Ma quale astensionismo, quali ballottaggi, quali politica senza più credibilità: il vero rischio delle prossime elezioni comunali, almeno a Milano, è costituito – a dire de L’Espresso – dal fatto che nella lista del candidato Stefano Parisi “Io corro per Milano” vi siano personaggi discutibili. Su tutti, in particolare, il pericolo è Francesco Migliarese, reo di essere, segnala il settimanale debenedettiano, «membro attivo delle Sentinelle in piedi, i gruppi informali che per un anno e mezzo si sono ritrovati per protestare contro il disegno di legge Cirinnà». Un pericolo pubblico, insomma.
Ironia a parte, a leggere articoli del genere c’è da rabbrividire. Per tutta una serie di motivazioni. Anzitutto per ragioni puramente giornalistiche: Migliarese – che ho fra i contatti su Facebook: confesso subito la colpa, magari avrò sconti di pena – è orgogliosamente e notoriamente pro-family, sicché ripeterlo significa da un lato fargli un complimento e, dall’altro, prendere per fessi e disinformati i lettori de L’Espresso, visto che si sta oltretutto parlando di una giovane esponente politico abbastanza noto, tanto da essere già stato chiamato in diretta da La Zanzara.
A meno che dunque non sia stato introdotto il reato di concorso esterno in associazione cattolica o pro-family – mai dire mai, con questo governo -, la notizia che “Io corro per Milano” abbia fra i candidati anche un «membro attivo delle Sentinelle in piedi», peraltro già conosciuto, ha la stessa rilevanza giornalistica dell’intervista che potrebbe rilasciare un lontano cugino di Belen Rodriguez. Un secondo motivo, poi, per cui c’è da trovare inquietante il pezzo de L’Espresso è che le Sentinelle in Piedi, oltre a non essere un’associazione di stampo mafioso, non è neppure, a differenza di come viene detto, realtà di «cattolici integralisti».
Lo dimostra il fatto che quando per esempio Francesco Migliarese si batte – come ha fatto da consigliere di Zona 3 – contro il gender nelle scuole, non fa che tradurre in azione politica quanto indica Papa Francesco quando (sì, è lo stesso Papa Francesco di cui va pazzo Eugenio Scalfari) parla della teoria del gender come qualcosa di pericoloso, per l’umanità, quanto – parole sue – una bomba atomica. Dunque delle due l’una: anche Jorge Mario Bergoglio fa parte dei «cattolici integralisti», oppure prima di impiegare certe espressioni, peraltro assai pesanti, sarebbe il caso di andarci piano.
La terza ed ultima ragione per cui segnalare come candidato quasi impresentabile un «membro attivo delle Sentinelle in piedi» è ridicolo è per quanto discusso questo tipo di attivismo, a differenza per esempio di quello di Lotta Continua – del quale a L’Espresso dovrebbero avere memoria – o dei centri sociali, indiscussi campioni di legalità, è sempre risultato pacifico. Non si hanno infatti notizie di Sentinelle in piedi violente, mentre se ne hanno di aggredite e mandate all’ospedale. Cosa c’è dunque di male nell’avere in lista un «membro attivo delle Sentinelle in piedi» o nell’essere uno di costoro? Vai a saperlo; forse la detenzione illegale di cervello funzionante, colpa gravissima.
L’ha ribloggato su Luca Zacchi, energia in relazionee ha commentato:
Cosa c’è dunque di male nell’avere in lista un «membro attivo delle Sentinelle in piedi» o nell’essere uno di costoro? Vai a saperlo; forse la detenzione illegale di cervello funzionante, colpa gravissima.
Colpa gravissima soprattutto per chi ha quanto, pare fa poco uso del proprio…
A parte il fatto che le sentinelle in piedi sono nate per contrastare il ddl Scalfarotto …
“reato di concorso esterno in associazione cattolica” è (tristemente) fenomenale.
Pingback: Sentinella in piedi in lista, “L’Espresso” dà l’allarme – Leonida & Co.
L’ha ribloggato su l'ovvio e l'evidente.
chissà, magari perché essendo “in piedi” il candidato suddetto risulta, a differenza di altri, poco propenso alla poltrona….
Ricordo, per una certa analogia, il movimento delle donne in nero, attive soprattutto diversi anni fa nelle loro manifestazioni silenziose contro la guerra.
Infatti (copio e incollo da wikipedia) “I gruppi DiN delle varie città italiane si organizzano in autonomia l’uno dall’altro… Organizzano delle “vigil” o “sit-in” in ogni città con tempi e modalità proprie, durante le quali, vestite di nero e in silenzio, espongono striscioni, manine e distribuiscono volantini su tematiche come: guerre, violenze, discriminazioni, fondamentalismi, violazione dei diritti umani”.
Non so se l’Espresso abbia allo stesso modo allertato qualcuno, sopratutto all’epoca ….