pillola

Fra i più dibattuti dilemmi etici di questi anni, quello dell’abortività della cosiddetta “pillola del giorno dopo” – e del conseguente fondamento dell’obiezione di coscienza da parte di coloro che desiderano essere esonerati dal dovere di darla a chi la richiedesse – occupa un posto di primo piano. La rilevanza del dilemma, spesso al centro di polemiche che sorgono laddove, fra quanti compongono il personale medico e sanitario, qualcuno si rifiuta di distribuirla, è essenzialmente dovuta all’intreccio delle dinamiche che chiama in causa: quella etica e quella scientifica.

Per una critica all’eticità di questa pillola occorre dunque motivare sia il ricorso all’obiezione di coscienza sia – anzi ancor prima – l’abortività della stessa; se infatti si trattasse di un prodotto il cui consumo fosse disgiunto da dinamiche abortive, diventerebbe problematico un appiglio giuridico all’obiezione di coscienza – il nostro ordinamento riconosce al «personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie» che ne faccia richiesta la facoltà di essere esonerato «dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza, e non dall’assistenza antecedente e conseguente all’intervento» [1] – anche se, a ben vedere, resisterebbe comunque il più generale diritto «alle libertà di pensiero, coscienza e religione» che la Legge Italiana, sulla scorta anche del diritto internazionale, riconosce pure in materia di sperimentazione animale [2] e parrebbe quindi singolare ammettere la «religione» come motivo per l’obiezione di coscienza ad intermittenza, solo in alcuni casi.

Iniziamo però con l’interrogativo che rappresenta il cuore della questione: la “pillola del giorno dopo” è abortiva? A prima vista forte ai limiti della provocazione, si tratta in realtà di un quesito di non improponibile difficoltà. Per rispondervi è sufficiente difatti soffermarsi sul principio attivo di questa pillola, che contiene il prodotto ormonale progestinico Levonorgestrel (d’ora in poi LNG), presente in dosaggio ridotto anche in alcune pillole contraccettive [3]. Come a suo tempo osservato dal Comitato Nazionale di Bioetica [4], una semplice lettura dei foglietti illustrativi dei principali prodotti in commercio contenenti LNG diceva già molto ai fini del nostro approfondimento. Per il Levonelle: «Il LNG, al dosaggio fornito dal Levonelle, si ritiene agisca principalmente prevenendo l’ovulazione e la fecondazione, e modificando la mucosa dell’utero rendendola inadatta all’impianto di un ovulo fecondato. Levonelle non è efficace se l’impianto è già avvenuto»; per il Norlevo: «La contraccezione d’emergenza è un metodo di emergenza che ha lo scopo di prevenire la gravidanza, bloccando l’ovulazione o impedendo l’impianto dell’ovulo eventualmente fecondato, se il rapporto sessuale è avvenuto nelle ore o nei giorni che precedono l’ovulazione, cioè nel periodo di massima probabilità di fecondazione. Il metodo non è più efficace una volta iniziato l’impianto» [5].

Dinnanzi a siffatte considerazioni, lo stratagemma più diffuso per negare il potenziale abortivo del LNG – in aggiunta alla recentissima modifica, ad opera dell’Agenzia Italiana del Farmaco, della scheda tecnica del LNG [6], modifica che scientificamente parlando presenta parecchie criticità [7] – è considerare come l’inizio della gravidanza al momento dell’impianto dell’embrione nell’utero materno, non prima. La ragione di questa discutibile scelta deriva primariamente da quanto accadde nel 1965 quando tutta una serie di pressioni portarono l’ACOG – acronimo che sta per American College of Obstetricians and Gynecologists -, cioè la maggiore organizzazione di ginecologi degli Stati Uniti, a pubblicare il suo primo Terminology Bulletin con l’introduzione di una discutibilissima trasformazione semantica: «concepimento», per la prima volta, definì l’avvenuto impianto dell’ovulo fecondato nell’utero materno [8].

Quella novità “fece scuola”. Così alcuni anni dopo, precisamente nel 1985, anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità si appiattì sull’interpretazione messa a punto due decenni prima dalle lobby abortiste giungendo a riconoscere la gravidanza solo a partire dall’avvenuto impianto dell’embrione nell’utero [9]. Una manipolazione della realtà in piena regola, dato che testi di embriologia e biologica cronologicamente successivi ed utilizzati anche nell’insegnamento universitario riportano il concepimento quale momento della fecondazione, dell’unione di spermatozoo ed ovulo che determina la formazione dello zigote prima dell’impianto nell’utero materno [10]. Ci sarebbe comunque, a ben vedere, un argomento per considerare l’avvenuto impianto dell’embrione nell’utero materno come inizio della gravidanza, e cioè che la positività del test di gravidanza, basato sul dosaggio di ormone chiamato HCG, si verifica solamente a impianto avvenuto [11].

