Non c’è bisogno di essere apocalittici, basta leggersi le sedici pagine dell’ultimo bilancio demografico Istat, diffuso ieri, per scoprire che «nel corso del 2015 il numero dei residenti ha registrato una diminuzione consistente per la prima volta negli ultimi novanta anni: il saldo complessivo è negativo per 130.061 unità. Il calo – viene precisato – riguarda esclusivamente la popolazione di cittadinanza italiana – 141.777 residenti in meno – mentre la popolazione straniera aumenta di 11.716 unità». In parole povere, gli Italiani stanno iniziando ad estinguersi: dopo aver smesso di fare figli, dopo aver preso ad invecchiare vertiginosamente, ora iniziano – iniziamo – a ridursi di numero.
Aspettate, perché le cattive notizie non sono ancora finite. Infatti, se gli italiani sono messi maluccio è anche perché il contributo positivo alla natalità delle donne straniere, per la prima volta, inizia a mostrare i segnali di un’inversione di tendenza: così, mentre l’incremento delle nascite registrato fino al 2008 era dovuto principalmente alle donne straniere, negli ultimi tre anni anche il numero di stranieri nati in Italia, pari a 72.096 nel 2015 (il 14,4% del totale dei nati), ha iniziato progressivamente a ridursi (-7.798 nati stranieri dal 2012): si prega di far pervenire la notizia all’allegra banda del «meno male che ci sono gli immigrati», del «gli stranieri ci salveranno» e dell’«evviva i nuovi italiani».
Nel caso a qualcuno fosse sfuggito, ospitiamo nel nostro Paese già più di 5 milioni di persone cittadinanza straniera (8,3% dei residenti a livello nazionale) eppure striamo sprofondando: se vogliamo raccontarci che è perché servono altri immigrati – e meno male che stanno arrivando i migranti (quasi tutti uomini: un affarone per la natalità!) -, possiamo farlo, chiaro, ma la realtà è questa, signori. Ed è una realtà che fa male, perché alimenta tanti, brutti interrogativi: chi pagherà, dopodomani, pensioni e sanità se viene a ridursi il numero di residenti (e contribuenti)? Faremo lavorare gli ottantenni? Innalzeremo ancora le tasse? Avvieremo un’eutanasia di massa? Acquisteremo neonati?
Dopo averci propinato la storiella dell’immigrazione come salvezza demografica, dopo aver facilitato in tutti i modi l’aborto (con Ru-486, EllaOne, ecc.), dopo aver picconato ulteriormente la famiglia con divorzio breve e unioni civili, direi che è il caso, cari politici, di iniziare a ricostruirla davvero, l’Italia, facendo semplicemente l’opposto di quanto avete fatto finora. Paesi come la Spagna sono difatti destinati a perdere, nei prossimi 50 anni, oltre 5 milioni di persone (cfr. Proyección de la Población de España 2014–2064, Instituto Nacional de Estadística) e noi rischiamo di non essere da meno. O forse l’idea di condurre le prossime campagne elettorali nelle case di riposo vi attira? In quel caso, continuate così.
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L’aver facilitato l’aborto c’entra nulla: chi abortisce è prima di tutto una sprovveduta che non desidera bambini. La poca natalità è causata, a mio parere, anche se appare un paradosso, da un effimero benessere diffuso e dalla conseguente ideologia consumistica che ha permeato quasi l’intera società. Perché se è vero che i figli costano, lo è ancor di più dire che costringono a fare delle scelte e delle rinunce. Un imperativo che non trova facilmente candidati. L’eterno dilemma mai risolto: “Avere o essere?”.
E poi, per noi italiani va considerato l’effetto devastante della mancanza di un qualsiasi aiuto tangibile, sia economico sia organizzativo, che costringe molte coppie a rimandare e spesso a rinunciare. Si è fatto di tutto per rafforzare l’idea che fare un figlio sia una menomazione e non un investimento. Le difficoltà sono sotto gli occhi di tutti, e tuttavia nessun governo ha mai investito seriamente sulla maternità. Come pretendere che i giovani trovino l’entusiasmo necessario per farsi coinvolgere in un progetto di vita irto di difficoltà? Quei pochi volenterosi che non demordono son costretti a limitarsi all’indispensabile. Ed ecco il triste primato dei figli unici.
E non è tutto, perché il degrado della società italiana investe anche altri fronti. I giovani si son dovuti adeguare alle difficoltà legate alla ricerca del posto di lavoro e hanno capito che garantirsi una pensione è diventata una lotteria. Adesso dovranno abituarsi all’idea di una vecchiaia più che mai grama e non soltanto per i prevedibili acciacchi. È dell’altro ieri la notizia che ci sono milioni di cittadini che rinunciano alle terapie o le rinviano e soltanto chi può permetterselo ricorre sempre di più alla sanità privata. Non credo servisse altro per rendere ancora più fosca la prospettiva di un futuro di per sé incerto, eppure è accaduto e temo non sia finita.
