Se c’è qualcosa su cui si è scritto moltissimo senza capirci poi granché, quel qualcosa è senza dubbio la felicità. Lungi quindi da noi tentare ora la sfida non riuscita o riuscita così così a fior di scrittori e poeti: nessun manuale, nessuna presunta scoperta e nessuna formula magica; solo qualche dritta sincera e, si spera, utile se non ad inseguire almeno a non respingerla, la felicità.
La priorità è anzitutto intendersi sulle parole. La felicità ha fratelli e sorelle – il benessere, l’allegria, la spensieratezza – ma rimane comunque unica. Unica eppure mai individuale. Infatti è molto difficile, se ci pensiamo, essere completamente felici da soli: primo perché spesso si raggiunge la gioia insieme a qualcuno che ci è caro, secondo perché quando si è veramente felici viene spontaneo diramare la notizia a chiunque, anche se solo con uno sguardo.
E’ fondamentale poi ricordarsi che la felicità, amando la miniatura, s’infila volentieri nelle piccole cose, le stesse che ci piacciono da sempre: una passeggiata in montagna, il cinema, una pizza fuori con gli amici. Per questo è importante che le persone adulte che siamo o stiamo diventando non ci facciano dimenticare i bambini che siamo stati e che, almeno in parte, continuiamo ad essere. Presente e futuro hanno diritto di avere tutte le nostre attenzioni, ma non di toglierci il passato, tanto meno il passato migliore.
Un altro aspetto chiave, anche se può sembrare un paradosso, è quello di non temere di essere felici senza una ragione. A volte succede: sei a casa da solo oppure percorri la strada di tutti i giorni, e un pensiero felice bussa alla tua mente fino a strapparti un sorriso. Improvviso ed evidente, un sorriso vero. Ecco, se vi capita è fondamentale che lo facciate, che sorridiate. E poco importa se non sarete compresi: meglio stupire il prossimo con una felicità apparentemente immotivata, che tenere il muso rammentando a noi stessi e ad altri le monotone ragioni del pessimismo.
Per non respingere la felicità è inoltre decisivo considerare l’ipotesi dell’esistenza di Dio e, se la si ritiene fondata, agire di conseguenza. Perché quando senti d’avere il sole al posto del cuore e vedi il sole familiare come se fosse il tuo cuore, ringraziare Dio non è più un esercizio occasionale, ma un omaggio doveroso. Non ci credete? Ripensate all’ultima volta che siete stati davvero felici e provate a negare d’aver avuto il desiderio di ringraziare il Cielo intero, centimetro per centimetro. E il Cielo cos’è se non una Sua dimora?
L’ultimo consiglio per non evitare di essere felici è quello di dare massima importanza a tutta la nostra vita, istante per istante. I giorni che ci è concesso di vivere sono come conchiglie: alcuni spettacolari, altri più comuni ma tutti, se guardati da vicino, unici e diversi l’uno dall’altro, ciascuno con all’interno un insegnamento da apprendere. Essere felici, in fondo, significa questo: accettare che la nostra vita abbia sempre qualcosa da insegnarci; portare pazienza per quanto non sa concederci o non sa concederci subito; e rispettarla ed amarla, sempre.
Buongiorno vorrei dire solo che leggo sempre articoli suoi e che mi piacono tanto .Mi mancava la lettura non volgare ,senza odio con tante diverse categorie che ogni uno può trovare per se stesso qualcosa di diverso ,qualcosa da riflettere ,tanti auguri per suo lavoro e tanti saluti 🙂
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