A questa considerazione – nota il bioeticista Renzo Puccetti – si può però ribattere che se è vero che la positività dell’HCG può ritenersi segno di una gravidanza in corso, vi sono segni anche più precoci di gravidanza, come il dosaggio di un fattore denominato early pregnancy factor, attualmente non impiegabile per un uso routinario [12]. Senza dimenticare che il dato di maggior peso rimane il fatto che, a partire dall’avvenuto concepimento, siamo a tutti gli effetti in presenza di un nuovo individuo appartenente alla specie umana, eventualità che dopo un rapporto sessuale completo e prima dell’assunzione, da parte della donna, della cosiddetta pillola del giorno dopo, non può essere esclusa. E qui sta il problema: se l’assunzione di questo preparato concorre, fra le altre cose, ad alterare la mucosa dell’utero rendendola inadatta all’impianto di un ovulo fecondato, come possiamo non considerarne il potenziale abortivo una volta che, appunto, la fecondazione dell’ovulo si fosse verificata?

E’ un quesito particolarmente importante anche perché, se si escludesse un effetto post-fertilizzativo del LNG, diventerebbe difficile spiegare non solo il contenuto dei citati foglietti illustrativi, che diverrebbe del tutto superfluo e fuorviante (come l’Aifa, senza produrre prove, ha in effetti ritenuto), ma anche le risultanze di alcuni studi coi quali si è visto come fra le donne che hanno assunto il LNG prima dell’ovulazione, non si sia verificata alcuna gravidanza pur ovulando nell’80% dei casi [13]. Sul medesimo aspetto, Boscia, Gigli e Mozzanega sottolineano: «Assunto successivamente, nei giorni per-ovulatori più fertili, Norlevo consente l’ovulazione ma impedisce la formazione di un buon corpo luteo: la ghiandola che deriva dal follicolo che ha liberato l’uovo e che prepara l’endometrio (il terreno fertile dentro l’utero) a ospitare il figlio. La donna ovula e può concepire, ma l’endometrio non consentirà all’embrione di annidarsi. Il Norlevo assunto prima dell’ovulazione ha, quindi, un effetto prevalentemente post-concezionale» [14].

Alla luce di questo, diviene veramente difficile escludere a priori che all’assunzione di LNG possa seguire, nel caso di avvenuto concepimento, un effetto di carattere abortivo. Detta eventualità – la possibilità, cioè, che la “pillola del giorno dopo” possa produrre un simile effetto – ci consente di passare al secondo aspetto che ci eravamo prefissati di considerare: l’obiezione di coscienza. Si tratta di un diritto mediante il quale la persona fa appello, come dice la parola stessa, alla propria coscienza, da non confondersi per dote astratta e facoltativa, essendo invece l’atto con il quale l’uomo conforma le proprie azioni alla propria conoscenza morale, preferendo conseguentemente una condotta ad un’altra [15].

Sotto il profilo giuridico – è vero – l’obiezione di coscienza in ordine alla distribuzione della “pillola del giorno dopo” allo stato rientra fra le casistiche di controversa codificazione dal momento che detto prodotto viene presentato come «contraccettivo d’emergenza», opzione che però, come abbiamo visto, risulta non solo poco condivisibile ma persino sconfessata dal fatto che l’inizio della vita umana – e quindi della gravidanza – anticipa l’annidamento nell’utero materno e, in secondo luogo, dal fatto che non si può con certezza escludere che il LNG abbia anche un effetto post-fertilizzativo che, nel caso di avvenuto concepimento, diviene a tutti gli effetti abortivo. Al di là del piano strettamente giuridico, occorre però un’altra considerazione su quello etico. E’ indubbio che la rivendicazione della coscienza dinnanzi ai comandamenti statali – che secondo molti, per le discutibili ragioni che abbiamo ricordato, sarebbe inaccettabile per la “pillola del giorno dopo” – esponga coloro che oggi la fanno propria a qualche rischio, esattamente come ieri comportava dei rischi, sul versante militare, l’appello alla coscienza sotto il regime fascista [16].

Dal momento però che il fondamento dell’obiezione di coscienza verso la distribuzione di un «contraccettivo d’emergenza» con anche possibili effetti abortivi si basa sulla difesa della vita umana – e, che fra l’altro, in nessun caso la presenza di falsi obbiettori che strumentalizzassero l’obiezione di coscienza per motivi di personale interesse intaccherebbe il valore morale dell’obiezione di coscienza autentica [17] – per quanti hanno a cuore la tutela integrale della persona umana, evitando la fuorviante associazione fra dimensioni dell’essere umano e riconoscimento della sua dignità (altrimenti dovremmo dire che un uomo alto due metri è più uomo di uno altro un metro e mezzo [18]), la possibilità di non facilitare la diffusione della “pillola del giorno dopo” appare molto più che una possibilità giacché in fatto di aborto volontario l’illiceità morale non interessa soltanto la sua esecuzione, ma anche qualsivoglia forma di collaborazione.

