Nell’ultimo numero de L’Espresso si dedica ampio spazio alle sfide che attendono Papa Francesco e, anche sul portale web del settimanale, si ricorda che al momento «la morale sessuale della Chiesa respinge la società contemporanea». Una considerazione che da un lato conferma la longevità dei luoghi comuni – un po’ come la scomparsa delle mezze stagioni, anche la presunta sessuofobia della Chiesa resiste al tempo – e, d’altro lato, solleva un dubbio. Il dubbio, pensando all’odierna diffusione dei contraccettivi – e quindi al timore per le possibili conseguenze di un rapporto sessuale naturale -, e all’instabilità relazionale – e quindi alla difficoltà di vivere un rapporto anche sessuale sempre con la stessa persona – e alla diffusione di pratiche come il sesso virtuale (piacere senza contatto fisico) ed utero in affitto (procreazione senza rapporto sessuale), è che sia la «società contemporanea», in realtà, a respingere il sesso, a volerne limitare la portata esistenziale e a tendere a frazionarlo in mille relazioni per poi, di fatto, non viverlo mai fino in fondo. Se n’è accorto il filosofo Fabrice Hadjadj, che ha dichiarato: «Siamo in una situazione in cui sono la Chiesa e i cristiani che si trovano a difendere la carne e il sesso». Ma guai a dirlo ai tanti giornalisti ed intellettuali al servizio del Pensiero Unico: potrebbero improvvisamente accorgersi delle tante stupidaggini scritte negli ultimi anni. E, trattandosi d’una verità, non è detto che la prendano bene.
Chi ha paura del sesso?
22 lunedì Set 2014
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Siamo pieni di pratiche che allontanano la carne dalla vita… dal campo virtuale al campo sessuale. E’ l’epoca del preservativo… ci preserviamo dal vivere, dal gusto della vita, dal rischio del vivere e questo anche in ambito educativo è drammaticamente evidente. Quale potente bisogno ci sarebbe di ripercorrere del rischio educativo, genitori, insegnanti ed educatori in primis…
Spesso “paura del sesso” significa penetrazione assente (a volte dolorosa quindi evitata. Secondo gli specialisti ciò fa spesso riferimento ad un problema femminile molto comune (tuttavia ben risolvibile)chiamato ” vaginismo”.
Si tratta di una sorta di “fobia sessuale”. E’ un disturbo di stretta pertinenza del sessuologo clinico (meglio se anche specialista in psicoterapia). La cura è solitamente breve (alcuni mesi) con terapia mansionale secondo l’approccio della sessuologia comportamentale, veramente breve se non ci sono complicazioni organiche o psicopatologie importanti associate e se la paziente collabora.
Comunque prima della cura è sempre preferibile una valutazione clinica accurata e personalizzata per capire le cause del problema (della specifica persona e della sua storia sessuale) e definire il tipo di intervento terapeutico mirato più efficacie ed efficiente per la singola specifica paziente, nonché per accertare la diagnosi di vaginismo con le richieste specificazioni diagnostiche (o eventualmente escluderla per definire altro genere di patologia affine).
Chiarimenti precisi sul problema e come trovare il terapeuta più adatto anche all’interno de Il manuale pratico del benessere (edizioni Ipertesto con patrocinio del club UNESCO) alle seguenti pagine 314, 322, 323, 326, 512, 513, 519, 531 e 551