Il primo allarme lo aveva lanciato, ai primi di marzo, il comandante Nato in Europa, gen. Philip Breedlove, il quale nel corso di una audizione davanti ad una commissione del Senato degli Stati Uniti, aveva chiaramente messo in luce in pericolo che, nel flusso quotidiano di rifugiati verso l’Europa, vi siano terroristi, criminali e foreign fighters. Poi è stata la volta di Frontex, l’agenzia per il controllo delle frontiere esterne dell’Ue, la quale, rapporto 2016 sull’analisi dei rischi con il quale, con riferimento agli attacchi terroristici Parigi, ha sottolineato come questi abbiano «chiaramente dimostrato che i flussi di migranti irregolari possono essere utilizzati dai terroristi per entrare nella Ue».
La conferma che il pericolo di infiltrazioni terroristiche sia molto concreto, infine, è venuta dalla notizia di almeno 150 agenti specializzati di Europol attivati per controllare l’identità dei migranti – alla ricerca di eventuali terroristi – che si trovano negli “hotspot”, i centri di identificazione di smistamento di Italia e Grecia. Intanto nelle scorse ore, nel carcere delle Novate a Piacenza, alcuni detenuti stranieri – come riporta Il Fatto Quotidiano, non esattamente un giornale leghista – hanno organizzato una rivolta inneggiando ad Allah, all’Isis e alla jihad e facendo pure danni per almeno 20mila euro. Caso isolato o fenomeno preoccupante? Data la serietà della questione, meglio evitare di sottovalutare ogni minimo indizio.
Ad ogni modo – meglio sottolinearlo – nessuno qui intende proporre l’insostenibile equazione fra immigrazione e terrorismo: ci mancherebbe. La sensazione è però che sia in corso, a più livelli – ecclesiastico, mediatico e politico – una enfatizzazione della positività dei flussi migratori verso l’Europa e verso l’Italia, volta a presentare tutti i migranti, indistintamente, come «risorse», mentre siti anche stranieri, per esempio, raccontano di decine di infiltrazioni di jihadisti nel nostro Paese attraverso gli sbarchi sulle coste. Tutto questo mentre in questi giorni, in aggiunta agli allarmi già ricordati, il direttore di Europol, Rob Wainwright ha ammesso che l’Europa sta adesso correndo il più grave rischio di attentati dai tempi dell11 Settembre.
Per carità, il panico non aiuta e non è certo intenzione dello scrivente diffonderlo. Se vi sono dei pericoli, però, non solo è giusto raccontarli, ma sarebbe irresponsabile non farlo magari continuando pure a porre l’accento su quanto l’arrivo di migranti in Europa costituisca un’occasione per solidarietà, fraternità e apertura. Il che, in parte, è anche vero: ma solo in parte, però. Esiste difatti anche un concreto pericolo terrorismo che, come gli elementi già ricordati attestano – ma ve ne sarebbero anche molti altri –, se da un lato non è direttamente innescato dai flussi di profughi o presunti tali, dall’altro non vi risulta neppure estraneo; simili considerazioni ad alcuni dispiaceranno, ma non si conoscono casi nei quali le grandi bugie siano servite a qualcosa di buono.
Questa è una non-notizia.
E passi che non si voglia “proporre l’insostenibile equazione fra immigrazione e terrorismo”, ma trovo assurdo che dopo ventanni di PROVE sentir in giro ancora qualcuno che si rifiuta di vedere l’equazione immigrazione-aumento delinquenza.
Con quanta superficialità si parla di migrazioni oggi!
Le migrazioni, in fondo, sono sempre state un fenomeno riconducibile al mercato dei posti di lavoro: tra Paesi con discrete differenze di crescita economica si attiva un sistema di import-export di manodopera. E’ sempre stato così, mai si è verificato uno spostamento massiccio di forza lavoro da aree relativamente povere verso regioni in recessione economica conclamata.
In tali condizioni, l’ingresso di manodopera dall’esterno non rappresenta affatto una “risorsa” ma un costo aggiuntivo per la pubblica amministrazione, un problema crescente di degrado sociale e di ordine pubblico dovuto all’inevitabile incremento delle attività illecite.
E se il terrorista-migrante sta diventando davvero un problema molto serio per la quantità di carne innocente che in pochi attimi può crudelmente macellare, altrettanto serio resta il quadro tracciato giorni fa dal critico letterario Alfonso Berardinelli: “…I migranti sono il nuovo proletariato europeo di oggi e di domani: o meglio il nuovo proletariato degli straccioni e dei mendicanti, dei senza casa e dei senza lavoro. Ci odieranno più di quanto le classi sociali più povere hanno odiato i ricchi di una volta. E noi odieremo chi ci odia…”