine vi ricordo che il 90% dei milanesi sono figli di migranti nordici, centrali e sudisti d’Italia eppure hanno fatto al fortuna di questa città. Non è la religione che determina l’educazione di un cittadino, ma è la presunzione che ne determina la maleducazione. L’Italia, figlia di migranti e schiavi dai tempi romani, parla circa 250 lingue diverse, ha 22 Regioni circa, mangia 1200 tipi di formaggi diversi ecc ecc ecc e si odiano a meraviglia. Siamo l’unico popolo al mondo che nell’odio ci vogliamo bene e allo stadio ci amiamo.
Giuliano, la tua trasmissione ha avuto successo, complimenti