Ragion per cui appare ingiusto – a prescindere dal giudizio che si esprime nei confronti dell’aborto procurato – continuare a considerare l’obiezione di coscienza verso questa pratica, inclusa la variante micro-abortiva resa possibile dall’assunzione della “pillola del giorno dopo”, una sorta di rifiuto fondato sulla base di convinzioni religione, restando comunque pur vero, come abbiamo ricordato in premessa, che la stessa libertà religiosa rimane un principio di rango costituzionale e riconosciuto anche all’articolo 18 dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, e che sarebbe dunque altamente iniquo negare a priori ai cittadini impegnati in ambito medico e sanitario. Tuttavia, non serve scomodare alcuna religione per rendersi conto che, a fecondazione ultimata, si è in presenza di un nuovo individuo vivente appartenente alla specie umana; né serve aderire ad alcun credo per riconoscere come qualsivoglia soppressione del processo di crescita e sviluppo di detto individuo si concreti – se avviene mentre costui è ancora nel ventre materno – in un aborto. E, ancora, non serve essere cattolici – come insegnava il grande Norberto Bobbio (1909 – 2004) – per sostenere, senza nessuna eccezione, il divieto di uccidere.

Dispiace quindi osservare come, rispetto alla obiezione di coscienza rispetto alla distribuzione della “pillola del giorno dopo”, si tenti continuamente di ricondurre la questione ad un’artificiosa polarizzazione fra fede e ragione. Perché quest’ultima, la ragione, anche su questo controverso dilemma etico è abbondantemente in grado di assolvere – se rettamente impiegata – quel ruolo di verificata della realtà che separa la constatazione dall’opinione, la conoscenza dalla credenza.

Note: [1] Cfr. Legge n.194/1978, art. 9; [2] Cfr. Legge n.413/1993, art.1; [3] Cfr. Puccetti R. Vita e morte a duello, Fede&Cultura, Verona 2014, pp. 110-111; [4] Cfr. “Comitato Nazionale di Bioetica”, Nota sulla contraccezione di emergenza, 28/5/2004; [5] Ibidem; [6] Cfr. Riassunto delle caratteristiche del prodotto Norlevo®– “Aifa” 2014; 1-12:5; [7] Cfr. Puccetti R. La pillola è abortiva, anche se la sua scheda lo nega,”LaNuovaBq.it”:10/2/2014; [8] Cfr. “American College of Obstetrics and Gynecology (ACOG)”. Terminology Bulletin, “Terms Used in Reference to the Fetus.” Chicago 1965; [9] Cfr. Sgreccia E. Manuale di bioetica, Vita&Pensiero, Milano 2007, p. 611; [10] Cfr. Sadler T.W. Embriologia medica di Langman (ed. it. a cura di De Caro R. – Galli S.), Elsevier Masson srl, Milano 2009, p. 11; Gilbert S.F. Developmental Biology, VI ed 2000, p. 185; Kalthoff K. Analysis of Biological Development, II ed. 2001, p.8; Moore K.L. – Persaud T.V.N., The Developing Human: Clinically Oriented Embriology (Philadelphia: Saunders) 1998, p. 2-18; Yanagimachi R. Mammalian Fertilization. «The Psycology of Reproduction», II ed. 1995, vol. 1, p.103; [11] Cfr. Puccetti R. Vita e morte a duello, p.112; [12] Ibidem, p. 113; [13] Cfr. Noé G. – Croxatto H.B. – Salvatierra A.M. – Reyes V. – Villarroel C. – Muñoz C. – Morales G. – Retamales A. (2011) Contraceptive efficacy of emergency contraception with levonorgestrel given before or after ovulation. «Contraception»;Vol.84(5):486-92; [14] Boscia F.M. – Gigli G.L. – Mozzanega B. A. Abortiva o no? Ecco la verità sulla pillola del giorno dopo. «Avvenire», 15/10/2014, p.3; [15] Cfr. Tommaso D’Aquino, Summa Theologiae, I, q.79, a. 13; [16] Cfr. Coletti A. L’obiezione di coscienza, Feltrinelli, Milano 1973, p. 17; [17] Cfr. Vendetti R. Le ragioni dell’obiezione di coscienza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986, p. 52; [18] Cfr. Palmaro M. Aborto & 194. Fenomenologia di una legge ingiusta, Sugarco, Milano 2008, p. 104.

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