A mio parere c’è anche tanta deresponsabilizzazione: durante e dopo la guerra (in un periodo certo non florido) lavorava solo mio nonno (oltralpe) e mia nonna era contadina, eppure hanno avuto 7 figli (di cui uno disabile); in un certo senso i figli erano un investimento, un sostentamento, ora invece vengono visti solo come un “problema”… prima ci si rimboccava le maniche, ora si adducono scuse di ogni sorta…
Sono d’accordo con entrambi i commenti tranne che sulla valutazione che fa Marino dell’aborto. Non possiamo non considerare l’incredibile numero di 5.642.070 aborti come ulteriore causa della nostra corsa verso il nulla. Per non parlare della cultura che dietro rivoluzione sessuale prima e divorzio e aborto ha seguire hanno nell’insieme dato i natali ad una società priva di responsabilità e concretezza a tutto tondo.
N.B. E non possiamo nemmeno dire che tutti coloro che ci hanno governato sono uguali come spesso si sente dire per mettere tutto in un unico calderone.
Perché ci sono responsabilità politiche ben precise e storicamente ben identificabili.
Caro Ermanno, se non possiamo non considerare il numero degli aborti, dovremmo allora considerare anche la scelta di pianificare le nascite. Una prassi, credo di non sbagliare, utilizzata ormai da tutte le coppie, sposate o no, escluse le solite eccezioni, i cui numeri in questo caso sono insignificanti.
La prova è data dal numero dei bambini presenti nelle coppie dopo anni di matrimonio e proviene dai dati diffusi dall’Istat: il 46,5% delle coppie italiane si ferma a un solo bambino, contro il 43% dei nuclei famigliari con 2 figli e il misero 10,5% delle famiglie con 3 o più pargoli. Dietro questa vera e propria rivoluzione demografica ci sarebbero le più svariate motivazioni, ma in pochissimi casi – e questo sì è preoccupante – la scelta è dovuta a un reale desiderio di avere un solo figlio: ben l’80% delle coppie che si appresta a formare una famiglia dichiara infatti di volere due o più bambini, ma poi ci si accontenta di uno.
Perché? Come sanno bene i demografi e i sociologi, le ragioni sono molteplici, dalla mancanza di aiuti dallo Stato, all’offerta insufficiente di servizi, dall’età media per il primo figlio che si alza sempre di più, alle difficoltà del rientro dalla maternità al lavoro e alla paura di non riuscire a provvedere, anche in termini materiali, a tutti i bisogni di un figlio. E in questo le statistiche di certo non sono rassicuranti: più cresce il numero di figli più si è a rischio povertà. Nel milione e mezzo di italiani che vivono in condizioni di “grave indigenza” (dove per grave indigenza si intende il non avere soldi neanche per mangiare a sufficienza), circa il 30% è costituito dalle famiglie numerose, ossia con più di 3 figli. Una vergognosa realtà per un paese come il nostro, che pretende di considerarsi civile ed è convinto di essere cattolico.
La 194 é “LA” causa principale dell’annichilimento della famiglia generazionale italiana. Cito alcuni buoni motivi del perché faccio questa affermazione:
1) ha abbassato il valore “etico”/”umano” del bambino (se é lecito sbarazzarsene in modo unilaterale ed insindacabile é “qualcosa” che vale meno… comunque non é più “sacro” come lo era prima); se vale meno viene inconsciamente meno anche l’importanza del “dopo” ed in genere di quello che può lasciare il cittadino alla vita che continua:
2) il procurato aborto legale fa passare la gravidanza e i figli come “affari” della donna, dando di fatto il “la” affinchè l’uomo oltre che deresponsabilizzato abbia l’ulteriore alibi del “non posso far altro…”: di conseguenza viene anche meno il possibile “potere” di incidere da parte dei maschi sul fatto di voler figli, ecc….;
3) la 194 ha creato più e più generazioni di persone (prima giovani e poi adulti) che sono cresciute con assenza o “diversi” valori in riferimento al passaggio di consegna fra le generazioni stesse; perché fare figli se mancano i valori che te li fanno ambire?
4) se si possono ammazzare “legalmente” feti ed embrioni prima ancora che l’essere umano si sia formato (con la 194) vuol dire che legalmente conta solo chi può prendere posizione sulla propria condizione (cioé gli adulti…) e difendersi di conseguenza in riferimento all’emergere di presunti nuovi diritti; di conseguenza fare “famiglia” non é più implicitamente un modo di essere “naturale” ed “ordinario”, anche perché difeso in partenza, quanto piuttosto uno dei tanti modi di passare 70-80 anni di vita terrena;
5) la 194 é una presa in giro, o almeno é una colossale ipocrisia; ma cosa cambia effettivamente fra 3 mesi e 3 mesi+1 giorno dal concempimento?
