«Cercasi un attore 15/18 anni nano o con altra disabilità che trasmetta tenerezza». E’ il surreale annuncio di un casting per una fiction Rai, la cui autrice è stata subito licenziata. Ma il punto veramente drammatico è un altro, e cioè che la responsabile di quell’annuncio, più che insensibile, a ben vedere è stata interprete di un pensiero diffuso. Nell’immaginario di molti, infatti, la persona disabile è da tempo declassata a peluche, soggetto da osservare con compassione e a debita distanza, forti della rassicurante consapevolezza che, per fortuna, “noi non siamo così”.
Viviamo insomma in un Paese e più in generale in una società nella quale, da un lato, i nani, fateci caso, sono letteralmente scomparsi e analoga sorte tocca ai bambini cui è diagnosticata la sindrome di Down – tutti quanti abortiti (si legga lo sconvolgente libro di Roberto Volpi: La sparizione dei bambini Down, Lindau 2016) -, ma, dall’altro, guarda come son dolci, ma che cari sono, proprio dei tesori. Stupendo: prima li eliminiamo in massa poi però reclutiamo i sopravvissuti perché, sai com’è, davanti alle telecamere fanno «tenerezza». Chissà se avresti mai immaginato di ritrovarti, un giorno, così tanti adepti, Ipocrisia.
Da questo anche difendiamo il nostro bambino, sto lottando anche con il pensiero, la cultura. Non sono speciali in modo carino e coccoloso, sono i Gesù. Lì Lui è massimamente presente e non per gioco. La gloria di Colui che tutto move splende in una parte più e meno altrove. In Ludo di più
parlo per esperienza diretta, dato che ho la Grazia di avere un figlio con trisomia 21. Sì la Grazia, una vera Benedizione pur se una “complessa benedizione” come acutamente a suo tempo Michael Gerson – opinionista del Washington Post – definì l’esperienza di un figlio con Sindrome di Down, dopo essersi interessato di varie vicende di questo tipo, in primis la nascita di Trig Paxon, figlia di Sarah Palin, a suo tempo candidata repubblicana alla vice presidenza degli Usa.
Quando ho letto su Ansa la nuda cronaca di quanto è successo non mi sono minimamente scandalizzato, né sentito urtato da quell’annuncio Rai. Semmai mi sono sentito paradossalmente “sollevato”: finalmente – mi son detto – qualcuno che parla chiaro, nell’ambiguo mondo dei Media. Magari una persona ingenua e poco astuta, ma sincera. Quello si vuole, forse non sempre (qualche persona sensibile c’è sempre, in ogni settore), ma quello in fondo si cerca nello sbattere sul palco un “disabile”, un “handicappato” (scusate, è una parolaccia?, una persona che ha un handicap… che ho detto? Non è forse vero? anch’io ne ho tanti, anche se non categorizzati in “sindrome” ufficiale…). Quanta tenerezza fanno… Ma anche quanta curiosità e morbosità…. Magari anche quanti rimpianti consci o inconsci agli occhi di qualche telespettatore / trice che poco o tanto tempo prima ha eliminato dalla propria vita, ma non dalla propria coscienza un figlio così, con un atto ovviamente legale e perfettamente normato e difeso a spada tratta da quasi tutti. Oppure non denunciato da tanti, come dovrebbe esser fatto con estrema veemenza, forse con meno timore anche da uomini di chiesa.
Per questo lo scandalo o meglio la rabbia mi è venuta per l’ipocrisia di chi in Rai si è sentito in dovere di esprimersi in mille scuse e fatto presente che loro no, loro si sono sempre battuti per il “rispetto” dei più deboli e altre baggianate: ma guarda che razza di collaboratrici serbava in seno la produzione Rai e la regista… chi l’avrebbe mai detto…!
Quindi questa povera incauta responsabile che aveva solo detto la verità circa gli intenti dello “show” televisivo? Sollevata dall’incarico… Intanto – come diceva la serva del signor Stefano (ne “I maneggi per maritare una figlia” , celeberrima commedia genovese di Gilberto Govi) “sun sempre i strassi che van pé l’aia” ossia “.. sono sempre gli stracci che alla fine son fatti volare in aria”…)
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