Tutta la stima possibile nei confronti del Governatore del Veneto, Luca Zaia, non ci esonererebbe dal dovere di dire che, nel corso della sua intervista rilasciata a L’Espresso sul suo impegno a favore della fecondazione assistita, ha purtroppo collezionato uno spaventoso insieme di imprecisioni ed errori (L’Espresso, 4/9/2014). La parte peggiore di quest’onda anomala sta nella sua affermazione secondo cui sostenere la fecondazione extracorporea, inclusa la variante eterologa, sarebbe «una battaglia per sostenere la vita», affermazione doppiamente grave dato che il Governatore ha aggiunto una precisazione solenne quanto inopportuna: «E lo dico da cattolico». Chi avesse letto tutta l’intervista sa che i passaggi critici abbondano, ma limitiamoci ad un paio.
Iniziando dal fatto che quanti si dichiarano cattolici e tifosi della fecondazione in vitro trovano sulla propria strada un certo Giovanni Paolo II (1920-2005), santo oltre che papa, il quale ad occhio avrebbe giusto qualcosa da ridire dal momento che con singolare chiarezza, ancora nel lontano 1995, scrisse che «le varie tecniche di riproduzione artificiale, che sembrerebbero porsi a servizio della vita» – come purtroppo credono in tanti, Zaia incluso – non solo «sono moralmente inaccettabili, dal momento che dissociano la procreazione dal contesto integralmente umano dell’atto coniugale» ma da un lato implicano il sacrificio di «embrioni soprannumerari», e d’altro lato, «riducono la vita umana a semplice «materiale biologico» di cui poter liberamente disporre» (Evangelium Vitae, n. 14).
Ma anche senza scomodare i santi, la storia secondo cui favorendo la fecondazione si fa del bene bisognerebbe raccontarla ai bimbi nati in seguito a questa pratica col maggior rischio, fra le altre cose, di anomalie cromosomiche (Obstetics and Gynecology, 2004; Lancet 2003, New England Journal of Medicine, 2002) e parti prematuri (Human Reproduction, 2011). Fra l’altro è paradossale elogiare con L’Espresso la fecondazione in vitro tacendo i pericoli delle malformazioni conseguenti quando è stato proprio quel settimanale, L’Espresso, a dare a suo tempo conto di un’allarmante ricerca al riguardo (Cfr. Manacorda E. Quanto rischia il mio bambino. «L’Espresso», 7/6/2012, p.111). Tutta la stima nei confronti del Governatore del Veneto, insomma, non ci sottrae al dovere di ricordargli che per contrastare la fecondazione non serve parlare “da cattolico”, peraltro sconfessando i santi: basterebbe ragionare da uomo.
basterebbe ragionare da uomo, con un minimo di buon senso, sensibilità e amore vero per la vita…la sacralità della vita…ma stiamo togliendo mistero, sacralità e spiritualità alla nostra umanità, ci stiamo spogliando, o meglio ci vogliono spogliare di quella parte che ci rende unici
Lella
Mi viene in mente il caro e compianto Palmaro quando faceva l’esempio dl “politico cattolico” che quando la compagna lo rincorre perché ha dimenticato a casa il suo “cappello da cattolico” risponde: “non serve, cara, oggi vado al lavoro. Quello lo uso solo la domenica”.
E comunque forse in questo caso più che la malafede sta l’ignoranza abissale di zaia e di moltissimi suoi colleghi su questi temi. Ignoranza però che non può ne dovrebbe essere tollerata soprattutto per un cattolico. Ma i tempi dei “valori non negoziabili” sono ormai lontani e nella nuova chiesa pneumatica di papa francesco non c’è posto per queste questioni perchè sono “divisive”. Molto meglio una partita per la pace e la preghiera interreligiosa … ;-(
Ignoranza? o possiamo pensare clientelismi, compromessi di potere, visibilità, opportunismo? quali ideali abbiamo al potere?
Hai ragione non si affrontano le questioni divisive, un bel NO non lo dice più nessuno…
😦
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