5) con la 194 la Società “mette becco” anche in quello che era/é “precedente” alla nascita… fino al punto di “condizionare” di fatto la scelta della donna, anche se desiderosa di portare a termine la gravidanza. La cara Società “civile” (anche nella nostra italietta) non é vero forse che fa di tutto per “condizionare” le coppie ad avere figli (pochi e ineluttabilmente SOLO sani… da cui la 194)? Non é forse vero che fa di tutto per ostacolare le famiglie numerose…. vedi 194? Non é forse vero che fa di tutto per prospettare soluzioni ai problemi passando sopra le esigenze di chi non può difendersi (come appunto la 194)? Non é forse vero che quello che é imposto dalla maggioranza é quello che BISOGNA fare (pensiero unico-dominante sulla 194…)? Provate a mettere al mondo e far crescere disabili, bimbi down, bimbi autistici, bimbi ritardati, ecc…; cosa fa la Società “civile” se non ricordare perennemente che si può risolvere il problema alla radice? La 194 non é altro che uno dei grimaldelli più incisivi per far abdicare quel poco che resta della famiglia generazionale… e mi pare che i primi vagiti del futuro che ci attende non si é fatto …attendere.
6) 7) 8) 9)… n) ecc…
Faccio infine osservare come sia una balla pensare che gli italiani non fanno figli perché manca il lavoro o ci sono problemi economici; é vero piuttosto che fare figli é diventato sempre più ragionamento, programmazione, meditazione, analisi… in buona sostanza un accavallarsi incontrollabile di “ma”, “se”, “però”, “forse” (e anche su questo la 194 ha fatto scuola… essendo LA possibilità “PRINCIPE”… madre di tutte le possibilità “legali”) e non semplicemente quello che naturalmente, e logicamente, dovrebbe essere, ovvero l’ovvia conseguenza di un atto d’AMORE. O meglio ancora… la possibilità di non farsi condizionare dal proprio e altrui egoismo… implacabile regolatore delle nostre esistenze.
Non so se sia una balla imputare la scarsa natalità alle difficoltà del vivere odierno, in primis quella di trovare un posto di lavoro. Personalmente non lo credo e tuttavia chiunque può in famiglia osservare il percorso dei propri figli e scoprire se le difficoltà elencate sono reali o invece un comodo vezzo per giustificare le incertezze dei giovani.
Concordo invece che è vero che mettere al mondo dei figli è diventato sempre più una attenta valutazione e infine una programmazione. Lo era trent’anni fa, quando io e mia moglie ci sposammo. Oggi, per quanto mi riguarda è un imperativo dal quale non si può prescindere e lo affermo da nonno.
Oggi, per quanto mi riguarda è un imperativo dal quale non si può prescindere e lo affermo da nonno.
Ci siamo sposati 25 fa. Fare due figli non é stata programmazione ma la “naturale” conseguenza dello sposarsi. Non navigavamo nell’oro (neanche adesso .. a dir la verità) e abbiamo cercato di affrontare, dopo le nascite quindi a posteriori, tutto quello che di ostile e contro la famiglia generazione propose/propone la moderna società. Ripeto, fare figli non può essere puro calcolo, ne programmazione, ne valutazione…; se é solo questo (o prevalentemente questo) non ha senso fare figli… come del resto sta succedendo. In Italia di fatto la famiglia generazionale sta, più o meno lentamente ma inesorabilmente, sparendo.
che senso ha avere uno o piu figli oggi? Siamo sette miliardi e piu nel mondo, Ne arrivano a vagonate e aerei strapieni che non sanno dove sbarcarli i loro stati. Arrivano analfabeti e li inseriamo al lavoro e i nostri dirigenti nazionali d’industria sono scappati con i sacchi delle semenze. Darwin è un grande, “sopravvive la specie piu forte”. I nostri uomini sono “poltroni”, le femmine “lagnose” Voglia di compare saltami addosso, Gli uniici che fanno figli sono gli statali dal posto fisso, 5 anni di maternità, e permessi di assenza ogni giorno . Bossi diceva “perche fare figli , gli importiamo gia fatti”, Deficienti come lui hanno vinto le elezioni piu di una volta e continuano a vincere. Se ci estinguiamo facciamo un bene all’umanità. Siamo chiacchieroni e incapaci. Siamo vecchi e continuiamo a dire ai giovani “cosa farai quando sarai vecchio come noi? Sarai senza pensione?” Ecco il futuro traguardo per loro, non è piu il Paradiso,a 5 stelle ma un aPensione al mare a 70 anni, per poi morire il giono dopo, ma solo se hai contribuito per 50 ani a mantenere il capitalismo sociale privatista ed ecofallimentare come questo, altrimenti fai il barbone. Ecco il futuro diventato presente miei signori, Un giovane ragionamento vecchio per vecchi ringiovaniti.
Approposito, nel mio paesello l’ultimo bambino nato è accaduto per sbaglio 7 anni fa e il penultimo 15 anni fa, ma è nato gay. mai fatto aborti qui da noi. i due bimbi hanno a disposizione 450 appartamenti vuoti Buon futuro a tutti.
Il pianeta è sovrappopolato a causa dell’allungamento delle aspettativa di vita e stiamo ancora qui a parlare di culle vuote. 5 milioni di abitanti in 50 anni significano estinzione?